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Nero Buono: l’altro rosso autoctono del Lazio

Da diversi anni si parla di Cesanese quale vitigno/vino laziale meritevole di attenzione, ma attenzione (ancora) il Nero buono non gli è da meno.
Alcune caratteristiche di questi vitigni sono comuni: non amano i terreni pianeggianti, umidi, non ventilati, sono particolarmente sensibili alla peronospora e necessitano di un clima salubre e arieggiato. Tannini tanti, antociani un po’ meno, e i vini a cui danno origine non sono coloratissimi, mai inchiostro, benché necessitino di arrotondare il tannino con il tempo, magari attraverso una permanenza in legno.
Il Nero buono ha la buccia degli acini sottile, bisogna saperlo vendemmiare al momento giusto, nessuna possibilità di farne un passito per i ritardatari, gli acini si rovinano. E’ difficile da trattare, non ci si improvvisa vignaioli, ancor meno enologi di Nero buono, ma quando i risultati sono ottimi, come quelli che seguono,la soddisfazione è doppia.
Ne abbiamo assaggiati alcuni il 16 marzo 2013, in una degustazione verticale tenutasi in occasione della prima edizione di “Cori dì Nero Buono“. Eccoli descritti di seguito, dal più giovane al più maturo (mai vecchio, i Nero buono sono molto longevi).

Logo Pietra PintaColle amato 2010 (campione di botte) – Tenuta Pietra Pinta – 13.5°
Violaceo intenso, anche se non inchiostro. Permanenza nel legno ancora da metabolizzare, pulito, vinoso, profumi di piccoli frutti di bosco, di mirtillo, di ribes nero e di mora, cipria, nota vanigliata e speziata di liquirizia.
Secco, abbastanza caldo/caldo, abbastanza morbido, abbastanza fresco/fresco, tannico di grana fine, abbastanza sapido. Liquirizia che torna accompagnata da una nota di incenso.
Valutazione: molto promettente.

Apolide 2009 – Marco Carpineti – 15°
Rubino netto, lucido e concentrato effetto occhiale a specchio. Profumi immediati di frutti di bosco in confettura, poi il cioccolato bianco, una nota gradevolmente piccante di pepe bianco, accompagnata da sentori balsamici di alloro ed eucalipto.
Secco, quasi caldo, quasi morbido, abbastanza fresco/fresco, abbastanza tannico/tannico, abbastanza sapido. Tornano la liquirizia e le note balsamiche.
Valutazione: @@@@

Logo CarpinetiColle amato 2008 – Tenuta Pietra Pinta – 13.5°
Rubino intenso, cupo e concentrato. Vivo e fragrante come una crostata con confettura di frutti di bosco, poi la gelatina di ribes accompagnata da note floreali di viola passa. Secco, abbastanza caldo/caldo, abbastanza morbido/morbido, abbastanza fresco/fresco, quasi tannico dal tannino vellutato, abbastanza sapido. Finale di pasticceria, fragranza di frutti di bosco.
Valutazione: @@@@

Apolide 2007 – Marco Carpineti – 15°
Rubino cupo e concentrato. Frutto di bosco maturo, confitto, noce moscata, liquirizia e note balsamiche. Secco, quasi caldo, quasi morbido, abbastanza fresco e anche di più, abbastanza tannico/tannico, abbastanza sapido. Finale lungo, potente, gelatina di ribes nero e liquirizia.
Valutazione: @@@@

Logo CincinnatoErcole 2006 – Cantina Cincinnato – 13.5°
Rubino con tendenza al granato, lacrime larghe e lente, classe. Decisamente in gran forma a quasi sette anni dalla vendemmia, esprime profumi di frutti di bosco scuri in confettura, di grafite, di liquirizia. Bocca piena, rotonda: un vino secco e quasi caldo, abbastanza morbido, abbastanza fresco e tannico di grana finissima, abbastanza sapido. Tornano le note scure, la liquirizia. Un vino austero ma imponente.
Valutazione: @@@@

Ercole 2004 – Cantina Cincinnato – 13.5°
Granato pieno, concentrato, tondo, appena trasparente. Frutto ancora in bella evidenza, la confettura è di mora e di ribes nero, le note di liquirizia sono accompagnate da sentori balsamici di eucalipto. Secco, abbastanza caldo/caldo, quasi morbido, abbastanza fresco, abbastanza tannico/tannico e vellutato, abbastanza sapido. Di liquirizia e balsamico il finale.
Valutazione: @@@@

Maurizio Taglioni

Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate del settore. Ha curato la redazione dell’autobiografia Vitae di un vignarolo di Antonio Cugini (2007), ha scritto il saggio “Dall’uva al vino: la cultura enologica ai Castelli Romani” in Una borgata che è tutta un’osteria a cura di Simona Soprano (2012), e ha pubblicato la ricerca socio-economica «Portaci un altro litro» - Perché Roma non beve il vino dei Castelli (2013). Collaboratore scientifico del Museo diffuso del Vino di Monte Porzio Catone, porta avanti dal 2009 la ricerca qualitativa volta alla raccolta e documentazione delle storie di vita degli anziani vignaioli dei Castelli Romani, confluita nell’allestimento museale multimediale Travaso di cultura e nell’installazione artistica itinerante Vite a Rendere, per la riscoperta e il recupero delle tradizioni vitivinicole dei Castelli Romani.

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