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Assaggi dall'Italia e dall'EsteroIl vino nel bicchiereItalia

Pio Cesare dal 1881, nella terra del Barolo scommettendo anche sui bianchi

Federica Boffa
Federica Boffa

Ospite di Palazzo Petrucci, Pio Cesare – nota azienda vitivinicola piemontese – è sbarcata a Napoli per un’anteprima che ha consegnato interessanti spunti di riflessione. Conferme e novità, in uno scenario che è un po’ il riassunto del capoluogo partenopeo. Cielo, mare, spiaggia, Palazzo Petrucci è affascinante anche con la pioggia battente di questo pazzo maggio. Incontriamo Federica Boffa, classe ‘98, quinta generazione assertiva e accogliente, con una mano trattiene la tradizione mentre con l’altra indica già il futuro. Per noi l’assaggio di cinque etichette in abbinamento ai piatti del resident chef Lino Scarallo – una stella Michelin – simbolo di una cucina partenopea senza inquietudine, netta e rassicurante. Chi conosce Lino Scarallo, sa che non ha bisogno di mostrare i muscoli, sfoggia la calma dello chef d’esperienza e consegna sapori diretti al cuore e non al cervello. Federica Boffa ci racconta un po’ di storia, nomi ed ettari che si sommano negli anni, ed è lei, con suo cugino Augusto, a guidare oggi l’azienda scommettendo anche sui bianchi, incisivi ed in grado di tener testa ai rossi di famiglia.

Lo chef Lino Scarallo con il suo staff
Lo chef Lino Scarallo con il suo staff

Pio Cesare nasce nel 1881, il fondatore è Cesare (di nome) Pio (di cognome): piccole, ma selezionate quantità di vino, tra le colline del Barolo e del Barbaresco. Siamo agli inizi del ‘900 quando subentra Giuseppe Pio. L’azienda cresce, diventa marchio di riferimento per i vini di Alba ed è a questo punto che arriva Rosy. Figlia unica di Giuseppe e moglie di Giuseppe Boffa, ingegnere albese che non ci pensa un attimo a sposare la causa del Pio Cesare. Avranno tre figli, ma sarà il minore, Pio – nome scelto per richiamare il cognome del bisnonno – a portare avanti l’azienda. Dopo la sua scomparsa, nel 2021, il testimone passa a sua figlia Federica Rosy che, con il cugino Augusto, guida tutt’oggi l’azienda, in pieno centro storico ad Alba.



I nostri assaggi

Blanc e coniglio

Langhe Sauvignon Blanc 2022
Note fresche e fruttate, di buona mineralità e struttura. Fresco, morbido, di interessante persistenza. Un lungo finale che riesce a coniugare la piacevolezza immediata alla potenzialità di invecchiamento. Assaggiato con Coniglio arrosto, scampo e puntarelle.

Piodilei e Seppia all'amatriciana

Langhe Chardonnay Piodilei 2020
Il bianco della scommessa: esprimere in bianco la struttura che ci si aspetta da un vino piemontese (che nell’immaginario collettivo è un rosso). Frutta esotica, burro e pietra focaia. Un sorso nobile e fresco, non si direbbe, ma fa anche un passaggio in barrique e si chiama Piodilei per un omaggio alle donne di famiglia. Assaggiato con Seppia all’amatriciana, spuma di patate e cipolla croccante.

Barolo Pio e ragù di agnello

Barolo Pio 2019
Classico, elegante e fine. Uve Nebbiolo in purezza per un insieme ben amalgamato di frutta e spezie. A circondarle, un tannino perfettamente integrato nonostante la sua potenza. Espressione fedele della zona del Barolo, ma «non chiamatelo Barolo base». Assaggiato con Maccheroncelli al ragù di agnello.

Barolo Mosconi e ragù napoletano

Barolo Mosconi 2019
Eredita il nome dall’ultima acquisizione di terreno nella zona del Barolo a Monforte D’Alba. Dalla vendemmia 2015, viene prodotto in piccolissime quantità: frutto maturo e polposo, sorso denso, con tannini morbidi che gli conferiscono un gran bel carattere. Immediato, ma con una grande capacità di invecchiamento. Assaggiato con Paccheri al ragù napoletano.

Barolo Ornato e guancia

Barolo Ornato 2016
Qualcuno direbbe mascolino, ma abbiamo abbondonato da tempo questa presunta attitudine di genere. In tre parole, struttura, freschezza e longevità. Affina in botti di rovere francese e di Slavonia e una piccola parte in barriques. È il primo “Cru” di Barolo Pio Cesare, prodotto per la prima volta nel 1985. Assaggiato con Guancia, sedano rapa e indivia.

Vermouth Pio Cesare e insalata riccia

Vermouth
Sorpresa finale, in stile piemontese. È stata proprio la quinta generazione a riprenderne la produzione, in ridottissima quantità. Una miscela di 26 piante aromatiche tra cui spicca l’assenzio (che in tedesco si dice “vermouth”), Chardonnay di famiglia e qualche goccia di Moscato. C’è una piccola aggiunta di zucchero bruciato a favore del colore ambrato e del gusto inconfondibile. Andrebbe bevuto con una piccola scorza di limone, da solo o con il dessert. Per noi, Insalata riccia, biscuit e sorbetto all’arancia e caramello salato.

Nadia Taglialatela

Pio Cesare
Via Cesare Balbo, 6 – 12051 Alba (CN)
+39 0173 440386
direzione@piocesare.it
visite@piocesare.it

Nadia Taglialatela

Classe ‘77, Nadia è nata ad Ischia. Dopo quindici anni di "soggiorno" romano che le è valso il diploma di Sommelier AIS e un'importante collaborazione con Eataly - in qualità di consulente esterno food & wine - oggi vive a Portici. Collabora con guide e magazine quali Identità Golose e MangiaeBevi e cura la sezione news della rivista online Foodtech, società di consulenza per lo sviluppo e ricerca nel settore agroalimentare. Racconta ristoranti, alberghi, prodotti di nicchia, eroici produttori e continua ad occuparsi della gestione di teambuilding internazionali per la sede di Eataly Roma.

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