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Pomerol 1999 Château Petit-Village

I vigneti di Petit-Village

Sono ben 46 anni che bevo vino e ricordo, con grande piacere, alcune favolose bottiglie piemontesi delle annate 1926, 1947, 1952, 1964, 1978 ecc. che ho avuto la fortuna di gustare dopo oltre 20 anni e qualcuna anche qualche lustro o decennio più tardi. Non da meno alcune bottiglie toscane delle annate 1966, 1978 e 1987, come ho ricordato anche nell’articolo →”Brusco dei Barbi 1978 & friends. Tutti vini rossi tranquilli che si sono dimostrati re in tavola, a pranzo o a cena, con le pietanze tipiche della cucina locale, fra le chiacchiere in scioltezza con gli amici, tanto per capirci meglio con chi è forse più abituato a godersi la meditazione solitaria a fine pasto con vini invecchiati, ma dolci o liquorosi.

La cantina di Petit-Village

È vero che “il buon vino quando invecchia migliora”, come conferma l’esperienza popolare, che usa questo detto per fare i complimenti a chi porta bene i capelli ormai canuti. Con l’esperienza, però, ho capito che aveva ragione la bisnonna Marietta: i vini eccellenti sanno anche invecchiare bene per decenni, ma l’età migliore per gustarli in tavola va (secondo la sua regola del 9) da 9 a 18 anni. Perciò mi sono affrettato a stappare un’altra di quelle bottiglie che in cantinetta stavano invece aspettando tranquillamente di andare ormai in pensione, oppure diventare eccellenti vini da meditazione, da conversazione, d’alcova…
I circa 800 ettari dei vigneti di Pomerol, situati proprio nel cuore del bordolese, danno da diversi secoli dei vini straordinari che sono considerati fra i migliori del mondo, tra cui i famosissimi Châteaux Petrus, Lafleur e Cheval Blanc. La tenuta di Château Petit-Village si estende su 10,5 ettari vitati al centro del plateau de Catusseu, l’altura spaziosa e spianata sulla riva destra del fiume Dordogne con i suoli ricchi di ferro e altri minerali, dove la sabbia è ben mischiata con la ghiaia fine in superficie e con l’argilla in profondità, assicurando un drenaggio perfetto. È sorta nel XVIII secolo e dopo la Rivoluzione del 1789 è appartenuta in successione alle famiglie Dufresne, Seguin, Buidin-Bouffins ed Heron per passare nel 1919 alle cure di Fernand Ginestet, con cui ha ottenuto un enorme successo che continua fino ai giorni nostri, salvo una tragica parentesi causata dall’eccezionale gelata primaverile del 1956 che provocò una vera catastrofe, minacciando la sopravvivenza stessa dell’azienda. Si dovettero ripiantare quasi tutte le vigne e potete immaginare cosa voleva dire rimanere per qualche anno senza vino da vendere. Alla fame, in croce.
In quelle drammatiche condizioni, pur di accelerare la ripresa fu commesso un grave errore: contrariamente alla tradizione e alle condizioni pedo-climatiche di questo terroir benedetto, si piantò in prevalenza il Cabernet Sauvignon, peggiorando così la qualità del vino e compromettendo l’immagine della tenuta per diversi anni. È stato Bruno Prats, il nipote di Fernand Ginestet, a costruire la nuova cantina e a ripristinare con grandi sforzi e sacrifici le antiche proporzioni tra i vitigni, rinnovando in modo esemplare i sistemi di coltivazione e migliorando il vino fino a ritornare all’eccellenza,
Daniel LloseCambio di guardia. Dal 1989 Château Petit-Village appartiene all’Axa Millésimes, è curata dal team manager Christian Seely con il direttore tecnico Daniel Llose e l’enologa Diana Berrouet Garcia. Nella geometria delle sue vigne c’è merlot ( 75%), cabernet franc ( 18%) e cabernet sauvignon (7%) che insieme producono circa 60.000 bottiglie l’anno di vino rosso soltanto in due tipologie: il nobile Château Petit-Village e il più comune Jardin de Petit-Village. Questo Pomerol 1999 Château Petit-Village mi era già piaciuto molto nel 2006, con la prima bottiglia che avevo degustato più per curiosità che per altro, dato che si stava discutendo molto, allora, degli investimenti nel campo del vino delle grosse compagnie di assicurazione e delle loro illimitate possibilità economiche nella ricerca scientifica in campo agrotecnico, sicuramente maggiori che non quelle di un privato. Ne avevo già scritto su Enotime. Non era il caso di aspettare oltre per fare un confronto dopo circa 10 anni. Sono in commercio ancora bottiglie del 1990 e del 1996, ma si trovano già quelle del 2011, consigliabili per chi ama i grandi vini bordolesi anche più freschi, sebbene ancora un po’ rugosi.
Pomerol 1999 Château Petit-Village Il Pomerol 1999 Château Petit-Village è vinificato dai grappoli tre vigne di età superiore ai 30 anni e densità di 5.600 ceppi per ettaro, selezionati già durante la vendemmia manuale e ancora sui tavoli dopo la consegna alla cantina in cassette da 30 kg. Ne è risultata una proporzione tra merlot, cabernet franc e cabernet sauvignon praticamente simile a quella del vigneto. La macerazione è stata di 2 giorni in tini di cemento a temperatura controllata, la fermentazione altri 21 giorni e la malolattica è avvenuta parzialmente in barrique. Il vino è maturato poi in modo tradizionale per 15 mesi in barrique (nuove dal 60 al 70%). A seconda delle annate è imprevedibile come una donna ed è stato definito perfetto sicuramente nelle annate ’82, ’90, ’96 e ’99.
Ha un colore rubino scuro, purpureo, dai riflessi granata in un vestito nero. È un vino di grande personalità, espressivo, seducente ed è diventato molto fine, gentile, equilibrato in questi lunghi anni. La setosità non ne offusca la potenza e lo speziato di cannella e pepe nero che accompagna un bouquet ricco di amarena, lampone, prugna con note di fichi, uva sultanina, cedro, sandalo, cioccolato e un tocco delicato di grafite. Molto persistente in bocca, possiede ancora un grande potenziale di affinamento nel tempo per diventare più da meditazione che da pasto, mentre oggi lo consiglierei con la cacciagione di piuma in salse nobili, forse più della selvaggina di pelo con cui è squisito, ma da giovane accompagnava bene anche le carni rosse brasate, l’ossobuco alla milanese in gremolada e non fucilatemi se l’ho arrischiato pure con la coda alla vaccinara.

Mario Crosta

Château Petit-Village
126 route de Catusseau 33500 Pomerol, Francia
tel. +33.(0)5.57512108 e fax +33.(0)5.57518731
sito www.petit-village.com
e-mail contact@petit-village.com

Mario Crosta

Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del settore gomma-plastica in Italia e in alcuni cantieri di costruzione d’impianti nel settore energetico in Polonia, dove ha promosso la cultura del vino attraverso alcune riviste specialistiche polacche come Rynki Alkoholowe e alcuni portali specializzati come collegiumvini.pl, vinisfera.pl, winnica.golesz.pl, podkarpackiewinnice.pl e altri. Ha collaborato ad alcune riviste web enogastronomiche come enotime.it, winereport.com, acquabuona.it, nonché per alcuni blog. Un fico d'India dal caratteraccio spinoso e dal cuore dolce, ma enostrippato come pochi.

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