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Bianco Pievica 2023

Degustatore: Roberto Giuliani
Valutazione: @@@@@
Data degustazione: 11/2024


Tipologia: IGT Bianco
Vitigni: johanniter, bronner
Titolo alcolometrico: 13,5%
Produttore: DENNIS BORCHIA
Bottiglia: 750 ml
Prezzo medio: da 40 a 45 euro


Terzo e ultimo vino prodotto da questa giovanissima azienda a conduzione famigliare, tutte quelle che ho raccontato sono le prime annate in commercio. Dennis e Anna tengono molto al Pievica, che hanno dedicato ai figli Pietro e Ludovica, come sempre usano il loro torchio manuale che supporta fino a 200 kg di uva per volta, il mosto ottenuto viene trasferito in tonneaux da 350 l. di rovere francese e ungherese e fatto fermentare. Il vino resta negli stessi contenitori a contatto con le proprie fecce fino all’assemblaggio per l’imbottigliamento. Le uve utilizzate sono Bronner e Johanniter, le cui caratteristiche ho descritto brevemente qui.

Bianco Pievica 2023 Dennis Borchia

Avvicinandomi al calice dove l’ho appena versato, mi rendo subito conto che non è un vino da bere alla classica (e spesso sbagliata) temperatura da vino bianco, per intenderci 8-10 °C, sarebbe un grande errore perché questo è uno dei casi in cui il freddo nasconde, comprime, riduce, tutte le sensazioni gusto-olfattive celando le sue qualità più profonde; saliamo quindi oltre i 12 °C.
Il passaggio nel tonneau ungherese è stato sicuramente utile perché questo solitamente cede assai poco tannino, astringenza e componenti amare, rimanendo alla fine un contenitore delicato, che lascia qualche apprezzamento aromatico e un leggero sentore di legno.
Il Pievica ha un bel colore giallo paglierino intenso con cenni dorati e un bouquet che richiama da una parte agrumi e spezie dolci, dall’altra sensazioni più profonde che riportano ancora una volta alla mineralità; sono profumi che avvolgono, emozionano, ne cogli la bellezza immediatamente, la parte fruttata è accarezzata dolcemente da note di miele di zagara, si coglie il cioccolato bianco, la mela golden, la pesca nettarina, sottile bastoncino di vaniglia, cenni di ginestra e roccia sgretolata.
All’assaggio l’impatto è considerevole, si sente una grande materia gestita molto bene, le sensazioni sono precise, intense, la vena sapida spiccata e la freschezza aggiunge un piacevole contrasto con la polpa vellutata. Un bianco di indubbio fascino il cui prezzo è assolutamente coerente. Vino che non teme il tempo, lo riproverei volentieri tra una decina d’anni.
Può confrontarsi alla grande con Tortino di polenta con speck, radicchio e fonduta di Asiago; Risotto alla sbirraglia (ingrediente principale il pollo); Capesante, cannolicchi e canestrelli gratinati.
Cinque chiocciole di slancio.

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