Langhe Riesling Campofranco 2020

Degustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@@
Data degustazione: 01/2023
Tipologia: DOC Bianco
Vitigni: riesling
Titolo alcolometrico: 12,5%
Produttore: TENUTA CARRETTA
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 18 a 22 euro
Ricordo con piacere l’esperienza vissuta presso Tenuta Carretta, a Piobesi d’Alba (CN), ne ho scritto qui e qui.
Sono passati ormai quasi tre anni e con piacere apprendo che la Famiglia Miroglio sta investendo ancora in Alta Langa, un territorio vitivinicolo che conto di approfondire molto nel 2023. Prima con il metodo classico, categoria di vino che ha segnato profondamente la zona, ora con il riesling – vitigno dalle potenzialità spropositate a mio avviso soprattutto in Piemonte – non posso che essere entusiasta. Da anni sostengo che il potenziale riguardo i bianchi, nella mia regione nativa, è sfruttato solo al 30-40% delle sue potenzialità, ed è un peccato.
Il Gruppo Miroglio è il classico esempio di realtà vitivinicola dalle grandi dimensioni che riesce a coniugare magistralmente numeri e qualità, il patrimonio si assesta attorno ai 120 ettari. Dal 1985 è proprietario di Tenuta Carretta, realtà che vide gli albori molti secoli prima, lo testimonia un importante contratto di concessione a mezzadria redatto il 28 novembre 1467 dal notaio Giorgio di Monteacuto (l’attuale Monteu Roero).
Il Langhe Riesling Campofranco 2020 nasce da uve allevate nel comune di Cissone (CN) nel cuore dell’Alta Langa. Percorrendo su e giù le strade che costeggiano i vigneti è assai facile imbattersi in terrazzamenti in pietra testimoni della diffusione, un tempo, della viticoltura tra queste colline a sud delle Langhe verso l’appennino ligure. Da queste parti allevare la vite non è mai stato uno scherzo, diversi i motivi: l’altimetria che spesso raggiunge la quota 800 metri sul livello del mare, e l’esposizione al vento senza considerare il rigore delle temperature. – Campofranco richiama nel nome un ritorno alla viticoltura in un’area da troppo tempo non più coltivata a vigneto, e quindi tale da poter essere ormai considerata “franca”, – spiega Giovanni Minetti, A.D. di Tenuta Carretta. L’idea di allevare riesling renano a Cissone non nasce per caso, in Piemonte la storia di questo vitigno inizia a metà degli anni ‘70, epoca in cui l’ampelografo Roberto Macaluso decide di far piantare due vigneti sperimentali in Alta Langa, a Benevello e a Serravalle Langhe, i risultati furono molto interessanti. A mio avviso è un vitigno straordinario, dona vini particolarmente longevi ed è in grado di assorbire il meglio dal terreno su cui viene allevato. Lo dimostra ampiamente il fatto che il Piemonte le caratteristiche del suolo sono diametralmente opposte alla Mosella, terra d’origine dove la matrice è rocciosa; dalle nostre parti i suoli sono sedimentari, di origine marina e soffici. La differenza sostanziale tuttavia è data dalle caratteristiche microclimatiche dell’Alta Langa: un’area poco piovosa che nelle esposizioni sud-ovest tende a evidenziare decise carenze idriche e quindi a essere motivo di forte stress per le piante.
Il vigneto Campofranco, 2,74 ettari, è situato a circa 630 metri di altitudine; esposto a nord gode di temperature più fresche e della naturale conservazione dell’umidità nel terreno fondamentale per la lotta alla siccità, fenomeno sempre più frequente negli ultimi anni. Dopo la vendemmia manuale, che avviene ad inizio ottobre, le uve vengono pressate intere a mezzo di una pressa pneumatica; trascorse poche ore di macerazione sulle bucce il mosto viene posto a fermentare ad una temperatura di 16° con affinamento sulle fecce fini in tini d’acciaio inox per i successivi otto mesi. Segue riposo di un anno e mezzo in bottiglia prima della messa in vendita. Tonalità vivace e luminosa tra il dorato e il paglierino, mostra consistenza ed estratto considerevoli.
Al naso il timbro è intenso e squaderna sin dal principio ricordi legati al terreno (pietra frantumata e calcare) mela Granny Smith, scorza di cedro e un floreale leggermente appassito che sa di tiglio e biancospino; con lenta ossigenazione ribes e pepe bianco e in chiusura un’elegante suggestione di smalto e timo limone.
In bocca è teso, slanciato, freschezza in linea con la sapidità, in questo caso quest’ultima domina leggermente; è un vino ancora giovanissimo, di lunga gettata, risulterà ancor più armonioso tra almeno 2-3 anni. Al momento sono quattro chiocciole ad un soffio dalla quinta, inoltre è risultato particolarmente piacevole in abbinamento a un piatto di cavatelli con ragù bianco di coniglio; devo riconoscere che ha retto molto bene il piatto.