Uno dei momenti che fanno di Nebbiolo Prima una delle migliori anteprime enologiche che si svolgono ogni anno nella nostra Penisola sono senza ombra di dubbio le retrospettive pomeridiane organizzate nelle cantine delle aziende vitivinicole partecipanti. Nel maggio scorso ho preso parte a diverse di queste iniziative ma quella che mi ha trasmesso i segnali più chiari e evidenti di coesione tra produttori, della cosiddetta “voglia di fare squadra”, si è svolta a Canale d’Alba, nella cantina dell’azienda del sempre disponibile Tonino Deltetto, con una dozzina di vignaioli animati dal desiderio comune di far conoscere i risultati della loro interpretazione di Roero nelle ultime 10 annate. Doverosa premessa di questo vino a base di Nebbiolo, coltivato nei comuni ribattezzati come “a nord del Tanaro”, su terreni per lo più sabbiosi e calcarei, macchiati da rare chiazze argillose, su crinali e paesaggi unici, magici, grazie alla presenza delle spettacolari “Rocche”, gli straordinari calanchi e le profonde voragini scaturite dall’erosione di intere colline perpetrata dallo scorrere dell’acqua del fiume Tanaro e di alcuni suoi affluenti nel corso dei secoli, è che finora ha stentato a farsi largo, a trovare la giusta collocazione e riconoscimento per le sue qualità e particolarità olfattive e gustative, tra i più noti e blasonati Barolo e Barbaresco. Forse un po’ è dipeso dall’assenza di un leader carismatico, il classico “trascinatore”; sicuramente ha pagato lo scotto della prematura sfortunata scomparsa di Matteo Correggia, tra i primi a intraprendere la strada di privilegiare terreni, pendii ed esposizioni migliori, unite a basse rese del vigneto, per la coltivazione di questo formidabile ma esigente e un po’ burbero vitigno, così come effettuare la vinificazione, macerazione ed affinamento in piccole botti, preservandone il frutto e i profumi ma allo stesso tempo regalargli maggiore struttura e complessità. Il suo esempio nel corso degli anni è stato seguito da molti produttori piccoli e grandi, che hanno adottato i suoi insegnamenti e le sue tecniche per produrre vini che seppur ancora poco conosciuti possono tranquillamente “stare a tavola” con i cugini-rivali di Langa.
In più di un’occasione ho constatato che i produttori del Roero stanno lavorando insieme nel perseguire questo obiettivo (unità che purtroppo stenta a decollare ad esempio nella confinante zona del Barbaresco…), affiancando alla qualità in costante aumento eventi promozionali rivolti sia agli operatori del settore che ai consumatori, come gli ultimi “A cena con il Roero” e gli ormai collaudati “Premio Giornalistico del Roero” e “Il Piatto per il Roero Arneis”, vino quest’ultimo che sta vivendo un autentico “boom” di preferenze, giusto e doveroso riconoscimento a Giovanni Negro, infaticabile anima dell’omonima azienda Angelo Negro di Monteu Roero, che prima di tutti ha creduto e fatto conoscere il frutto del vitigno Arneis oltre i confini roerini. Spesso inoltre ho passeggiato tra i filari dove nasce il Roero, quasi sempre in compagnia dei vignaioli, gli autentici “custodi degli eventi e del sapere del territorio”, capaci come nessun altro di farti vivere le emozioni e di svelarti i segreti celati all’interno dei vigneti e delle gole e dei boschi attigui, qui ancora presenti in un gran numero e di buona estensione al contrario della quasi totalmente “vitificata” vicina Langa, tutti fattori che, insieme al terreno ricco di sabbia e fossili, agiscono in maniera determinante nella creazione di particolari microclimi, sensibilmente diversi anche a distanza di poche centinaia di metri, così come nel rendere questi luoghi più aspri e selvaggi, ricchi di autenticità e tradizione contadina.
La degustazione
Annata 2006 (Roero S. Francesco Riserva di Azienda Agricola Negro Lorenzo – Monteu Roero) Annata unanimemente battezzata come ricca, complessa, molto tipica per il Nebbiolo e di conseguenza ai meno “amanti” di questo vitigno un po’ ruvida, spigolosa, ma che sicuramente saprà esprimere il meglio di sé a partire tra un paio d’anni. In questa Riserva prevalgono pertanto i sentori e aromi di frutta, in particolare mora e lampone, con una buona pienezza, tannino fitto e ottima persistenza nella beva.
Annata 2005 (Roero di Azienda Agricola Marco Porello – Canale d’Alba e Roero Monfrini di Azienda Agricola Ponchione Maurizio – Govone) La piacevole acidità di questa annata si ritrova appieno nel vino di Porello, con nette note di marasca e prugna. Toni leggermente aranciati per il Roero di Ponchione, che si presenta di più pronta beva e morbidezza in bocca.
Annata 2004 (Roero Roche d’Ampsej di Azienda Agricola Matteo Correggia – Canale d’Alba, Roero Superiore Braja di Azienda Agricola Deltetto – Canale d’Alba, Roero Superiore di Azienda Agricola Pace – Canale d’Alba, Roero Monfrini di Azienda Agricola Ponchione Maurizio – Govone, Roero Valmaggiore di Cascina Chicco – Canale d’Alba, Roero Audaggio di Cascina Cà Rossa – Canale d’Alba) La morbidezza, in pochi casi accentuata, aromi vanigliati, talvolta ancora da “digerire” completamente, spesso avvolti dal profumo e dal gusto di frutta rossa fresca, e la facilità di beva si possono considerare i denominatori comuni del lotto di vini più numeroso in rappresentanza di un’annata, nel complesso estremamente equilibrata e “facile”, interpretata quasi unanimemente rispettando gusti e tendenze di quel periodo, con lievi sfumature tra un Roero e l’altro, differenze a mio avviso che invece ho riscontrato più presenti e decise, quasi un vero e proprio “marchio di fabbrica” nelle annate più recenti.
Annata 2003 (Roero Monfrini di Azienda Agricola Ponchione Maurizio – Govone) Contrariamente a quanto mi sarei aspettato, ricordando la torrida calura del periodo estivo di questa annata, il vino ha mantenuto un’ottima freschezza, evidente fin dal primo sguardo nel bicchiere di un bel rosso rubino e al naso si uniscono leggeri sentori di sottobosco, che ben si legano al notevole estratto e pienezza in bocca.
Annata 2002 (Roero Sudisfà di Azienda Agricola Negro Angelo – Monteu Roero, Roero Ròche dra Bossora di Azienda Agricola Taliano Michele – Montà d’Alba, Roero Superiore di Azienda Agricola Pace – Canale d’Alba) Il 2002 sarà al contrario ricordato per le sue scarse giornate assolate, la pioggia e purtroppo la grandine che ha compromesso spesso irrimediabilmente il raccolto o messo a dura prova in vigna e in cantina i pochi caparbi che hanno voluto comunque vinificare l’uva, per poi essere quasi costretti a svendere il vino a causa dei pessimi giudizi di emeriti giornalisti ed operatori del settore. A distanza di quasi un decennio però i vari campioni degustati spesso hanno rivelato un’ottima tenuta all’invecchiamento, mantenendo colore, freschezza e piacevolezza nella beva. Questi tre Roero hanno confermato queste mie impressioni, in particolare nel Sudisfà di Negro e nel Superiore di Pace, mentre il Ròche dra Bossora di Taliano abbina ai sentori fruttati lievi note affumicate e speziate.
Annata 2001 (Roero Sudisfà di Azienda Agricola Negro Angelo – Monteu Roero) Il Sudisfà di Negro, prodotto per la prima volta nel 1996 con le migliori uve di proprietà, anche in questo caso rispecchia appieno le ottime caratteristiche dell’annata, una delle migliori del nuovo secolo, grazie a una notevole complessità e un pizzico di dolcezza e sentori vanigliati dati dal lungo passaggio in barrique che devono ancora integrarsi appieno.
Annata 2000 (Roero Printi di Azienda Vinicola Monchiero Carbone – Canale d’Alba) Sentori caldi, affumicato misto a frutta matura, buona morbidezza in bocca: classico figlio di un’annata calda, osannata dagli operatori fin dal suo ingresso sul mercato ma che dopo qualche anno ha denunciato spesso carenze di tenuta e longevità.
Annata 1999 (Roero Ròche dra Bossora di Azienda Agricola Taliano Michele – Montà d’Alba) Una delle mie annate preferite è stata interpretata molto bene anche dall’azienda dei fratelli Ezio e Alberto Taliano con il loro “cru” di Roero, di cui si apprezza l’evoluzione sia al naso, un particolare insieme di spezie, sottobosco e leggeri sentori animali, che in bocca, con un’estrema pulizia, un tannino ancora incisivo e persistente che ne favorisce gli abbinamenti con la saporita cucina piemontese.
Annata 1998 (Roero Valmaggiore di Cascina Chicco – Canale d’Alba e Roero di Cascina Val del Prete – Priocca) Due vini agli antipodi: il Valmaggiore più schietto, di un bel rosso rubino, tannino fine, morbidezza e freschezza ancora ben evidenti; il secondo presenta sentori fumé, di sottobosco, tannino molto marcato e concentrato, lunga persistenza in bocca, ottime prospettive di longevità.
Annata 1997 (Roero di Azienda Agricola Careglio – Baldissero d’Alba) Prima annata imbottigliata da questa giovane azienda, nata nel 1986 quando Piero Careglio decide di vinificare in proprio i sette ettari di proprietà del padre Matteo, acquisire esperienza vendemmia dopo vendemmia ed avvalersi da un paio d’anni dell’apporto in cantina di suo figlio Andrea, neo-diplomato alla Scuola Enologica di Alba. Per un paio di annate l’affinamento fu fatto in barrique, per poi passare alle botti in acciaio per creare un vino di minor complessità, e tornare ad utilizzare le barrique in concomitanza con l’ingresso in azienda di Andrea. Questa versione iniziale di Roero mantiene una discreta beva ma scarsa propensione all’invecchiamento, scoglio che appare invece superato degustando le ultime annate di Roero prodotte da questa cantina.
Annata 1996 (Roero Braja di Azienda Agricola Deltetto – Canale d’Alba) Vino maturo, al culmine della sua esistenza, in cui si percepiscono note di fiori secchi, cannella, fungo, tannino fine e morbido in bocca.
Annata 1961 (Nebbiolo di Azienda Agricola Deltetto – Canale d’Alba) Questa bottiglia ha dell’incredibile! Vinificato dal papà di Tonino Deltetto senza nessuno degli attuali accorgimenti tecnologici, come il controllo delle temperature durante la fermentazione, né l’utilizzo di lieviti selezionati o solfiti, se non la tecnica del “cappello sommerso” delle vinacce per pura necessità, ovvero per evitare che il vino all’interno delle botti si ossidasse mentre i contadini concludevano i lavori autunnali della campagna in attesa di ritornare in cantina in concomitanza con il brutto tempo o l’avvento dei primi freddi, questo Nebbiolo, figlio di una delle più grandi annate del secolo scorso, si presentava di un colore eccezionalmente rubino, sentori di amarena e frutta rossa fresca straordinari, evoluzione appena marcata, grande piacevolezza in bocca: soddisfazione estrema per la famiglia Deltetto (che ci confidavano che non era la prima bottiglia che stappavano con queste straordinarie caratteristiche), stupore e incredulità sui volti di tutti i presenti, mistero che nessuno è stato in grado di spiegare…ennesimo gesto di potenzialità ed unicità del vitigno Nebbiolo!
Annata 1957 (Azienda Agricola Deltetto – Canale d’Alba) Altra bottiglia che ha suscitato stupore ed ammirazione. Colore scarichissimo, ancor meno di un rosé, netti sentori evoluti di fungo, sottobosco, goudron ma…in bocca ancora vivo, piacevole, discreta freschezza a distanza di ben 54 anni dall’imbottigliamento!
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