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Violante Rosso 2021

Violante 2021 MontecapponeDegustatore: Mario Crosta
Valutazione: @@@@@
Data degustazione: 05/2022


Tipologia: IGT Rosso
Vitigni: lacrima
Titolo alcolometrico: 14%
Produttore: MONTECAPPONE
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 10 a 15 euro


Provo un grande piacere per quello che, dopo gli allori meritati dai suoi eccellenti Verdicchio dei Castelli di Jesi, sta facendo Gianluca “Utopia” Mirizzi per rivisitare e riproporre quei vini rossi tipici marchigiani che meritano di conquistare una rinomanza che gli è stata a lungo negata. Dopo il ”Cogito R. vinum rubrum”, che costituisce la decima “rarità” rossa marchigiana ed è realizzato con le uve di grenache presenti da tempo nei terreni delle transumanze, che ho già descritto in questa rubrica con il massimo dei miei voti, ecco questo “Violante” che non raggiunge lo stesso livello di complessità e di struttura, ma che gode della mia simpatia per la formidabile beva. Gianluca lo ha realizzato con le uve di lacrima nera, un vitigno antico che era diffuso nel territorio marchigiano, in Romagna, Toscana, Umbria, Campania e sul versante adriatico fino in Puglia, ma che soltanto grazie al rispetto per la tradizione e all’orgoglio di poche cantine del territorio non è stato interamente espiantato a favore di altri più facilmente produttivi.
Per me si tratta di una vera stella fra i vini che segnalerei per un convivio spigliato, quelli che sono sempre più spesso ignorati da chi scrive di vino perché vengono considerati come i fratelli minori dei più osannati, mentre brillano invece di luce propria in altri momenti e con altre pietanze come quei vini che i Francesi chiamano vins de soif (vini da merenda) perché rappresentano il giusto connubio fra tradizione e contemporaneità, fra agilità di beva e personalità.

Gianluca Mirizzi
Gianluca Mirizzi

Prende il suo nome da una particolare fragilità della buccia che, nonostante sia spessa a sufficienza, quando raggiunge la maturazione tende a rompersi facendo uscire delle piccole gocce viola di succo che provocano un vero e proprio gocciolamento visibile fra i filari, come se il vigneto stesse lacrimando. Ai tempi del Sacro Romano Impero, con Federico 1° Hohenstaufen detto “il Barbarossa” questo vitigno era spesso coltivato secondo l’antica usanza della vite arrampicata sugli alberi e fin d’allora è stato coltivato da generazioni di contadini del luogo fra difficoltà sempre maggiori perché si tratta di un vitigno esigente, difficile da allevare, delicato e sensibile ai parassiti, perciò è stato progressivamente abbandonato fino a rischiare addirittura l’estinzione. Nel 1985 ne erano rimasti appena 7 ettari nel comune di Morro d’Alba, dov’è diventato DOC e attualmente vi è coltivato su almeno 300!
Qui siamo però a una manciata di chilometri più a sud, nell’agro del comune di Jesi, dove in due ettari di terreno argilloso-calcareo a circa 200 m di altitudine s.l.m. si lascia finalmente esprimere la lacrima nera nella sua vocazione a freschezza, austerità, immediatezza del fruttato e della sapidità, piacevolezza e convivialità. Le viti sono allevate a controspalliera con una densità di circa 5.500 piante per ettaro potate a cordone speronato per una resa di 1,8 kg per ceppo. Macerazione con le bucce da 6 a 8 giorni, svinatura e controllo termico a fine fermentazione alla temperatura di 24°C. L’estratto secco netto va da 26 a 28 g/l a seconda dell’annata come anche il tenore alcolico che comunque supera il 13% e per questo del 2021 è del 14%.
Anche se quest’annata in particolare mostra di avere un certo potenziale di ulteriore affinamento in bottiglia ed è perciò entrato nelle mie grazie fin da adesso, questo vino andrebbe consumato giovane per apprezzarlo meglio. Vi consiglierei di servirlo e di mantenerlo a una temperatura tra i 16 e i 18°C, non oltre. Di colore rubino scuro molto intenso con tenui ma decisi riflessi viola, attacca con un caratteristico profumo vinoso fresco e delicato di uve in fermentazione (come si suol dire, ”sa di cantina”) con sfumature di rosa rossa e violetta che introducono un bouquet di aromi di piccoli frutti rossi e neri maturi come amarena, prugna, sambuco nero e mora di rovo. In bocca è carnoso, con sfumature di spezie dolci, pepe rosa, bacche di ginepro ed è molto succulento, direi carnoso, morbido, fragrante e accarezza il palato con tannini ancora esuberanti ma non invadenti, anzi vellutati. Nel finale una sfumatura amarognola con una bella nota ematica che profuma la bocca a lungo.
È un vino di corpo pieno che andrebbe sempre bevuto a tavola con le pietanze della cucina casalinga come il salame spalmabile ciauscolo (anche con i frascarelli), i sanguinacci, gli arrosti di vitello, la carne alla brace. Provatelo anche con il pesce grigliato in giardino e non lasciatevelo sfuggire con il brodetto di pesce, molluschi e crostacei alla fanese. Farebbe l’amore con l’agnello oppure l’oca in agrodolce.

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