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Provolo: dai primi anni del ‘900 vini nella Valle di Mezzane

Provolo

Quattro generazioni cresciute, vendemmia dopo vendemmia, su dolci colline, cullate in un suggestivo mosaico di vigneti.
Siamo nel cuore della valle collinare di Mezzane, situata a est della città di Verona, a solo mezz’ora di macchina dalla famosa Arena. Un luogo che mantiene una promessa: quella di permettere di astrarsi dal caos cittadino e di degustare un ottimo vino.
Fascino naturale del paesaggio, solida identità rurale e un microclima favorevole hanno reso questa fertile valle un terreno ideale per la viticoltura e una zona a grande vocazione enologica.
Qui sorge la cantina della famiglia Provolo, che mi ha accolta al completo, trasmettendo, sin dai primi scambi di battute, sincera ospitalità e piena coerenza con una delle frasi riportate sul proprio sito aziendale: “Condividere un bicchiere di vino è il primo e più antico gesto di ospitalità della nostra cultura contadina, per questo le porte della nostra cantina saranno sempre aperte per chi vorrà venire a toccare con mano la serietà e la passione del nostro lavoro”.

Provolo

Marco, la terza generazione Provolo, e Nicoletta, la moglie, accompagnati dai figli Matteo e Alessia, mi hanno guidata in un tour dell’azienda mostrandomi i luoghi che sono teatro delle varie fasi di produzione.
La famiglia Provolo inizia a coltivare viti e a produrre vino nella Valle di Mezzane nei primi anni del Novecento, con Guglielmo Provolo che, con fierezza e determinazione, decide di acquistare il piccolo appezzamento di terra che lavorava da alcuni anni. Sotto la guida e grazie al carisma di Luigino, l’unico dei cinque figli di Guglielmo ad avere un’innata passione per il vino, durante la Seconda Guerra Mondiale, la cantina viene ampliata e l’azienda cresce e si afferma. Marco, figlio di Luigino, continua il lavoro del padre e lo sviluppa ulteriormente con un ammodernamento tecnologico, ma continuando a custodire la tradizione. Oggi, i figli di Marco, Matteo e Alessia, mettono a servizio dell’azienda la loro passione e le loro competenze, con l’obiettivo di accentuare le caratteristiche storiche dei vini Provolo, con un occhio contemporaneo. È così che ogni generazione si è dimostrata capace di trovare la propria armonia tra l’epoca vissuta e la tradizione ereditata.

Provolo

Una chicca interessante: da un tunnel che collegava la casa al bosco, utile se ci fosse stata necessità di un’improvvisa fuga in tempo di guerra, venne ricavata parte dell’attuale cantina destinata all’affinamento in legno dei vini.
La cantina è costruita su tre livelli: uno interrato, uno parzialmente interrato e un piano superiore, dove si trova il fruttaio per l’appassimento.
Entrando nel piano di mezzo, si attraversa prima la cantina storica, risalente ai primi anni ’60, dove si trovano i serbatoi in cemento custoditi meticolosamente: un contenitore dalle caratteristiche interessanti per l’affinamento dei vini bianchi e rossi, ne rallenta l’invecchiamento e ne allunga la vita.
Proseguendo si trovano i serbatoi in acciaio di nuova generazione, utilizzati per la fermentazione, che denotano un approccio più tecnologico e al passo con i tempi.
Particolare attenzione viene garantita alle procedure di lavaggio: attualmente vengono utilizzati quasi unicamente ozono e acqua ozonizzata, più sicuri ed ecosostenibili, poiché dopo il lavaggio l’ozono si converte naturalmente in ossigeno, senza la necessità di effettuare abbondanti risciacqui a perdere. Ciò si traduce in un notevole risparmio d’acqua e in una maggiore preservazione della flora microbiologica presente nelle uve, che è la naturale espressione del territorio. “Il lavoro dell’enologo è trasferire il territorio nella bottiglia” è il commento di Matteo Provolo.
Nel piano interrato, infine, si trova la cantina di invecchiamento, dove il vino trova “pace”, nel buio e nel silenzio, tra le botti in legno e in bottiglia, permettendo al tempo di lasciare la sua impronta.
La famiglia Provolo adotta il metodo biologico, “dal vigneto alla commercializzazione”. L’inerbimento tra le file di viti aiuta a contrastare l’erosione del suolo e la concimazione organica viene utilizzata per mantenere il suolo ricco di sostanza organica. Inoltre, la gestione della ramificazione e il biocontrollo aiutano a tutelare la sanità delle viti e prevenire malattie fungine. La pulizia della cantina viene effettuata con metodi ecologici, mentre la gestione dei boschi aiuta ad assorbire la CO2 della produzione. L’azienda è attenta alla scelta di materiali eco-sostenibili per il packaging, come bottiglie leggere, tappi in sughero, capsule in alluminio, supporti in carta riciclabile e botti in legno provenienti da boschi gestiti in modo sostenibile.
In una sala adibita alla degustazione, accogliente e illuminata da ampie vetrate a forma di volta, che offrono un’impareggiabile vista sulla verde vallata, ho assaggiato tre vini della linea Classica.

Un valido e fresco inizio con il Garganega Veronese IGT “Tuja” 2021, prodotto da terreno calcareo marnoso o biancone, da vitigno 100% Garganega. Viene vendemmiato a metà settembre. Macerato sulle bucce per 12 ore, la fermentazione alcolica avviene in tonneaux di rovere non tostato, in condizioni controllate per 25 giorni. Affinato in tonneaux sulle fecce fini per 8 mesi e in bottiglia per 2 mesi. Si presenta di colore giallo paglierino brillante, con riflessi dorati. Al naso, giungono, in modo netto, note di frutta a pasta gialla ed erbe aromatiche. Ampia e persistente struttura al gusto. Si presta ad abbinamenti con piatti saporiti dal gusto intenso o a base di verdure.
La degustazione è poi proseguita con un Valpolicella Ripasso Superiore DOC “Campotorbian” 2018, che mi ha conquistata, per l’armonia gustativa che mi ha suggerito l’assaggio. Prodotto da una combinazione di vitigni così distribuita: 60% Corvina, 25% Rondinella, 10% Corvinone e 5% Oseleta. Vendemmiato a mano a fine settembre, viene macerato tramite rimescolamenti giornalieri per garantire fluidità e massimizzare l’estrazione. Viene sottoposto a due fermentazioni alcoliche. La prima, in serbatoi di acciaio inox in condizioni controllate per 15 giorni ad una temperatura di 25°/29° C, la seconda, sulle bucce dell’amarone, previa aggiunta di un 10% di uva passita, per 17 giorni. L’affinamento avviene per un 40% in tonneaux e il restante 60% in botte, sempre per 36 mesi. I successivi 6 mesi viene poi affinato in bottiglia. 14.5% vol. è la gradazione alcolica. Il colore appare granato con riflessi rubino carico. L’impressione suggerita dal profumo lievemente speziato, con note di frutta rossa matura, ben si correda con sapore secco e vellutato. L’abbinamento è presto detto: carni alla brace, selvaggina, arrosti di carne e taglieri di affettati e formaggi freschi con mostarde. Da stappare almeno un’ora prima e servire a una temperatura di 18°-20° C.

Provolo

Il momento degustativo non poteva che concludersi con il “Re” della tradizione enologica della Valpolicella: l’Amarone della Valpolicella DOCG 2015. Viene prodotto in località Mezzane di Sotto, ad un’altitudine media di 350 m s.l.m. con sistema di allevamento delle vite “Pergoletta veronese”, con 3900 ceppi per ettaro. I vitigni da cui deriva questo Amarone sono per l’80% Corvina, per il 10% Rondinella e per il restante 10% Oseleta. Durante la vendemmia, l’uva viene raccolta dopo un’accurata selezione. Le uve poi appassiscono fino a metà gennaio, in locali ben arieggiati in modo naturale, garantendo un calo lento e graduale. La macerazione prevede rimescolamenti giornalieri per garantire fluidità e massimizzare l’estrazione. 40 mesi in botti di legno e 12 mesi in bottiglia è l’affinamento previsto. Sentori di prugne secche e di frutta rossa sotto spirito. Una corposità notevole è combinata ad un gusto ricco di contrasti: austero, ma al contempo vellutato.
Questo riuscito contrasto testimonia il carattere della storica famiglia Provolo. Un connubio che anima le scelte strategiche di quest’azienda: la saggezza della pratica, testimoniata da Marco, coniugata con la teoria, frutto degli studi di Matteo. In uno scambio, dalle mille sfumature, che continua ad alimentarsi e ad arricchire il presente di questa realtà. Lascio l’Azienda in un avvolgente tramonto, con un caldo saluto e un arrivederci a presto!

Stefania Tessari

Stefania Tessari

Economista di formazione, si avvicina al giornalismo durante gli anni universitari, con una collaborazione con il quotidiano L'Arena. Da allora coltiva questo interesse, ampliando le sue collaborazioni. Scopre di voler conoscere sempre di più il mondo del vino, dopo essersene appassionata nel corso di diverse rassegne di Vinitaly. Iscritta all'Ordine dei Giornalisti del Veneto da febbraio 2023. È consulente aziendale in ambito strategico di sostenibilità.

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