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Recioto di Soave e della Valpolicella: la dolce anima di Casa Sartori

Casa Sartori

Il potenziale dei passiti a mio avviso in Italia non ha eguali. Da nord a sud il bel Paese vanta una miriade di denominazioni dedicate a questa particolare categoria di vini. Ciò che manca pur tuttavia, al fine di conquistare fasce di mercato oggi poco attente al prodotto, è soprattutto la curiosità dei consumatori. Quest’ultimi, non alludo agli appassionati di vino s’intende, amano consumare bevande zuccherate pseudo alcoliche a tutte le ore, piuttosto che gustare ottimi vini dolci ricchi di fascino. Gli stessi custodiscono il potenziale dell’uva che li ha fatti nascere e raccontano la storia di mille tradizioni antiche.
Tra queste vi è quella di Casa Sartori, che dal 1898 porta avanti le aspirazioni di un gruppo di persone legate fra loro da un forte senso di appartenenza nei confronti del territorio vitivinicolo veneto della Valpolicella, tra i più importanti a livello nazionale. È il 1898 quando Pietro, uomo dotato di un grande carisma, acquista la villa storica che ancor oggi rappresenta il quartier generale dell’azienda, oltre al primo vigneto. La generazione successiva è rappresentata dal figlio Regolo che affina la tecnica a 360°, raggiungendo un traguardo che oggi rappresenta il tratto distintivo della cantina di Negrar di Valpolicella (VR), ovvero il concetto di vino legato all’eleganza e alla piacevolezza. Caratteristiche che tra l’altro, oggi, vanno per la maggiore in gran parte dei mercati a livello mondiale. Regolo passa il testimone a Pierumberto e Franco, che coraggiosamente siglano un accordo con la Cantina di Colognola ai Colli.
AI giorni nostri il timone è nelle mani di Luca e Andrea Sartori. Tra i tanti progetti intrapresi dall’azienda negli ultimi periodi, mi ha colpito particolarmente l’intenzione di avviare un programma per il raggiungimento della Certificazione secondo lo standard di sostenibilità SOPD Equalitas – Sostenibilità della filiera vitivinicola: organizzazioni, prodotti, Denominazioni di Origine (SOPD). Un traguardo che è possibile raggiungere soltanto mediante il coinvolgimento attivo di tutti gli attori protagonisti: il personale aziendale, i fornitori, la comunità e gli Enti Competenti. Trovo significativo il fatto che soprattutto una realtà vitivinicola cosi grande senta l’esigenza di seguire questa strada. Sto parlando di 16 milioni di bottiglie prodotto ogni anno, 2.300 ettari di terreni di cui 25 di proprietà, 15 in affitto e 80 gestiti da conferitori storici da oltre mezzo secolo.
Il Gruppo oggi è suddiviso in quattro distinti brand: Casa Sartori 1898, I Saltari, Mont’Albano (che rappresenta la linea biologica dal 1985) e infine Murari 1899. Durante le scorse festività natalizie ho avuto modo di assaggiare due etichette facenti parte del primo marchio, quello storico. Lo ammetto: anch’io rappresento in parte quella categoria di consumatori che è solita consumare vini passiti soprattutto durante le feste, in occasioni speciali dove un determinato dolce – o un buon tagliere di formaggi erborinati – risultano in grado di esaltarli al meglio. Veniamo dunque alle due etichette degustate, entrambe Docg venete rispettivamente tali dal 1998 e dal 2010.

Recioto di Soave Vernus 2020 Casa Sartori

Recioto di Soave Vernus 2020
Prodotto mediante uve garganega (90%) e trebbiano di soave (10%) allevate all’interno di vigneti selezionati, situati nella zona collinare ad est di Verona con terreno di composizione vulcanica-basaltica. La selezione viene effettuata direttamente nel vigneto e l’appassimento in fruttaio fino al mese di gennaio-febbraio. Successivamente si effettua la pressatura soffice, una leggera macerazione della buccia e la fermentazione a temperatura controllata; inizialmente in acciaio e infine in piccoli fusti di rovere. L’affinamento prosegue in botti di legno per circa 12 mesi sui propri lieviti con periodiche operazioni di bâtonnage.
Veste oro antico, lucentezza ai massimi e buona consistenza. Naso ricco, suadente, la dolcezza del miele d’eucalipto accompagna effluvi minerali di smalto e pietra focaia; quest’ultimi ben presto lasciano spazio a un ricordo di scorza d’agrume candito, fichi bianchi secchi del Cilento e timo limone. Un bouquet suadente che in chiusura rimanda a percezioni di piccoli fiori di campo lievemente appassiti. In bocca è ovviamente dolce, morbido, molto equilibrato per via del ritorno salino e l’ottima spalla acida che invoglia la beva oltre il secondo/terzo sorso e così via. L’ho personalmente abbinato ad un classico panettone prodotto mediante l’utilizzo dello stesso vino.

Recioto della Valpolicella Rerum 2021 Casa Sartori

Recioto della Valpolicella Rerum 2021
Questa volta troviamo un vino prodotto mediante uve corvina veronese (50%), corvinone (30%), rondinella (15%) e a saldo altre varietà autoctone. Vigneti selezionati dall’azienda e situati nella zona classica delle colline a nord ovest di Verona con terreno di composizione argilloso-calcarea. La selezione viene effettuata direttamente nel vigneto e le uve, raccolte in piccole cassette, vengono appassite per circa 4 mesi in fruttaio. Vengono poi pigiate, diraspate e la fermentazione avviene in serbatoi d’acciaio. Quest’ultima si protrae fino alla primavera inoltrata lasciando un piacevole residuo zuccherino che in parte caratterizza questo prodotto. L’affinamento avviene in botti di rovere di grandi dimensioni e dura circa sei mesi. Altri 60 giorni di riposo in bottiglia prima della vendita. Il colore è intenso, un bel granata-rubino con riflessi violacei.
Il timbro è incisivo, pur tuttavia privo di quell’esuberanza che il più delle volte satura i recettori del naso. Distinguo nell’ordine: fichi secchi, viola e prugna disidratata, amarena matura, liquirizia e cacao; con lenta ossigenazione suggestioni minerali che in un certo senso avverto anche in bocca per via della punta di sapidità sottile e continua. Ne assaggio un sorso e la morbidezza del vino è continuamente intervallata da lampi di acidità rinfrescante, necessaria oggi più che mai in questa determinata categoria di vini. Lunghissimo e totalmente privo di alcol percepito. L’ho abbinato “semplicemente” al classico calore familiare. Non è forse la cosa più importante che ci sia?

Andrea Li Calzi

Andrea Li Calzi

È nato a Novara, sin da giovanissimo è stato preso da mille passioni, ma la cucina è quella che lo ha man mano coinvolto maggiormente, fino a quando ha sentito che il vino non poteva essere escluso o marginale. Così ha prima frequentato i corsi AIS, diplomandosi, poi un master sullo Champagne e, finalmente, nel giugno del 2014 ha dato vita con la sua compagna Danila al blog "Fresco e Sapido". Da giugno 2017 è entrato a far parte del team di Lavinium.

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