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Rossese di sera…


Panorama ligureCi sono serate in cui tutto fila liscio come l’olio: ti diverti, stai in buona compagnia, conosci gente, lavori. Proprio come quella di sabato 7 luglio a Bajardo, in provincia di Imperia, dove è stata organizzata la quarta edizione di ROSSESE STYLE, la manifestazione che ha visto la partecipazione dei produttori del Rossese di Dolceacqua, e di giornalisti e blogger del mondo enogastronomico.
La manifestazione prevedeva una degustazione alla cieca di 16 rossese, a cui noi dovevamo assegnare un punteggio in centesimi che fosse la risultante di una serie di giudizi sull’analisi organolettica dei vini. Durante il tramonto poi, in una cornice montuosa a dir poco fantastica, ci è stata servita una cena sulla terrazza del borgo, a base di piatti tipici del territorio,. Non mi dilungo sui dettagli tecnici della degustazione, perché vorrei porre l’accento su altri aspetti.
Il primo riguarda l’organizzazione, e voglio fare un applauso personale alle due persone che hanno reso possibile questa splendida serata: il bravissimo L'allestimento per la degustazioneMassimo Sacco, sommelier di Ventimiglia e profondo conoscitore della sua terra, e il sindaco di Bajardo Jose Littardi, una persona simpaticissima, cordiale ed elegante.
Il secondo riguarda proprio Bajardo, uno splendido borgo antico raggiungibile solo dopo una quindicina di chilometri di curve dalla costa. Una fatica che però viene completamente compensata dalla bellezza di questa piccola località, così piena di storia e di affascinanti panorami naturalistici, posta su uno dei crinali delle Alpi Marittime.
Il terzo riguarda i produttori: sono tutte piccole aziende che hanno mediamente 2-3 ettari di vigneto e producono poche decine di migliaia di bottiglie. Per loro coltivare la vite non è un lavoro, ma una passione e a volte anche una missione. I lavori nei campi vengono eseguiti tutti manualmente perché i macchinari non riescono a raggiungere quel terreno così impervio e pendente. E la loro passione viene trasmessa a lui, al vino che prende il nome di Rossese di Dolceacqua.

Calici di RosseseNon avevo mai bevuto finora il Rossese. Un po’ perché a Roma non è così facile trovarlo, e un po’ perché, per ragioni a me sconosciute, ho sempre avuto l’idea che si trattasse di un vino mediocre. Un’idea che è svanita subito, appena accostato al naso il primo bicchiere in degustazione. Si tratta di un vino dalle potenzialità enormi, estremamente fine, di grande franchezza e armonia, e con una notevole capacità evolutiva. Personalmente mi ricorda un po’ il pinot nero, sia per il colore che per il carattere che esprime e per quelle spigolosità che lo caratterizzano.

Giusto per la cronaca riporto la classifica dei vini che mi hanno convinto di più tra quelli che ho degustato:
    1. Rossese di Dolceacqua Superiore 2010 Vigneto Posaù, di Maccario-Dringemberg
    2. Rossese di Dolceacqua Superiore 2010 Poggio Pini, della Tenuta Anfosso
    3. Rossese di Dolceacqua 2011 Galeae, di Kà Mancinè.
Ma questa è una cosa di pochissima importanza.

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