Il primo fine settimana di giugno ha rivestito un’importanza particolare per Bolzano e per l’intera regione altoatesina, poiché per la prima volta un paio di manifestazioni consolidate come il biennale Simposio Internazionale del Gewürztraminer e la tradizionale Mostra dei Vini sono state unite e inserite nell’ambizioso programma della prima edizione del Festival del Gusto dell’Alto Adige, organizzato da EOS (Organizzazione export Alto Adige della Camera di commercio di Bolzano) in collaborazione e con il sostegno della Provincia Autonoma, del Comune di Bolzano, di Alto Adige Marketing e dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Bolzano, un intelligente quanto coraggioso tentativo di abbinare gli ottimi vini di questa regione ai dodici “prodotti di qualità” altoatesini in un unico, insolito e innovativo palcoscenico nel centro storico di Bolzano.
In verità l’aspetto enologico della rassegna ha mantenuto le sedi storiche, individuate a Castello Rechtenthal di Termeno per il convegno e la degustazione del centinaio di Gewürztraminer provenienti da quattro continenti, e nel pittoresco Castel Mareccio di Bolzano, dove si sono dati appuntamento 75 produttori suddivisi in sette aree vinicole in base alla provenienza.
Spettava così al vino altoatesino aromatico per eccellenza il compito di varare la rassegna, proponendo alla degustazione libera ben 58 vini prodotti in Alto Adige, territorio riconosciuto all’unanimità come la vera patria d’origine e dove trovare la vera essenza e qualità del “traminer aromatico”, ai quali cercavano di contrapporsi o quantomeno fornire una chiave di lettura alternativa 16 vini di provenienza tedesca, 15 francese, 6 austriaca ed altrettanti svizzera, tutti caratterizzati da tenori alcolici inferiori contrapposti però a residui zuccherini elevati, fino a 50 grammi/litro, mentre il tris sloveno e soprattutto i 6 neozelandesi si avvicinavano maggiormente allo stile italiano. Alquanto atipici e scomposti al contrario il poker di vini degli Stati Uniti, i cinque del Sud Africa e il paio del Canada, dove però spiccava un buon IceWine.
Alquanto interessanti gli accoppiamenti proposti dallo chef stellato Herbert Hintner del Ristorante Zur Rose di San Michele-Appiano, una per ogni continente, per mettere alla prova il grado di abbinamento di questo vino, ideale con la speziata cucina asiatica e indiana così come con semplici piatti a base di salmone o formaggi di media stagionatura, oppure con dessert a base di frutta: un vino senza dubbio di moda, ideale per aperitivi grazie alla sua morbidezza e facilità di beva, invitante, in grado però di riservare piacevoli sorprese anche in cucina.
Il Gewürztraminer tra l’altro è il vitigno che nell’ultimo decennio ha avuto la maggiore diffusione, tanto che in pochi anni si è passati da 200 agli attuali 535 ettari, pari al 10% della superficie viticola dell’Alto Adige. Provocatoria ma non priva di interesse la proposta lanciata durante il convegno inaugurale di rafforzare l’identità altoatesina di questo vino semplificando la sua denominazione in “Traminer di Termeno“, abbinando la variazione a una campagna promozionale a partire dalla ristorazione di alto livello in Italia e all’estero.
In contemporanea alla parata di Gewürztraminer al Castello Rechtenthal, la Cantina Tramin, fresca di completo e futuristico rinnovamento sia estetico che funzionale, ha organizzato “Il giovane e il maturo“, dove una dozzina di produttori permettevano la degustazione di svariate annate precedenti dei loro “cru” di questo nettare aromatico. Denominatore comune l’altitudine dei terreni di coltivazione, tra i 350 e 500 metri, per preservare frutto e profumi delle uve, evitando temperature eccessive e giovandosi delle buone escursioni termiche. Diverse invece le composizioni del suolo, un lento mutare dai calcarei argillosi della Bassa Atesina e Oltradige ai morenici minerali della Valle Isarco e della Val Venosta. Pur essendo sostanzialmente d’accordo con i produttori e gli enologi presenti sulla poca propensione all’invecchiamento del gewürztraminer, in questo contesto ho particolarmente apprezzato l’evoluzione dell’annata 2001, in particolare nel Sanct Valentin della Cantina di San Michele Appiano, nel Campaner della Cantina di Caldaro, nel Praepositus dell’Abbazia di Novacella e nell’Aristos della Cantina Valle Isarco. A dispetto dell’annata universalmente considerata torrida, toni notevolmente freschi anche nel 2003 Nussbaumer di Tramin, Campaner di Cantina Caldaro e nel Graf von Meran della Cantina di Merano, così come nel 2000 Am Sand di Alois Lageder, mentre tra gli esponenti del “secolo scorso” da segnalare il Doss 1996 della Tenuta Niedermayr, il Campaner 1996 di Cantina Caldaro e l’ancora gradevole Optimum 1989 di Girlan.
Per chi non avesse potuto partecipare al Simposio, nella serata del 15 luglio, nel centro storico di Termeno, una ventina di cantine e aziende vitivinicole aderenti alla Strada del Vino riproporranno in degustazione le loro migliori espressioni di Gewürztraminer, assaggi che verranno allietati dalle note delle tipiche musiche tirolesi e da ghiotti abbinamenti gastronomici. Saranno presenti la Cantina Tramin, la Tenuta Hofstätter, le Tenute Wilhelm & Elena Walch, Tenuta W&G Walch, Tenuta A.v.Elzenbaum, Cantina Castelfeder, Cantina Andrian, Azienda Vitivinicola Armin Kobler, la recentemente rinnovata Cantina Nals/Margreid, la Cantina Cortaccia, Cantina San Paolo, la Cantina Laimburg, la Cantina Bolzano e una delegazione di dieci aziende dell’associazione Wein.Kaltern. Un bus navetta ogni ora, a partire dalle 20, collegherà Termeno con Caldaro, Lago di Caldaro e Cortaccia, rendendo sicure e confortevoli le degustazioni, mentre in caso di maltempo, la manifestazione si svolgerà nella Casa Civica di Termeno.
La Mostra dei Vini, dopo l’esperienza dello scorso anno al Museion – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, quest’anno ritornava nella sua sede storica di Castel Mareccio, per la gioia dei 75 produttori e delle centinaia di appassionati presenti. Utile la suddivisione in sette zone di produzione, a cominciare dal territorio di Bolzano, “patria” del Lagrein e della Schiava, in particolare nella sottozona della collina di Santa Maddalena; l’Oltradige, cuore dell’Alto Adige enoico impreziosito da castelli e manieri e dal turistico Lago di Caldaro, dove si coltivano pressoché tutti i vitigni autoctoni, Schiava in testa; zona similare la Bassa Atesina, la più calda ed estesa di questa regione, clima ideale per il Cabernet Sauvignon e fruttati Gewürztraminer nella patria storica di Termeno mentre nei versanti più elevati nascono ottimi Pinot Nero (zone Mazzon e Montagna), Sauvignon e Pinot Bianco.
La Valle dell’Adige, con i comuni di Terlano, Nalles e Andriano, inaugurava i territori con temperature più fresche, ricchi di suoli molto minerali, habitat ideale per i vini bianchi, Pinot Bianco e Sauvignon in primis. A Merano invece si ritrovavano fruttati Schiava e Merlot, mentre in Valle Venosta si assaggiavano i primi Riesling e Kerner, oltre a particolari Pinot Nero. Infine nell’emergente Valle Isarco, la zona vinicola più settentrionale d’Italia, sviluppatasi in maniera consistente nell’ultimo ventennio grazie agli attuali climi più miti e temperati che hanno spinto diversi soci conferitori dell’omonima Cantina Sociale a intraprendere in autonomia l’attività di viticoltore e produttore, spazio ai particolari e unici vini della nostra penisola come il Sylvaner, il Veltliner, il Riesling e il Kerner. Molto curato, ricco di charme e di fascino, l’aspetto mondano della rassegna, dal Wine Party alla Colazione domenicale in compagnia dei produttori di spumante dell’Alto Adige sulle note della musica jazz che si sono svolti nello splendido parco all’interno del romantico Hotel Laurin, uno dei pochi polmoni verdi di Bolzano curato in ogni minimo dettaglio da una delle migliori sistemazioni alberghiere della città, così come il Winelounge allestito nel chiostro del Museo Mercantile, in cui una selezionata carta dei vini veniva abbinata a specialità e sfiziosità altoatesine.
Un discorso a parte merita la prima edizione del Festival del Gusto, l’ambizioso progetto di “mettere in piazza” il meglio della produzione enogastronomica dell’Alto Adige, sfidando l’oggettiva difficoltà di coinvolgere tutta la città e soprattutto dislocare e attirare l’attenzione sui vari prodotti esposti. A mio avviso una serie di iniziative hanno colto nel segno, a cominciare dal “Mondo della mela“, lo spazio didattico e degustativo approntato nel piazzale di fronte al Municipio, seppur ricevendo aspre contestazioni da parte dei bolzanini poiché reo di nascondere e offuscare l’immagine del palazzo comunale, così come quello dedicato alle “Delizie del latte“, all’interno del grazioso e pittoresco cortile di Palazzo Campofranco e la “Casa dello speck” in Piazza Domenicani. Probabilmente in futuro sarebbe utile tracciare in maniera più evidente il percorso guidato di collegamento tra i vari punti espositivi, quasi per “obbligare” il visitatore a esaminare tutti i punti della rassegna. Altrettanto ambizioso il mega-palco allestito in Piazza Walther dove nell’arco delle tre giornate del Festival si sono alternati ai fornelli gli chef stellati Anna Matscher (Ristorante Zum Löwen di Tesimo), Herbert Hintner (Ristorante Zur Rose di Appiano), Karl Baumgartner (Ristorante Schöneck di Falzes) e Roland Trettl (Ristorante Ikarus Hangar-7 di Salisburgo), mentre i vini in abbinamento venivano presentati e commentati da Luca Gardini, miglior sommelier del mondo del 2010, e da Hendrik Thoma, anche se ritengo che per la prossima edizione per migliorare la visibilità dei cuochi in azione si potrebbe rivedere la posizione e aumentare la platea di posti a sedere.
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