Statistiche web
AnteprimeIl vino nel bicchiere

Soave Preview 2018: I Cru, la longevità della garganega, le sfide del futuro

Il banco d'assaggio del Soave

L’edizione 2018 di Soave Preview, in programma dal 17 al 20 maggio, ha coinciso con il cinquantenario della denominazione e il Consorzio di Tutela, che ha appena eletto come nuovo presidente lo storico produttore Sandro Gini, guarda al futuro lanciando nuove sfide.

I suoli del Soave
I suoli del Soave

La prima è l’inserimento nel disciplinare di 33 Menzioni Geografiche Aggiuntive, frutto di un lavoro di almeno un decennio per valorizzare i singoli Cru, sulla base di specifiche caratteristiche geologiche, pedoclimatiche e storiche. Il panorama delle Menzioni è stato descritto accuratamente in una nuova pubblicazione presentata per l’occasione.

La seconda, dopo il riconoscimento ministeriale delle “Colline vitate del Soave” come paesaggio rurale d’interesse storico nel 2016, è la candidatura della denominazione a patrimonio GIAHS-FAO (Globally Important Agricultural Heritage Systems).

Il programma GIAHS, avviato dalla FAO, ha come obiettivo quello di individuare a livello mondiale alcuni paesaggi di particolare bellezza e valore storico- culturale, ricchi di biodiversità e mantenuti integri grazie alla continuità di tecniche agricole tradizionali, condivise dall’intera comunità e in grado di fornire sostegno economico.

Il sistema produttivo del Soave, con 7000 ettari di vigneti condotti da 3000 famiglie e più di 50 milioni di bottiglie prodotte, potrà così ulteriormente dare forza ai suoi valori di riferimento, il principale dei quali è sicuramente l’identità territoriale, fondata sulla particolarità dei suoli, la duttilità dell’uva garganega -presente in zona da secoli- e l’integra bellezza del paesaggio.

Questi tre aspetti dell’identità – geografica, ampelografia e geologica – sono stati approfonditi nelle relazioni di Viviana Ferrario (Dipartimento di Geografia IUAV di Venezia), Ermanno Murari (agronomo) e Roberto Zorzin (Geologo – Museo di Storia Naturale di Verona).

A completare il quadro anche due particolari degustazioni: “Il clima, il luogo, il vitigno, il tempo” condotta da Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del Bere e “Il Soave in bianco e nero”, condotta da Veronika Crecelius.

I vini scelti per queste degustazioni, tutte annate anche di molto precedenti alla 2017, hanno delineato con tratto deciso la ricchezza e la particolarità delle espressioni del Soave, legate al vitigno e alla complessa varietà dei suoli. Si va dal nero basalto e al tufo di chiara origine vulcanica, ai terreni inframmezzati da sedimenti marini, a quelli sabbiosi e calcarei, con zone particolari, come il Cru Castelcerino, dove la matrice calcarea e quella vulcanica coesistono, l’una a ovest e l’altra a est. Ancora una volta, inoltre, si è potuta apprezzare la squisita longevità del Soave con esempi di incredibile freschezza, come il Soave Classico 2004 di Coffele e il Soave Tarai 2010 di Corte Moschina.

La postazione

Il Soave 2017 – Gli assaggi più convincenti (da prendere con le pinze)
Le bizzarrie del clima rendono sempre più arduo esprimere una valutazione generale sulle annate. La 2017 non fa eccezione… La produzione (la più scarsa degli ultimi 60anni) è stata pesantemente condizionata da eventi climatici estremi: una primavera siccitosa, un’estate caldissima ed altrettanto siccitosa, le gelate di fine aprile e alcune circoscritte grandinate.
Gli assaggi alla cieca di una sessantina di campioni hanno evidenziato il timbro caldo dell’annata: prevalgono le note di frutta matura banca ed esotica e di agrume candito, più evidenti nella dinamica gustativa, mentre all’olfatto si sono avvertiti poco i toni floreali tipici (di acacia, sambuco). Raro anche il finale ammandorlato.
C’è però una grande virtù, nel Soave: lo scorrere del tempo rende giustizia alla generosità dell’uva garganega (che è presente da disciplinare almeno per il 70%, ma spesso è in purezza).
Proprio per questo, se l’annata oggi pare annunciarsi “non memorabile” è opportuno darle fiducia, con successivi assaggi.
A questo proposito, accanto alla 2017, Il Consorzio ha messo in degustazione anche qualche 2016, 2015 e 2014. Alcuni Soave di quest’ultima annata – piovosissima e bollata come “dimenticabile” hanno stupito. Ad esempio il Soave Classico Tovo al Pigno di Corte Mainente e il Soave Classico Roccolo del Durlo di Le Battistelle.
L’invito è dunque a “prendere con le pinze” l’elenco dei Soave 2017 che ho trovato in questo momento più convincenti, perché ci saranno in futuro altri appelli e qualche altra sorpresa.

Soave Doc 2017 – Tamellini
Soave Doc Corte Paradiso 2017 – Marco Mosconi
Soave Doc Classico 2017 – Balestri Valda
Soave Doc Classico Castelcerino 2017 – Coffele
Soave Doc Classico 2017 – Fornaro
Soave Doc Classico Monte Tenda 2017 – Gianni Tessari
Soave Doc Classico 2017 – Montetondo
Soave Doc Classico 2017 – Pieropan
Soave Doc Classico 2017 – Gini
Soave Doc Il Selese 2017 – I Stefanini
Soave Doc Classico Montesei 2017 – Le Battistelle
Soave Doc Runcaris 2017 – Fattori
Soave Doc Corte Giacobbe 2017 – Dal Cero

Maria Grazia Melegari

La passione per il mondo del vino inizia nel 1999, per curiosità intellettuale, seguendo vari percorsi di studio (Diploma di Assaggiatore ONAV, di Sommelier AIS, Giudice di Analisi Sensoriale, corsi di formazione nel campo della comunicazione del vino applicata al web e ai social media). Scrivere di vino è una passione, inizialmente coltivata attraverso il blog personale Soavemente Wine Blog e successivamente attraverso collaborazioni con guide del settore e varie testate giornalistiche come Slow Wine, Il Sommelier Veneto, Euposia, InternetGourmet. Considera il vino un'interessante e stimolante metafora della vita, un'occasione di socialità, di costante apprendimento e di felicità, intesa come il "Carpe diem" di oraziana memoria.

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio