Alzi la mano chi almeno una volta non abbia avuto modo di bere un buon bicchiere di Prosecco (sono esclusi dal sondaggio gli astemi naturalmente) apprezzando la freschezza, la vivacità e l’aromaticità di questo vino dal nome inconfondibile che richiama bollicine e momenti gioiosi e che riesce sempre a regalare vivaci emozioni, sia che lo si degusti nella versione spumante che in quella frizzante. Ma non preoccupatevi, oggi non sono qui per conto di una società di sondaggi (molto di moda ai giorni nostri) con lo scopo di sapere se l’apprezzamento del Prosecco sia in calo o in crescita nelle preferenze degli eno-elettori, bensì per portare alla vostra attenzione una questione che vede coinvolte due regioni, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, e ha come tematica scottante un possibile ricorso al Tar contro il decreto costitutivo della Doc interregionale del Prosecco presentato dal Consorzio Doc Carso, dall’Associazione Agricoltori e dai Consorzi che rappresentano tutte le altre realtà produttive presenti sul territorio. Ma procediamo con ordine facendo un salto all’indietro con la macchina del tempo per andare a monitorare le operazioni di un attivissimo Luca Zaia, ministro per le politiche agricole e forestali impegnato in prima persona in un lodevolissimo progetto atto a salvaguardare il vino Prosecco, onde evitare di ripetere il caso Tocai che vide il Friuli costretto a rinunciare alla sua storica denominazione a causa dei diritti avanzati dall’omonima cittadina ungherese e che portò i viticoltori friulani a dover alzare bandiera bianca in segno di resa e iniziare a imbottigliare il vino con il nome di Friulano. Come forse non tutti sanno, la piccola località di Prosecco situata sul ciglione carsico in provincia di Trieste risulta essere la madre del vino omonimo, o sarebbe meglio dire del suo antenato, la Glera, vitigno che da qui prese la strada del trevigiano, da cui iniziò la scalata a un successo inarrestabile. Nel Carso è presente ancora oggi la Glera, ma già in passato veniva coltivata e vinificata e poi imbottigliata col nome di “Proseker” dando vita a un vino spumante apprezzato sino a Vienna e nel resto dell’Impero austro ungarico. Nacque da questi presupposti l’intuizione del ministro Zaia e dei suoi collaboratori di far diventare il Prosecco patrimonio solo del territorio del Nord Est, tutelabile a livello mondiale grazie a questo appiglio territoriale che avrebbe permesso a tutti di piantare la “Glera”, ma riservando ai soli produttori del Disciplinare la possibilità di chiamare il vino da loro prodotto con l’antica e famosa denominazione di Prosecco, creando quindi un marchio di élite, importante rappresentante del made in Italy, un privilegio ad uso esclusivo soprattutto dei produttori veneti e friulani.
Per chi friulano/giuliano come me, ha già subito il piccolo trauma della perdita del Tocai, iniziative come questa non possono che trovarmi pienamente d’accordo e in sintonia con chi le ha promosse, soprattutto se vengono fatte in maniera rapida e decisa nell’interesse e nel rispetto di tutti i cittadini. Penso che ognuno debba avere le proprie idee, politiche o ideologiche che esse siano e ci mancherebbe non le avesse, ma la politica dei miei sogni è sempre stata quella che va al di là degli ideali estremisti e chiusi a riccio a difesa di bandiere che molte volte non fanno nemmeno più parte della nostra generazione, una politica che sia finalmente al servizio del cittadino e non a tutela di una piccola casta di privilegiati, ricordandoci sempre che chi ci governa è eletto da noi cittadini ed è anche finanziato da noi cittadini. Forse sto sognando e in questo caso vi prego di non svegliarmi, ma vorrei che le cose andassero sempre così. Per dare ufficialità a questo progetto, però, ci voleva una cerimonia simbolica, così come nel lontano 1969 gli astronauti americani piantarono con enorme emozione la bandiera a stelle e strisce sul suolo lunare, segnando un passaggio fondamentale per la storia dell’umanità, così il ministro Zaia, accompagnato dall’assessore regionale all’agricoltura Violino e da un nutrito numero di politici regionali, accese i cuori degli abitanti carsolini piantando nella piccola località di Prosecco una vite di Glera, a testimoniare simbolicamente l’inizio di una grande prospettiva commerciale che avrebbe portato notevoli benefici sia in Veneto che in Friuli e naturalmente anche nei territori carsici, visto che questi si erano prestati ad accogliere il seme (sotto forma di vite di Glera) destinato a garantire lunga e prosperosa vita al Prosecco.
Sono sempre stato un grande appassionato di calcio e una delle cose che amavo vedere in televisione era la trasmissione “Mai dire Gol” con la Gialappa’s Band, in particolare trovavo molto esilaranti le interviste e le dichiarazioni che i vari giocatori, allenatori e presidenti facevano ai giornali prima del campionato, promettendo gol a valanghe e successi a non finire. Quante dichiarazioni del tipo “quest’anno puntiamo ad andare nelle coppe europee” si trasformavano in retrocessioni senza appello, o dichiarazioni del tipo “quest’anno farò 20 gol” trasformarsi in pietosi tentativi di giustificazione per essere riusciti nell’arco dell’anno a centrare unicamente la porta che indirizzava all’ingresso degli spogliatoi. Quante volte nei vari campi della vita quotidiana, alla televisione, alla radio sentiamo dire una cosa che poi anche a distanza di pochi giorni, per non voler dire ore, viene clamorosamente smentita appellandosi magari a “malelingue extraterrestri” che hanno manipolato le parole dette col solo scopo di screditare e destabilizzare. Ecco perché da un po’ di tempo, per gli argomenti che mi interessano nei vari campi della vita quotidiana, ho iniziato a essere molto attento alle dichiarazioni che vengono fatte nel presente per poi poter interpretare al meglio quelli che sono gli effetti futuri ed avere così degli argomenti validi per permettermi di contestare certe situazioni che ritengo non abbiano rispettato le premesse.
Guarda a caso (ma proprio a caso), ritornando alla nostra preziosa vite di Glera piantata sul territorio carsico, mi ritornano in mente alcune dichiarazioni lette sui vari giornali locali e non, dove il ministro Zaia ringraziava gli agricoltori del Carso per il loro coraggio, ricordando loro che l’operazione Prosecco sarebbe servita a valorizzare il territorio e a dare risposte concrete a chi intendeva incrementarne la produzione, ricordando con arguta filosofia che se sparisce un contadino scompare con lui anche la storia di un territorio. Il ministro “con le scarpe sporche”, come ama definirsi Luca Zaia, si dichiarava sicuro che da quell’atto simbolico poteva veramente partire il rilancio dell’agricoltura sul Carso e che un bonus di 314 milioni di euro a disposizione a livello nazionale sarebbe stato un aiuto fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi prefissi. Tralasciando gli interventi fatti dall’assessore Violino e dal resto della rappresentanza politica presente alla cerimonia di “iniziazione” della nuova Doc interregionale, non vi erano comunque dubbi che dopo decenni di promesse mai mantenute, questa volta per i coltivatori carsolini ci sarebbe stata la grande opportunità di rilanciare un’agricoltura che anno dopo anno era stata soffocata da politiche avverse e da vincoli di ogni genere, che si sono succeduti e moltiplicati negli anni. Una possibilità non priva di sacrifici, basti pensare che la costituzione della Doc Prosecco metteva fine, ad esempio, alla possibilità di sviluppare il marchio della Glera, che veniva già imbottigliata come vino autoctono e per la quale si potevano prevedere sviluppi al pari della Vitovska e del Terrano. Ma se per poter cogliere questa grande opportunità di sviluppo della propria terra d’origine, bisognava rinunciare a qualcosa, ben vengano queste rinunce in cambio delle promesse di sviluppo che i maggiori gradi della politica si erano impegnati a portare avanti in tempi brevi.
Accidenti, a questo punto mi devo essere perso perché allora non riesco proprio a capire le motivazioni del ricorso al Tar del Lazio che rischia di mettere in pericolo tutto il programma di sviluppo e di crescita di cui vi ho appena parlato. Non si tratterà mica degli effetti di un esagerato consumo di Terrano, o ci sono alla base ragioni più profonde che hanno portato in poco tempo a trasformare i sogni cresciuti fra le rocce carsiche in malinconiche promesse non mantenute? Mi sa tanto che ci sono delle ragioni più profonde. Venti di insoddisfazione e delusione soffiano sui territori del Carso, aspettative che erano date per scontate, confidando nella “genuinità” delle promesse che i vari livelli della politica avevano “generosamente” dispensato, restano lungi dall’essere soddisfatte. A livello regionale in sede di bilancio non si sono trovati i finanziamenti necessari alla sistemazione del costone carsico e sembra che nessun segnale positivo arrivi dalla finanziaria del 2010, segnali inequivocabili che non si stia andando nella direzione che tutti speravano.
Di questo clima che è cambiato, ne è testimone la posizione del ministro Zaia che è diventata decisamente più rigida e intransigente rispetto a quando, in quel di Prosecco piantava il vitigno Glera dispensando sorrisi e parole che avevano acceso i “rocciosi” cuori carsici. Un po’ seccato, ora definisce insensate le polemiche, meravigliandosi di come sia possibile contestare un progetto che ha permesso alle province del Friuli Venezia Giulia di fregiarsi della nuova Doc del Prosecco aprendo prospettive commerciali di grande spessore, una posizione presa che gli ricorda quella “del fidanzato che si taglia gli attributi per fare un dispetto alla morosa.” Interpellati telefonicamente, tutti i produttori carsici hanno voluto tranquillizzare mogli e fidanzate e con un comunicato a reti unificate hanno ribadito che non hanno nessuna intenzione di privarsi di un “bene” così prezioso, ma vogliono solo dimostrare che con gli appropriati mezzi messi a loro disposizione, saranno in grado di far tornare il Carso una zona agricola produttiva, all’avanguardia, con prodotti di nicchia, dove agricoltura e turismo possano valorizzarsi a vicenda. Nessuno vuole contestare che il Veneto e in primis la provincia di Treviso, dove sono concentrati il 90% dei 16.000 ettari vitati a Prosecco, rappresenti il presente e futuro della potenza commerciale in Italia e all’estero. In Friuli Venezia Giulia ci sono solo 200 ettari vitati a Prosecco. Ci sono grandi realtà che si sono mosse in netto anticipo, “fiutando” quella che poteva diventare una grande opportunità commerciale. Mi viene in mente a tal proposito un’azienda che ho avuto piacere di visitare di recente e che conta ben 70 ettari vitati a Prosecco (Cà Bolani, fra le altre cose di proprietà della famiglia Zonin), senza dimenticarmi delle tenute della famiglia Fantinel, altra grande e potente realtà locata nel suolo friulano. Non serve un nobel in matematica per capire che la rimanenza dei 200 ettari è paragonabile alle briciole che getto dal davanzale della finestra ai poveri passerotti in cerca di cibo nei freddi mesi invernali. Sono quindi improponibili i paragoni che vengono fatti fra le realtà delle due regioni, come lo sono quelli fra le realtà friulane e quelle del Carso che hanno condizioni territoriali completamente diverse. I produttori carsici non vogliono fare concorrenza a nessuno e nemmeno si sognerebbero di poter competere con i produttori veneti che sono già i veri protagonisti di un business che vede la commercializzazione di 150 milioni di bottiglie per un valore al consumo superiore ai 650 milioni di euro, vogliono solo poter crescere e lavorare nel territorio in cui sono nati.
Le richieste sono chiare e sembrava che la politica avesse dato le più ampie rassicurazioni a tal riguardo, con la giunta regionale era stato concordato un impegno programmatico articolato in quattro punti: 1) sistemazione del costone carsico per creare le condizioni ottimali alle attività agricole/vitivinicole; 2) predisposizione nella località di Prosecco di un centro per la promozione del vino e delle attività del consorzio del Carso; 3) piano per il rilancio delle attività e delle produzioni agricole tipiche sul Carso; 4) semplificazione o quantomeno adeguamento delle norme derivanti dalla direttiva Natura 2000 nelle zone ZPS e SIC e di vincoli urbanistici e di altra specie che spesso condizionano molto negativamente le potenzialità di sviluppo dell’agricoltura sul territorio. Se le promesse del Ministro Zaia e dell’assessore regionale Violino saranno mantenute e si passerà dalle parole ai fatti, i produttori carsici saranno ben lieti di fare un passo indietro e ritirare tutte le pratiche del ricorso, riconoscenti verso una politica che avrà dimostrato di fare tutto il possibile per soddisfare le richieste di chi, cittadino e al tempo stesso lavoratore, rappresenta la base fondamentale di una società civile. Viviamo in un mondo che ha virato pericolosamente verso una direzione dove conta di più l’apparire rispetto all’essere, dove per avere successo molte volte conta di più avere un bell’aspetto rispetto a un bel cervello, dove chi lavora duramente e seriamente e magari non diventa ricco è visto con ironia dai vari “furbetti di quartiere” che popolano il nostro Paese. In tutto questo contesto il Carso e i suoi abitanti chiedono solo di poter lavorare dando speranza e un futuro roseo alle generazioni presenti e a quelle che prenderanno il loro testimone in futuro, oggigiorno suona come un messaggio quasi “rivoluzionario”, ma sono un sognatore e mi auguro per i nostri figli un mondo che possa diventare sempre migliore.
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