Vinifera 2022: arte, cultura e solidarietà come ideali comuni per l’agricoltura e la viticoltura dell’arco alpino
La prima settimana di Primavera, al centro delle Alpi, tra le montagne del Trentino, si è svolta all’interno della Fiera di Trento, Vinifera, la mostra mercato dedicata ai vini dell’arco alpino. Un’occasione non solo per assaggiare realtà produttive dell’arco alpino, ma anche fucina di idee; un luogo dove incontrarsi, confrontarsi e discutere.
Da qui sono partiti i soci di Centrifuga, un’associazione culturale di recente fondazione composta da giovani professionisti con competenze diverse, che hanno scelto di unire le proprie esperienze e le proprie forze per creare spazi d’incontro, per ideare e realizzare iniziative incentrate sulla produzione biologica e sostenibile in campo agricolo e vitivinicolo. Vinifera si pone infatti come spazio aperto all’insegna della prossimità, proprio per permette il confronto e la condivisione del sapere, per stimolare la consapevolezza sul compito della viticoltura, dei vignaioli e dei consumatori che ne fruiscono.
Oltre 130 i vignaioli presenti, tutti artigiani che hanno scelto una viticoltura orientata alla sostenibilità e alla tutela del territorio, a cui si sono unite piccole realtà agricole che lavorano con passione, dedizione e ricerca.
Immersi nella bellezza della Piana Rotaliana la manifestazione ha visto diversi momenti di scambio, a partire dal dibattito sullo stato della comunicazione del vino durante e post pandemia. Uno scambio di idee su informazione e comunicazione del vino affrontando anche la questione del digitale e dei social network. Interessante il punto di visita e la consapevolezza di alcuni produttori presenti, come Patrick Uccelli e Marco Tonini, che hanno coscienza e consapevolezza di dover usare gli strumenti di informazione in modo professionale, proprio per poter educare e informare in modo efficace, perseguendo ad esempio, l’idea di generare contenuti per i social educativo-formativi qualitativi, sviluppando al meglio il proprio sito web. Si è affrontato anche il problema delle fiere, di come siano oggi tanti eventi e di quanto siano effettivamente efficaci.

Durante i due giorni della manifestazione si sono inoltre svolti momenti di approfondimento al Muse – Museo delle Scienze di Trento, in primis l’incontro dibattito sull’evoluzione normativa che prevede l’utilizzo dei vini resistenti all’interno delle denominazioni di origine e sulle opportunità che ne possono derivare. Quello che è emerso è che la soluzione di usare anche gli incroci è stata fatta per maggiore resistenza e adattamento ai cambiamenti climatici, scelta legata al concetto di sostenibilità ambientale, che si lega alla strategia europea del Green Deal o Patto Verde europeo, ossia l’insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.
I vitigni PIWI sono geneticamente studiati per essere resistenti alle malattie fungine come oidio, botrite e peronospora, sono piante che non hanno necessità di anticrittogamici e pesticidi in quanto autonomamente in grado di difendersi, e rappresentano oggi una importante alternativa in grado di garantire una sostenibilità che da ambientale si fa anche economica.
Questo discorso non vale per tutte le aree del nostro paese ovviamente, ma bisogna comunque pensare che gli incroci tutto sommato fanno parte di un processo del tutto naturale che si è sempre avuto. Ancora tanto lo scetticismo, soprattutto nel definirli e farli rientrare nelle denominazioni, sia per il forte legame con i vitigni autoctoni che caratterizza la tradizione enologica italiana, sia per il timore che con l’uso dei PIWI si corra il rischio di un’omologazione dei vini. In ogni caso non bisogna avere l’accanimento all’autoctono e preservare quello che si coltivava una volta, anche perché non è detto che quello che funzionava 50 anni fa sia uguale oggi. Il vitigno è solo un mezzo, proprio come i contenitori, per raccontare quello che si vuole mettere in bottiglia.

Ulteriore contributo davvero stimolante è stato l’incontro condotto dal giornalista e docente Matteo Gallello: “Suggestioni biodinamiche da oltreconfine”. a cui è seguita la degustazione dei vini biodinamici dell’associazione francese Vignerons de Nature. Si tratta di un gruppo di vignaioli francesi, uniti nel rispetto per la natura e per il territorio, e che hanno avuto l’idea di focalizzare le loro forze commerciali e logistiche. Ad oggi, sono circa 30 e rappresentano alcune grandi regioni vitivinicole della Francia e tutti parlano di agricoltura responsabile. I vini scelti si sono rivelati vini espressivi e vitali. Davvero interessante il Petite Selve 2021 di Chateau de La Selve, prodotto per un 40% di uve Grenache, un 40% di Cinsault e un 20% di Syrah. Un vino vibrante con note di frutti rossi, che lasciano presto lo spazio a eleganti note floreali di rosa canina e speziate di pepe e di liquirizia, cacao, e fragola selvatica. Anche il Morgon 2020 di Jean-Paul et Charly Thevenet si distingue per la croccantezza del frutto, un vino da pic-nic, ben bilanciato da una buona acidità.
Non solo vino, infatti nell’ultima giornata si è svolto l’approfondimento dedicato al mondo del miele delle erbe e del pane; “BEe The Future”, questo il nome del laboratorio di analisi gusto-olfattiva a cura di Francesca Paternoster di Mieli Thun e Noris Cunaccia di Primitivizia, in collaborazione con Matteo Piffer di Panificio Moderno. Un incontro affascinante che ha messo in rilievo il lato umano di Vinifera. Un’esperienza affascinante tra l’assaggio dei mieli in chiave emotiva, l’importanza delle api e delle erbe spontanee dei boschi.
Merita una menzione anche la partecipazione della micro-torrefazione trentina I Druper Coffee, situata alle pendici della montagna Paganella. Una realtà in linea con la filosofia di vinifera, perché anche il caffè è un frutto che va rispettato; la cura comincia infatti già dalla scelta del caffè crudo da tostare. Come sottolinea Raimondo Morreale, affermato roaster in I Druper Coffee:“Il bello è che ogni caffè ha un’anima ed una storia da raccontare e a noi piace pensare che attraverso la passione dei torrefattori, il caffè può diventare una vera e propria esperienza sensoriale”.
Una manifestazione che ha riscontrato un successo consistente, con una qualità del pubblico attenta e interessata al lavoro dei tanti vignaioli presenti, risultando una vera e propria area di scambio tra produttori e consumatori, capace di condividere e stimolare la consapevolezza sul ruolo della viticoltura, dei vignaioli e di chi ne fruisce.
Fosca Tortorelli