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Le DOC del Piemonte: Malvasia di Casorzo d’Asti

Le Doc del Piemonte: Malvasia di Casorzo d'Asti


❂ Casorzo o Malvasia di Casorzo o Malvasia di Casorzo d’Asti D.O.C.
(D.P.R. 21/8/68 – G.U. n.267 del 19/10/1968; ultima modifica Reg. UE n.33/2019 – G.U.U.E. n.C225 del 5/7/2019)


zona di produzione
● in provincia di Asti: Casorzo, Grana, Grazzano Badoglio;
● in provincia di Alessandria: Altavilla, Olivola, Ottiglio, Vignale Monferrato;

base ampelografica
● rosato, rosso, spumante, passito: Malvasia di Casorzo min. 90%, per il complessivo rimanente possono concorrere da sole o congiuntamente le uve provenienti dai vitigni Freisa, Grignolino, Barbera e altri vitigni aromatici idonei alla coltivazione nella Regione Piemonte;

norme per la viticoltura
la resa massima di uva ammessa non deve essere superiore a 11,0 t/Ha in coltura specializzata e il titolo alcolometrico volumico minimo naturale deve essere di 10% vol.;

norme per la vinificazione
le operazioni di elaborazione delle uve per la produzione dei vini devono essere effettuate nel territorio della regione Piemonte;
la denominazione di origine controllata “Casorzo” o “Malvasia di Casorzo” o “Malvasia di Casorzo d’Asti” può essere utilizzata per designare il vino spumante naturale ottenuto con mosti o vini che rispondono alle condizioni previste dal presente disciplinare di produzione, a condizione che le operazioni di elaborazione di detti mosti o vini, per la produzione dello spumante, siano effettuate nella regione Piemonte;

il vino a Doc “Malvasia di Casorzo d’Asti” può essere elaborato nella tipologia “passito“, purché le uve fresche siano state sottoposte ad appassimento sulla pianta sino a portarle ad un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 15,00% vol.;
● il vino a denominazione di origine controllata “Casorzo” o “Malvasia di Casorzo” o “Malvasia di Casorzo d’Asti” nelle tipologie sopra descritte, all’atto dell’immissione al consumo può essere caratterizzato, alla stappatura del recipiente, da uno sviluppo di anidride carbonica proveniente esclusivamente dalla fermentazione che, conservato alla temperatura di 20° centigradi in recipienti chiusi, presenta una sovrapressione dovuta all’anidride carbonica in soluzione, non superiore a 2,5 bar;

norme per l’etichettatura
nella presentazione e designazione dei vini, con esclusione della tipologia spumante, è obbligatoria l’indicazione dell’annata di produzione delle uve;

legame con l’ambiente geografico
A) Informazioni sulla zona geografica
La zona di produzione di questo profumato vino dolce rosso comprende il territorio amministrativo dei comuni di Casorzo e Grazzano Badoglio in provincia di Asti, Vignale Monferrato, Altavilla Monferrato, Ottiglio e Olivola in provincia di Alessandria. La raccolta in genere avviene alla fine di settembre. È prodotto utilizzando uve di una particolare varietà di Malvasia a bacca nera con grappolo corto la Malvasia di Casorzo che è la base per la produzione di vini dolci profumati, frizzanti o spumanti, e più raramente, previo appassimento anche di ottimi passiti. Tale vitigno concorre alla formazione di questo vino per almeno il 90%; possono essere aggiunte uve di vitigni della tradizione piemontese come Freisa, Grignolino, Barbera o di altri vitigni aromatici.
B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
Il Malvasia di Casorzo ha una storia antica e la presenza in Monferrato, come vino importato, si fa risalire al XIII secolo. Probabilmente dal porto greco di Monenvasaia, grazie a navigatori veneziani abili nei commerci, arrivarono le primi viti di malvaxia che erano dette anche uve greche. È ben nota agli enologi per gli aromi particolari, tutti di elevata finezza. I descrittori percepiti: fruttati e floreali in particolare rosa, pesca, albicocca, ribes e lampone.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B)
Le colline dolci in cui si coltiva il vitigno Malvasia di Casorzo, rendono particolare questo prodotto che è fonte di reddito per l’agricoltura della zona del basso Monferrato.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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