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Ciliegiolo di Narni: qual è la strada giusta?

Rocca di Albornoz
Rocca di Albornoz

Autunno che sembra inverno, giornate all’insegna di piogge torrenziali, grandinate, valangate di neve, tornado, con la conseguenza di numerosi eventi rinviati a data da destinarsi…
A Narni invece, il 10 dicembre si è potuto svolgere un evento organizzato dall’Associazione Produttori Ciliegiolo di Narni e curato da Francesca Mordacchini Alfani e Carlo Zucchetti, presso la cantina dei Marchesi Ruffo della Scaletta e pranzo alla Rocca di Albornoz con ai fornelli nientemeno che i fratelli Sandro e Maurizio Serva del noto ristorante due stelle Michelin La Trota di Rivodutri (RI).
A un folto numero di esperti di settore sono stati presentati 44 vini, nuove annate digradanti fino al 2011, passando per 3 spumanti, 15 bianchi misti (grechetto, chardonnay, vermentino, trebbiano, malvasia), 17 Ciliegiolo di Narni e 9 rossi da altre uve (sangiovese, merlot, cabernet, montepulciano).

Ciliegiolo e altre bottiglie

Una panoramica del territorio, con focus sul ciliegiolo, vitigno che qui ha radici lontane, testimoniate da documenti risalenti al 1200. È diffuso principalmente nell’Italia centrale, in particolare nella confinante Toscana, dove è distribuito soprattutto nell’area maremmana in provincia di Grosseto, ma anche nel Chianti e nella provincia di Lucca, basti pensare che l’intera regione vanta quasi 1.000 ettari vitati a ciliegiolo, dei 1.800 totali a livello nazionale. In Umbria i numeri sono ovviamente più piccoli, meno di 400 ettari, ma a Narni questo vitigno gode di particolare interesse, tanto da avere ottenuto l’IGT con DM del 18 novembre 1995, pubblicato sul numero 284 della Gazzetta Ufficiale il 5 dicembre dello stesso anno.
logo Associazione Produttori Ciliegiolo di NarniL’Associazione Produttori Ciliegiolo di Narni è stata fondata nel 2014, il produttore Leonardo Bussoletti ne è il presidente, le aziende iscritte sono sette, ma in futuro si spera che aderiscano anche le altre attualmente mancanti.
Avendo avuto l’opportunità di degustare il Ciliegiolo di Narni anche in occasioni precedenti, mi è parso piuttosto evidente che c’è un approccio eterogeneo a questo vitigno da parte dei produttori, segno che ancora non è stato completamente inquadrato, o quantomeno una parte di essi ritiene che il vitigno possa esprimersi in modi differenti da quello per cui è più conosciuto. Per questa ragione ho deciso di rinviare a un successivo articolo le impressioni sui vini, preferendo esprimere prima le mie riflessioni sulla strada che sembra profilarsi.
In effetti il ciliegiolo umbro si distingue abbastanza da quello toscano per la sua spiccata indole fruttata e per una bevibilità leggiadra che conquista facilmente il consumatore. Non è certo un vino tannico, austero, la sua natura fresca e godibile si mantiene nei primissimi anni, poi tende a mutare verso toni più maturi di prugna e marasca. Di fatto vini di pronta beva, succosi, mai pesanti o troppo alcolici, perfetti per la buona tavola come il Ciliegiolo, facevano parte delle nostre abitudini quotidiane, grazie anche ai loro prezzi contenuti.
Il mondo però cambia, le esigenze, le mode e, quindi, i gusti non sono mai costanti, semmai suscettibili di condizionamento. Le ragioni sono molteplici, non necessariamente connaturate in noi, piuttosto stimolate da pubblicità invitanti, da promesse di maggiori piaceri o, come nel caso del vino, da correnti “ideologiche” che prendono piede sotto la spinta di questo o quel guru, di questa o quella guida.

L'Uovo di carciofo de La Trota
Un must de La Trota: l’Uovo di carciofo

Sappiamo bene quanto Robert Parker abbia influenzato i gusti dei consumatori di mezzo mondo, lasciando un evidente scia anche in Europa. Non solo, ma il “gioco” di premiare certi vini rispetto ad altri, perché corrispondono a quei parametri che lui e altri dopo di lui hanno considerato fondamentali, ha finito per spingere molte aziende a cercare di fare vini “che piacciono alle guide”. Negli anni ’90 da noi bastava che il Gambero Rosso premiasse con i 3 bicchieri un vino che questo diventasse ricercatissimo e il suo prezzo originario crescesse in modo esponenziale.
Oggi l’esportazione è diventata un’esigenza fondamentale (molte aziende arrivano anche all’80% di prodotto venduto in diversi Paesi esteri), perché da noi il consumo pro capite di vino ha subito per anni una decrescita e, anche in condizioni di consumo più stabili, la nostra popolazione non è più sufficiente a soddisfare la quantità di vino prodotto, poiché i volumi sono vertiginosamente aumentati negli ultimi vent’anni, di contro la popolazione italiana non cresce ed è sempre più anziana.

Bisque di gamberi di torrente, elicriso
Bisque di gamberi di torrente ed elicriso

Ecco allora che inserirsi in un contesto internazionale dove il nostro vino deve confrontarsi con un numero di competitori sempre più ampio e agguerrito, significa dover conoscere i gusti dei possibili destinatari, cosa tutt’altro che semplice o scontata. Negli States, già da tempo, l’asticella della valutazione dei vini è sempre più alta, perché chi valuta non può discernere da chi compra, così come da noi si acclamavano le “annate del secolo” sapendo bene quanto potesse influire sui mercati, in America devi ottenere almeno 95 punti sulle riviste specializzate più lette per sperare che i tuoi vini interessino a qualcuno.
Ovviamente parlo per eccessi, ma il sistema è questo, il condizionamento è inevitabile, così i produttori che fanno il vino “che piace al produttore”, o hanno la fortuna di incontrare quel gusto, o avranno non poche gatte da pelare per venderlo.
Tutta questa riflessione, temo un po’ tediosa, per dire che non sono affatto stupito se anche nel comprensorio di Narni ci sono aziende che tentano strade diverse, consapevoli che il Ciliegiolo di Narni, così com’è, puro e bello, non arriverà mai a quei punteggi stratosferici che ti permettono di ricevere ordini di bancali.

Un indimenticabile Piccione
Un indimenticabile Piccione

E sappiamo che la formula da adottare per sperare di arrivarci è quella di fare un vino con maggior corpo e capace di invecchiare, con toni meno varietali e più “conditi” con la speziatura; il metodo principale per ottenere questo risultato è fare macerazioni più lunghe e maturazione in legno, magari piccolo.
Non è però una formula applicabile così, senza fare a monte una serie di valutazioni: il ciliegiolo ha le caratteristiche per poter diventare un vino complesso e longevo? Le vigne e i suoli, l’esposizione e il microclima sono quelli giusti per arrivare a un simile risultato? Probabilmente non sempre, quindi attenzione a non cadere in questo pericoloso trabocchetto, rischiando di perdere l’identità del vino. È una storia che abbiamo già vissuto in un’infinità di altre denominazioni, derive verso un concetto di vino costruito secondo specifiche forme enologiche, che ha fortemente assottigliato le differenze e ne ha sottratto spesso la vera anima. Ben venga il successo, ma senza trasformare un vino così piacevole in uno dei tanti vini sì complessi e longevi, ma meno distinguibile dagli altri; se proprio si vuole farne una versione “superiore”, è bene ponderare la strada da percorrere per ottenerlo, perché il Ciliegiolo di Narni oggi si riconosce a occhi chiusi, non vanifichiamo questa sua fortunata condizione.

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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