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Azienda Agricola Boffalora: la Sassella di Giuseppe Guglielmo

Fotografie di Danila Atzeni

Giuseppe Guglielmo

Ho sempre sostenuto che i terrazzamenti della lombarda Valtellina, antichissima area vitivinicola in provincia di Sondrio, siano spettacolari, stupendi, a tratti unici proprio per la tipica esposizione a strapiombo che rende la viticoltura – da queste parti – una ragione di vita più che un semplice lavoro. Circa un mese e mezzo fa ho incontrato Giuseppe Guglielmo, titolare dell’Azienda Agricola Boffalora, e ho capito una cosa: tutto ciò che in questi anni ho potuto ammirare in termini di spettacolarità non è che il 30-40% del potenziale della Valtellina. La sua Cantina si trova nel borgo di Castione Andevenno, dove si sviluppa la sottozona Sassella, indubbiamente tra i comuni più vocati del comprensorio. Sguardo fiero, profilo basso, tanta umiltà e capacità di ascolto, queste le qualità che saltano all’occhio dopo appena mezz’ora in sua compagnia.

Boffalora vigne

Dopo aver compreso il mio desiderio di approfondire il territorio, di percorrere su e giù i ripidi pendii scoscesi che caratterizzano queste vigne, Giuseppe mi ha prontamente invitato a salire sul suo fuoristrada, non prima di aver posto una semplicissima domanda: “Andrea soffri di vertigini per caso? Vorrei mostrarti parte dei miei vigneti, quelli più spettacolari, il mio amato “Belvedere”. Con fare spavaldo ho rassicurato il mio interlocutore, errore madornale, anche se col senno di poi non posso che ringraziarlo per questa stupenda esperienza. Giuseppe guida il suo fuoristrada, tra i terrazzamenti a strapiombo della Sassella, con la tranquillità di un impiegato che si reca al lavoro sfruttando l’autostrada A4 Torino-Milano. Ciò dimostra che tra questi ripidi pendii ci è nato e cresciuto, che ha consumato prima le suole delle scarpe e successivamente gomme su gomme della Jeep. L’utilizzo di una normale auto è praticamente impossibile, considerando il terreno dissestato, il suo atteggiamento, la sua filosofia e il suo credo si riflettono magicamente con il territorio, un tutt’uno tra uomo e natura selvaggia.

Boffalora vigne

Arrivati in una piazzuola, che di piazzuola aveva poco e niente, abbiamo iniziato un percorso di trekking all’ultimo stadio di difficoltà, ma una volta giunti in cima abbiamo potuto ammirare un vero e proprio spettacolo della natura impossibile da raccontare a parole, fortunatamente ci sono gli scatti di Danila Atzeni che ringrazio per l’ennesima volta.
Come nasce l’Azienda Agricola Boffalora? Queste le parole di Giuseppe: “Facevo il carrozziere e guadagnavo bene. Ogni mese avevo lo stipendio sicuro! Poi è morto il padre di mia moglie, e ci siamo trovati davanti a un bivio: cosa ne facciamo delle vigne? Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo scelto. Ed eccomi qua. Sono nato prima come apicoltore, nel 2002, ma nel 2005 è iniziata l’avventura con la vigna e un amore vero e proprio. Per alcuni anni ho conferito l’uva ad altre aziende, ma dal 2009, spinto dalla voglia di raccontare un’altra storia, ho iniziato a produrre i miei vini, risultato dell’attaccamento alla mia terra.

Boffalora botti

L’amore che Giuseppe nutre per le sue vigne è palpabile, lo si evince da come ne parla. Ancor di più lo è il rispetto che riserva nei confronti della natura e l’ambiente circostante, lo stesso che egli vive ogni giorno respirandone l’aria, bevendone l’acqua, consumando i prodotti di una terra altamente vocata, ma difficile, ardua da coltivare. La viticoltura da queste parti, al pari della coltivazione delle mele o delle patate, è nata per ragioni di sussistenza, non certo di moda o peggio speculazione, ma la vigna è ancora più antica, si parla d’epoca carolingia (750- 987 d.C.). L’uva chiavennasca (clone di nebbiolo valtellinese) ma non solo, veniva allevata per produrre vino che serviva perlopiù a nutrire tutte quelle persone che ogni giorno si spaccavano la schiena tra i terrazzamenti. Giuseppe, con lo stesso spirito di allora, vuole ricondurre il concetto di vino in Valtellina a tutto ciò che è essenziale, spontaneo, artigianale e, lungi dal voler confondere le idee al consumatore, naturale. Pur non appartenendo a nessuna categoria specifica la sua missione la dimostra con i fatti, non con le parole: trattamenti ridotti al massimo, vengono lasciati inerbiti i filari, si lavora in regime di lotta integrata, una scienza che se studiata con passione e il giusto approfondimento può risultare efficace così da poter fare a meno dei prodotti di sintesi. L’esperienza maturata come apicoltore in tal senso ha giovato molto.

Boffalora anfora

Un’altra volta è doveroso da parte mia riportare le parole di Giuseppe: “La passione e l’amore per la Terra mi hanno portato dove sono oggi e il rispetto della natura mi consente di preservare la ricchezza del nostro territorio dall’incuria e dall’abbandono, rispettando il lavoro svolto dalle generazione che mi hanno preceduto, godendo della bellezza unica di un grande patrimonio.”
Le vigne, in totale 3 ettari di proprietà, sono di piccole dimensioni, non potrebbe essere altrimenti considerando le caratteristiche del territorio; dislocate in località Balzarro, a 400 metri sul livello del mare, godono di brezze particolarmente favorevoli. Non dimentichiamo inoltre che la Valtellina è una regione geografica alpina caratterizzata da un ambiente pedoclimatico unico per certi versi, l’area è corrispondente al bacino idrico del fiume Adda a monte del lago di Como, assieme alla Valchiavenna formano la provincia di Sondrio e con la Punta Perrucchetti, alta 4.020 metri e appartenente al Massiccio del Bernina, raggiunge la massima altitudine della regione. Il terreno in Valtellina, dunque anche nella sottozona Sassella, è principalmente di tipo sabbioso. Durante il periodo del ritiro dei ghiacciai, che coprivano interamente la regione, i rilievi si sono formati per via dello sfaldamento delle rocce granitiche. Il terreno è dunque di tipo permeabile, particolarmente indicato alla coltivazione della vite. I ristagni d’acqua sono rari e, nonostante il cambiamento climatico che ha coinvolto alcune annate – soprattutto recenti – è piuttosto difficile che in Valtellina la vite soffra di stress idrico. C’è un motivo particolare: le radici, in special modo quelle della chiavennasca, sono in grado di attraversare la roccia anche per 5/6 metri in profondità; così facendo riescono a trovare l’acqua, fonte di nutrimento per la pianta.

Giuseppe Guglielmo

La Cantina Boffalora è nata nel 2002, deve il nome al toponimo di una delle vigne principali dell’Azienda e richiama il soffiare del vento: quest’ultimo in Valtellina porta il nome di Breva e Tivano, di giorno dal lago di Como sale la Breva e di notte in senso opposto scende il Tivano. Questo elemento è fondamentale, perché assicura uve perfettamente sane e importanti escursioni termiche, fattore determinate per gli aromi del vino. Per Giuseppe la cura del dettaglio è parte integrante del proprio lavoro, gli attuali tre ettari di proprietà comprendono anche piante centenarie, ne è un fulgido esempio la vigna Canovi, coltivata col sistema a rittochino, ovvero piantando le viti da nord a sud sulla linea di massima pendenza. È proprio nell’area denominata Boffalora che nel 2008 avviene un recupero meraviglioso di mezzo ettaro di bosco convertito in vigneto, un lavoro indubbiamente non facile che, concettualmente parlando, fa ben sperare per il futuro dell’intera Valtellina.

Boffalora vigne

Questo fazzoletto di terra è allevato con filari a girapoggio, dunque paralleli alla valle.
Caparbietà e voglia di tornare alle origini per Giuseppe sono il pane quotidiano, e il duro lavoro che ogni giorno lo vede protagonista rappresenta il sale che rende questo pane molto più saporito. Successivamente, nel 2013 e 2015, altri due appezzamenti sono entrati a far parte della Cantina: il primo caratterizzato da notevole pendenza dove il nostro protagonista ha sperimentato un nuovo clone di nebbiolo, il secondo è in località Guasto. Tra le cose più affascinanti che ho potuto ammirare, percorrendo su e giù i ripidi sentieri che portano ai terrazzamenti, vi è senza ombra di dubbio l’incredibile biodiversità che regna sovrana tra le sue vigne. Tra i filari è possibile trovare erbe officinali, aromatiche tra cui rosmarino, fiori e piante spontanee cresciute probabilmente durante il periodo dell’abbandono dei vigneti. Molto importante è la presenza del bosco che ha una funzione termoregolatrice, inoltre le vigne in Valtellina godono di ben 1900 ore di sole l’anno, le stesse di Pantelleria che si trova geograficamente agli antipodi. Un elemento che non passa certo inosservato è il fattore determinante “ore di lavoro per ettaro”: se in Piemonte ne bastano in media 330, fra queste colline pseudo montante ne occorrono 1200.
La cantina, disposta su due livelli, è stata ricavata all’interno di un casolare caratterizzato dalla pietra, icona del territorio: al piano interrato son presenti le botti per l’affinamento dei vini, il livello superiore è adibito a locale di vinificazione e stoccaggio. Dal 2013, inoltre, è stato aggiunto il classico fruttaio utilizzato per l’appassimento dello Sforzato; il locale è costantemente aperto e ventilato, condizione fondamentale per la produzione dello storico vino valtellinese. Ho avuto la possibilità di degustare 4 etichette distinte che approfondirò, con dovizia di dettagli, nelle prossime pubblicazioni. I vini in questione sono: Rosso di Valtellina Umo 2019, Valtellina Superiore Nebbiolo Pietrisco 2017, Valtellina Superiore La Sàsa Riserva 2017 e Sforzato di Valtellina Runco de Onego 2018.

Andrea Li Calzi

Andrea Li Calzi

È nato a Novara, sin da giovanissimo è stato preso da mille passioni, ma la cucina è quella che lo ha man mano coinvolto maggiormente, fino a quando ha sentito che il vino non poteva essere escluso o marginale. Così ha prima frequentato i corsi AIS, diplomandosi, poi un master sullo Champagne e, finalmente, nel giugno del 2014 ha dato vita con la sua compagna Danila al blog "Fresco e Sapido". Da giugno 2017 è entrato a far parte del team di Lavinium.

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