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Dingač 2016 Vedran Kiridžija

Vedran Kiridžija
Vedran Kiridžija

La penisola di Pelješac, situata nella parte meridionale della costa dalmata della Croazia, è sicuramente uno dei posti più belli al mondo per una vacanza soleggiata su spiagge sia di ghiaia sia di sabbia che sono circondate da acqua cristallina. È una penisola lunga circa 70 km, ma molto allungata, circa 7 km nel punto più stretto e si collega alla terraferma attraverso l’istmo tra i paesi di Ston e Mali Ston, famosi per l’antica muraglia che li unisce e per le favolose ostriche. Il clima qui è molto mite, perciò è una terra ricca di vigneti che producono vini deliziosi, sicuramente influenzati dal terreno e dalla quantità di sole, considerati da molti tra i migliori della Croazia, tra cui uno dei vini rossi più famosi è il Dingač, derivato dalle uve del plavac mali prodotte nelle vicinanze di Potomje da viti piantate ad alberello su terreni molto erti in cui la pendenza aumenta vertiginosamente con il loro arrampicarsi dalla costa del mare verso la cima delle alture.
Gli acini dell’uva hanno un colore nero bluastro, sono piccoli e molto succosi. Il Dingač è stato il primo vino in Croazia e in tutta l’ex Jugoslavia a ottenere la protezione della denominazione di origine già nel 1962, quando era faticosissimo da produrre. Fino al 1973, infatti, il trasporto delle gerle cariche di grappoli avveniva a dorso d’asino o di mulo salendo su una strada poderale a tornanti fino a una cresta di oltre 400 metri di altitudine per scendere verso le cantine dalla parte opposta di Potomje. Poi è stato finalmente scavato nella roccia sotto la cresta uno stretto tunnel di circa 400 metri che ha permesso di portare i grappoli in cantina in casse e cassette con piccoli automezzi e Dingač non è stata più isolata, rinascendo a una nuova vita enologica.
Ricordo una degustazione comparativa di una trentina di vini Dingač di nove aziende delle annate dal 1995 al 2016 che era stata condotta quattro anni fa dal giornalista enologico Ivo Kozarčanin. Qualità e stile impressionanti che ci hanno lasciato tutti a bocca aperta. Di solito i  vini croati si bevono fin troppo presto, eppure il miglior vino era stato il Dingač del 2008, un vino che aveva già dieci anni. Quel vino era pura perfezione, di grande potenza e calore con un 15,5% di alcool ed eccezionale in termini di equilibrio e complessità, senza aromi terziari e con molto fruttato ancora in pieno sviluppo dopo tutti quegli anni senz’alcun segno di cedimento né perdita d’intensità, come uno dei migliori Barolo o Barbaresco.
Il produttore di questo vino era Vedran Kiridžija, ex marinaio proveniente da una famiglia di viticoltori da secoli, fin dai tempi antichi della Repubblica marinara di Dubrovnik, ma che in poco tempo ha conquistato la popolarità tra gli appassionati di vino imbottigliando in proprio soltanto dal 1995 dai dieci ai dodicimila litri di vini l’anno dai suoi circa 20.000 ceppi di vite di età sui 30 anni, tanto che perfino le annate più recenti del Dingač (da quattro a seimila bottiglie l’anno a seconda dell’andamento dell’annata) sono a malapena reperibili sul mercato. Vedran Kiridžija fa anche altri vini come il Plavac, preferito da molti ristoranti locali, e il Tajano, un taglio più fresco del plavac mali con marselan e cabernet sauvignon, ideale per succose bistecche alla griglia, oltre all’ambizioso Kontra, un assemblaggio a metà tra il suo Dingač e il Babić di Leo Gracin in cinque barriques, quindi tra i due vini più rinomati di due produttori dalmati molto apprezzati, le cui uve provengono dai loro due vigneti di Dingač e di Primošten e vengono vinificate separatamente.

Dingač 2016 Vedran KiridžijaIl Dingač 2016 di Vedran Kiridžija è un vino rosso secco di eccezionale qualità che è maturato in piccole botti di rovere ungherese, cosa che lo distingue dal quello maturato dagli altri nelle botti di Slavonia o di Francia, ma anche  da quello delle 300 bottiglie dell’annata precedente, la 2015, maturato sperimentalmente in una barrique francese. Di colore rosso rubino intenso e luminoso con riflessi violacei, attacca con profumi di ciliegia e di prugna che aprono un bouquet di aromi di frutti di bosco dolci e scuri, ribes nero, mirtilli e carruba fra sfumature di erbe aromatiche, tra cui la menta. In bocca è estremamente succoso, concentrato, gustoso, di consistenza morbida e rinfrescante fra note di menta e con un leggero fumé. La mineralità che si rileva appena all’olfatto con la fragranza della brezza di mare si conferma al gusto con un leggero retrogusto di salsedine ben coperto dalla dolcezza dei piccoli frutti maturi. Alla fine, però, una sensazione di calore conferma senza dubbio che si tratta di un’eccellente versione di plavac mali con una notevole potenzialità di ulteriore affinamento. Consiglierei di servirlo a una temperatura da 18 a 20 °C con piatti di carni in umido e costate di bue, ma è sorprendentemente perfetto anche per tranci di pesci di mare grigliati o arrostiti.

Mario Crosta

Tipologia: Z.O.I. Dingač
Vitigni: 100% plavac mali
Titolo alcolometrico: 15%
Produttore:
KIRIDŽIJA
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 25 a 28 euro

Mario Crosta

Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del settore gomma-plastica in Italia e in alcuni cantieri di costruzione d’impianti nel settore energetico in Polonia, dove ha promosso la cultura del vino attraverso alcune riviste specialistiche polacche come Rynki Alkoholowe e alcuni portali specializzati come collegiumvini.pl, vinisfera.pl, winnica.golesz.pl, podkarpackiewinnice.pl e altri. Ha collaborato ad alcune riviste web enogastronomiche come enotime.it, winereport.com, acquabuona.it, nonché per alcuni blog. Un fico d'India dal caratteraccio spinoso e dal cuore dolce, ma enostrippato come pochi.

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