Alto Adige Wine Summit, vino e turismo per la prima volta a Bolzano per raccontare il territorio
Poco meno di un mese fa Bolzano è stata protagonista della prima edizione del Wine Summit, manifestazione che si è svolta dal 21 al 24 settembre scorso, rivolta sia alla stampa nazionale e internazionale, sia al pubblico di appassionati, tesa principalmente a far conoscere il territorio dell’Alto Adige, i suoi vini e le sue peculiarità.
Il Consorzio Vini dell’Alto Adige e l’agenzia Fruitecom per l’affiancamento alla stampa hanno delineato programmi differenziati, dove pubblico e giornalisti sono riusciti a vivere momenti significativi, non solo dal punto di vista degustativo, ma soprattutto dallo scambio esperienziale e sensoriale che solo il territorio riesce a dare.
Oltre cento giornalisti presenti, in prevalenza stranieri, ulteriormente suddivisi in master class, visite e degustazioni in linea con il settore specifico di riferimento, più orientati alle degustazioni tecniche coloro che si occupano prettamente di vino e con maggiore attenzione a visite del territorio, coloro che sono specializzati in turismo del vino.
Un primo interessante momento di degustazione, si è svolto nel pomeriggio della prima giornata nella suggestiva “Cantina nella roccia” del Centro di Sperimentazione di Laimburg, che ha visto la partecipazione di ben quattro produttori altoatesini, che hanno sicuramente marcato la storia dei vini dell’Alto Adige negli ultimi trent’anni. Luis Raifer della Cantina Colterenzio è stato tra i primi a virare dalla quantità alla qualità produttiva, Alois Lageder, produttore che per primo si è spinto verso la biodinamica in vigna, Hans Terzer di San Michele Appiano tra gli enologi più innovatori della regione e Josephus Mayr del Maso Unterganzner di Bolzano tra i vignaioli più liberi e più orientati alla produzione di vini rossi; ciascuno di loro ha brevemente raccontato la propria esperienza personale e di come sia cambiata la vitivinicoltura altoatesina, dalla crisi dei primi anni ’80 fino alla ricerca e rinascita produttiva mirata a vini di qualità. Non sono inoltre mancate ipotesi sul futuro dei vini altoatesini, considerando che in seguito agli impellenti cambiamenti climatici, il mondo del vino si deve adeguare e lavorare per rinnovarsi anche nella ricerca, puntando e studiando i nuovi vitigni resistenti incrociati con varietà tradizionali.
Con loro è stato invitato a parlare anche Heinz Winkler, famoso cuoco altoatesino che in Germania ha conquistato 3 stelle Michelin.

Tra i vini in degustazione si è potuta apprezzare la longevità degli stessi, ben quattro le referenze selezionate, il Sauvignon Sanct Valentin 2002 di St. Michael Eppan, connotato da una nota di uva spina e una delicata nota esotica, di estrema eleganza e pulizia, decisamente un vino sorprendente; non da meno l’Alto Adige Chardonnay “Löwengang” 1994 di Alois Lageder, dove si sono avvicendate note di cedro, spezie dolci e una nota di fiori leggermente appassiti in sottofondo; va ricordato che il 1994 fu uno dei primi anni in cui si iniziavano a percepire i primi mutamenti climatici. È stata poi la volta dei rossi e anche qui le sorprese non sono mancate, spettacolare il Lagrein Riserva 1998 di Josephus Mayr, annata decisamente positiva, una vera esplosione di profumi, grande profondità e sapore, altrettanto intrigante il Cabernet Sauvignon Lafoa 1989 di Colterenzio, coinvolgente all’olfatto con sentori di ribes, pepe, coriandolo, amarena e una perfetta corrispondenza al palato.
Davvero una panoramica interessante, ma come hanno concluso i quattro produttori, bisogna lavorare sul futuro, il mondo del vino si deve adeguare e trovare la strada giusta per rinnovarsi anche nella ricerca, puntando sui vitigni resistenti incrociati con varietà tradizionali, lavorando in vigna in modo attento e coscienzioso.
Finita la degustazione si è proseguito con una cena a buffet, dove sono stati serviti deliziosi assaggi della cucina locale, con diverse referenze in assaggio.

Nella giornata successiva, prima di passare alla tanto attesa Anteprima, momento fulcro della Kermesse dedicata alla presentazione di una selezione di vini non ancora presenti sul mercato, la mattina si è svolta la Masterclass “I vini altoatesini in un confronto internazionale“, che ha avuto luogo sempre nella cantina della roccia ed è stata condotta da Walter Speller, esperto di vini italiani per conto di Jancis Robinson.
Una degustazione di sedici vini, con batterie a confronto tra referenze altoatesine e quelle provenienti da diversi paesi quali Australia, Oregon, Nuova Zelanda, Francia, Germania, che ha sicuramente destato qualche perplessità, in particolare da parte della stampa nazionale, che ha visto l’intervento sicuramente orientato più per i giornalisti stranieri; anche per la scelta dei vini altoatesini selezionati direttamente da Speller, che non sono sembrati del tutto idonei a tale confronto.
Prima di entrare nel vivo dell’anteprima, si è svolto il pranzo in vigna sul Lago di Caldaro, presso il Ristorante Seehof Keller, locale caratteristico all’interno di un antico maso del 1500 e dalla cui terrazza si gode del bellissimo panorama del lago di Caldaro, un momento campestre e naturale di grande effetto.
L’Anteprima si è svolta presso il MEC di Fiera Bolzano, dove sono stati organizzati i banchi di assaggio dedicati alla presentazione di una selezione di vini non ancora presenti sul mercato, tra cui alcuni campioni del 2016 e le riserve dell’annata 2015.
Un vero e proprio viaggio alla scoperta della terra vinicola Alto Adige, dove è senza dubbio emersa la qualità delle etichette proposte, oltre alla possibilità di dialogare di persona con i diversi produttori presenti, rendendo il momento di conoscenza e confronto estremamente interessante.
Lo spazio fiera ha ospitato nel giorno successivo un ulteriore appuntamento, aperto anche al pubblico di appassionati, sotto il nome di Wine Stories, un percorso alla scoperta del vino attraverso diverse sezioni, con una esposizione multimediale studiata per far vivere storie e peculiarità del vino altoatesino.
Diverse realtà giovani e meno note, che vanno sicuramente seguite e approfondite, affiancano le aziende più solide che contraddistinguono la produzione dell’Alto Adige.
Bilancio molto positivo per il Consorzio Vini Alto Adige, che in questa prima edizione è riuscito a coinvolgere una platea di esperti di rilievo internazionale, senza trascurare gli appassionati e i consumatori locali.
Considerando che è stato il numero zero, la manifestazione si è rivelata istruttiva; forse bisognerebbe puntare di più a qualche visita sul campo, coinvolgendo anche le aziende non solo per far degustare i vini in uno spazio neutro, ma per aprire le porte delle proprie cantine, in modo da vivere in profondità il vino altoatesino con il suo territorio e le sue specificità.