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Progetto Rebellis, l’animo ribelle che rivolge lo sguardo all’ambiente

Vigna Rebellis Gianni Tessari
Gianni Tessari e la vigna Rebellis

Oggi nella scienza e nella ricerca legata alla viticoltura si parla sempre più spesso di “nuovi vitigni innovativi”; si tratta di varietà che oltre a essere tolleranti alle malattie fungine, sono senza dubbio più vicine all’ambiente. Si sente sempre più spesso parlare dei PIWI, ossia i “pilzwiderstandsfähig” in tedesco, che sono appunto vitigni resistenti alle malattie. Questi vitigni nascono tramite Incroci fra Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis. Attraverso l’allevamento e la selezione mirati, vengono creati nuovi vitigni innovativi che consentono di rendere la viticoltura più sostenibile e di affrontare le sfide future. Molto diffusi nelle regioni viticole tedesche come Rheinhessen, Franconia e Palatinato, i PIWI stanno pian piano occupando il loro spazio anche in Italia; in particolare Trentino, Alto Adige, Friuli e Veneto, sono sicuramente tra le regioni in cui si fa più ricerca.

Vigna Rebellis

Spirito innovativo e voglia di guardare al futuro, questo l’approccio di Gianni Tessari, che si è avvicinato alle varietà resistenti con interesse e di cui segue studi e prove di vinificazione da diversi anni.
Dopo l’esperienza nell’azienda di famiglia, per Gianni Tessari nel 2013 nasce una nuova sfida, quella di esprimere la propria statura di vignaiolo attraverso il confronto con tre terroir, tra loro diversi e complementari: 55 ettari di vigneto distribuiti in tre aree DOC (a Roncà per il Lessini, Soave e Sarego per i Colli Berici).
Nasce così il progetto Rebellis, che già dal nome vuole far intuire la sua anima ribelle; questo nuovo vino si ribella alle consuetudini, proprio a partire dall’uva scelta, ossia la varietà Solaris. Il vigneto è frutto di un nuovo impianto a 550 metri d’altezza a San Giovanni Ilarione, nella Valle d’Alpone (Verona), in un ambiente relativamente nuovo per la viticoltura.
Come racconta Gianni Tessari: “Un terreno acquistato nel 2012, quando già si intuiva che per via dei cambiamenti climatici ci si sarebbe dovuti spostare a quote più alte; certo qui da noi c’è la durella che si presta all’altitudine, ma noi produttori abbiamo la voglia di sperimentare e fare qualcosa di nuovo. Avevo inoltre seguito la sperimentazione di questi vitigni resistenti e questa mia sperimentazione è arrivata con la loro approvazione nel 2013 in provincia di Verona, per cui abbiamo scelto di piantare il Solaris. Nei tre anni successivi dall’impianto ci siamo interrogati sulla tipologia da proporre e alla fine nel 2017 abbiamo affrontato la prima vendemmia”.

Vigna Rebellis

Il vigneto è esposto a sud-est e viene coltivato a pergola semplice, con una resa, per una varietà limitata a 70 quintali.
Quella del 2017 è stata la prima vendemmia, per questo vino è stata scelta una vinificazione in acciaio con lieviti indigeni; un vino carico nel colore che come racconta Gianni;” era inizialmente vino molto chiuso, quasi respingente; partito con una fase riduttiva importante. Il Solaris già dopo qualche mese sembra molto maturo, già pronto e porta a note terziarie.

Rebellis

La finezza non è la sua forza è un vino più rustico”. Diversa l’espressività della 2018, che si alleggerisce e ne guadagna in finezza, giocata su note di agrumi e fiori, più snella anche se non particolarmente lunga al palato. Su altro registro la 2019, dove con il passare delle vendemmie e la maggiore conoscenza della varietà, si è optato per una vinificazione in anfora di terracotta. Come sottolineato da Gianni: “Per l’esperienza avuta con le due prime annate, abbiamo spostato di 6/8 mesi la commercializzazione perché ci siamo accorti che questo vitigno dà vita a vini che sembrano inizialmente pronti ma che poi evolvono in maniera anomala. Col tempo invece raggiungono la loro identità. La fermentazione avviene sulle bucce per 5-7 giorni con lieviti indigeni e poi travaso in anfora con i suoi lieviti”.
Anche qui il colore va nelle tinte giallo dorato, ma il profilo olfattivo si rivela intrigante con note balsamiche e fruttate di pesca e albicocca. Senza dubbio coinvolgente al palato e piacevole al sorso.
Anche la scelta della bottiglia e della sua etichetta non è stata casuale, l’idea che si vuole sottolineare è proprio quella di un prodotto che si vuole distinguere, un vino totalmente diverso con impronta unica, una voce fuori dal coro.
Un progetto quindi che guarda al futuro, attraverso prove e sperimentazioni che permettono di comprendere la direzione da prendere.

Fosca Tortorelli

Fosca Tortorelli

È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, Ambiente e Storia, la tesi sperimentale dal titolo “Reinterpretare le Cellae Vinariae. Ambiente, Processo, Produzione” e una successiva pubblicazione in collaborazione con la Prof. Muzzillo F. dal titolo “Vitigni del Sud: tra storia e architettura” (Roma Natan Edizioni, 2012). Ha conseguito il Master Sommelier ALMA-AIS (luglio 2016) presso ALMA a Colorno (Parma). Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione di rilievo nel settore enogastronomico. Fa parte anche dell’associazione Donne del Vino, ha scritto sulla rivista l’Assaggio, oltre che su diverse testate registrate e ha preso parte alle degustazioni per la Guida Vitae, per la guida Slow wine 2017 e per la guida Altroconsumo. Dal 2018 è giornalista pubblicista.

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