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Nizza Docg, non solo un progetto di vino


Logo Nizza dieci anniFin dai primi sorsi (e anche nei successivi…) credo che sia apparso chiaro a giornalisti e addetti ai lavori presenti a Orizzonte Nizza 2012, l’evento organizzato ad inizio maggio all’interno del ristrutturato ed accogliente Foro Boario di Nizza Monferrato dall’omonima Associazione Produttori per presentare l’annata 2009 della Barbera d’Asti Superiore “Nizza”, l’obiettivo di produrre un vino con caratteristiche uniche e inconfondibili, un marchio di territorio indelebile ed inequivocabile, un prodotto ricco e intrigante, che sicuramente non sarà compreso ed apprezzato da tutti, che dividerà opinioni e pareri, che in questo momento è forse in controtendenza con gusti e costumi del mercato, ma certamente con il potenziale per far uscire dall’anonimato il vitigno più coltivato (e, ahimè, spesso più bistrattato) del Piemonte.
Vini estremamente concentrati e dal tenore alcolico non indifferente (caratteristiche che però enologi e agronomi ritengono inscindibili se si vuole raccogliere l’uva a piena maturazione, in quanto insita nel vitigno Barbera, ricco di zucchero) ricchi di colore, polpa, frutto grazie alla grande attenzione nella raccolta di un’uva giunta completamente a maturazione, ma anche di note speziate e di vaniglia, regalate dai lunghi soggiorni in legno, ritenuti necessari per addomesticare il caratteristico nervo e acidità di questo vitigno.
Qualità e caratteristiche che hanno fatto da filo conduttore e che sono prepotentemente emerse nel corso della degustazione alla cieca delle 24 Barbera Superiore Nizza figlie del 2009, annata nel complesso alquanto calda, con un inverno con piogge abbondanti seguito da un’estate tra le più calde degli ultimi 50 anni, con alcuni temporali che hanno però evitato stress idrici.
Malgrado una parte dei vini fossero ancora in botte o in acciaio per completare il periodo di affinamento, nella maggioranza dei casi ho rilevato una buona pulizia, qua e là un po’ di eccesso, ma rispecchianti pienamente filosofia e intenzioni dei produttori che animano l’Associazione Produttori del Nizza.

Colline del NizzaTra tutte ho riscontrato un buon equilibrio, una frutta croccante in bocca e leggere note di vaniglia nel Nizza “Le Nicchie” dell’azienda nicese La Gironda. Avvolgente, caldo, note balsamiche e speziate, buona persistenza nel “Bricco Dani” dell’Azienda Agricola Villa Giada di Agliano Terme. Caratteristiche che ho ritrovato nel “Laudana” dei Viticoltori Associati Vinchio Vaglio Serra, nel “La Court” di Michele Chiarlo e nel “Nizza” di Paolo Avezza di Canelli, anche se in questi vini al momento spiccano ancora i sentori alcolici e le note di legno, mentre note vegetali e balsamiche prevalevano nella “Riserva della Famiglia” di Coppo di Canelli. Frutta matura all’olfatto e al palato, buona sapidità, finale leggermente mandorlato nel “Vigna dell’Angelo” della Cascina La Barbatella di Nizza Monferrato; rubino acceso, maggior freschezza, dolcezza e sapidità nella “Nizza” della Cantina Tre Secoli di Mombaruzzo. Leggere note di caffè, beva netta, fresca e pulita nel “Vigna delle Rose” di Franco Mondo di San Marzano Oliveto.
Tra i “campioni di botte”, tipologia che francamente trovo un po’ fuori posto in anteprime dedicate a giornalisti, buyer e ristoratori considerando le possibili varianti che possono intercorrere fino all’imbottigliamento, naso pulito, discreti equilibri e piacevolezza nei vini di Cascina Garitina di Castel Boglione (che in bottiglia si chiamerà “Neuvsent“), di Malgrà di Bazzana di Mombaruzzo (“Mora di Sassi“), di Erede di Chiappone Armando di Nizza Monferrato (“Ru“) e delle Antiche Cantine Brema di Incisa Scapaccino.

Colline del Nizza, sullo sfondo FontanileUna prima importante verifica del potenziale evolutivo di questi vini con il trascorrere del tempo e nel tempo la si è avuta quindi nella verticale di ben 8 annate, a ritroso dal 2008 al 2000, con la sola esclusione del 2002 poiché la Barbera Superiore Nizza non fu prodotta a causa delle pessime condizioni atmosferiche registrate pressoché tutto l’anno (pioggia, freddo e grandine in quantità industriali!), un paio di produttori per annata, una significativa carrellata per una prima verifica della giovane storia di questo vino, ma soprattutto la sua capacità di reazione alle diversità e alle difficoltà di ogni singola annata.
In questo modo per il 2008 “scendevano in campo” Paolo Avezza e Tenuta dell’Arbiola, 2007 con Antiche Cantine Brema e Tenute del Vallarino, la classica 2006 con Tenuta Olim Bauda e Erede di Chiappone Armando, lo scontroso 2005 con Baravalle e Gazzi Antonia. Quindi l’iperproduttivo 2004 con La Gironda e Cascina Giovinale, l’ostico 2003 con Franco Mondo e Coppo, l’equilibrato 2001 con Michele Chiarlo e Guasti Clemente e infine il caldo 2000 rappresentato da Bersano e Cascina La Barbatella.
Personalmente ho riscontrato un costante decrescere dell’iniziale esuberante freschezza, tannicità legnosa, invadente tenore alcolico a favore di un maggior equilibrio, morbidezza e piacevolezza nella beva mano a mano che si andava indietro con gli anni, con un’ottima tenuta di colore, scarsi segni di ossidazione, note di caffè, spezie, frutta sotto spirito, privilegiando la “Anssèma” 2004 di Cascina Giovinale, la “Vigna delle Rose” 2003 di Franco Mondo, “La Court” 2001 di Michele Chiarlo e soprattutto “La Vigna dell’Angelo” della Cascina La Barbatella per la notevole freschezza, equilibrio e persistenza in bocca a una dozzina d’anni dalla vendemmia.

Gianluca MorinoL’Associazione Produttori del Nizza tra l’altro quest’anno festeggia il decennale della sua costituzione, il 19 novembre 2002, in seguito al riconoscimento della sottozona Barbera d’Asti Superiore Nizza. E quale miglior modo di festeggiare se non regalandosi la richiesta di riconoscimento della Nizza Docg, liberandola quindi dalla condizione di “sottozona” del Barbera d’Asti Superiore Docg, apportando decise modifiche all’attuale disciplinare del Barbera d’Asti. Si parte con la conferma della zona di produzione ristretta in 18 comuni (rispetto ai 169 in cui è possibile produrre Barbera d’Asti), confinanti con il comune di Nizza, vale a dire Agliano, Belveglio, Calamandrana, Castel Boglione, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Castel Rocchero, Cortiglione, Incisa Scapaccino, Mombaruzzo, Mombercelli, Vaglio Serra, Vinchio, Bruno, Rocchetta Palafea, Moasca, San Marzano Oliveto e naturalmente Nizza Monferrato, del tasso alcolometrico minimo naturale di 13% senza la possibilità di nessuna forma di arricchimento per aumentare la gradazione e l’affinamento minimo di 18 mesi, di cui almeno 6 in botti di legno.
Il vitigno dovrà essere esclusivamente Barbera (mentre ora è previsto per almeno il 90%, rendendo possibile l’assurdo apporto di uve internazionali con Cabernet e Merlot per “mitigare” o rendere più immediato il vino, un chiaro controsenso però parlando di “vino del territorio”), coltivato in vigneti vocati, per ubicazione, esposizione e composizione del suolo.
Foro Boario degustatoriSalvo imprevisti la Nizza Docg dovrebbe vedere la luce tra un paio d’anni, anche se in pratica fin d’ora i produttori si sono impegnati a rispettarne regole e contenuti. “L’ottenimento della Docg” – affermava Gianluca Morino, presidente dell’Associazione – “sarà il coronamento di un percorso svolto unitariamente da tutti noi produttori, che da sempre abbiamo creduto nell’unicità dei nostri vini e nella necessità di dar loro un nome preciso, che facesse inequivocabilmente riferimento alla zona di produzione“.

Per la cronaca la Barbera è tra i vitigni più rappresentativi del Piemonte, coltivato nel 35% circa dei 53.000 ettari di superficie vitata della regione, e per il 63% nelle province di Asti e Alessandria, dove raggiunge la sua massima espressione nella Barbera d’Asti, vino D.O.C. dal 1970 e D.O.C.G. dal 2008, oltre 30 milioni di bottiglie prodotte annualmente e vendute per circa due terzi sul mercato italiano, in particolare nell’area Nord Ovest, mentre all’estero è particolarmente gradita in Germania, Stati Uniti, Danimarca, Canada e Gran Bretagna.
In questo contesto la Nizza Docg si appresta a consolidare l’immagine di prodotto di qualità di nicchia, considerando che con appena 159 ettari vitabili e una produzione massima di 650.000 bottiglie, nel 2009 nel sono state prodotte poco meno di 200.000.

Luciano Pavesio

Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma agli inizi degli anni ’90 seguendo la filosofia e le attività di SlowFood. Ha frequentato corsi di degustazione e partecipa a numerosi eventi legati al mondo del vino. Le sue esperienze enoiche sono legate principalmente a Piemonte, Valle d'Aosta, Alto Adige e Friuli. Scrive e collabora a numerose riviste online del settore; è docente di corsi di degustazione vino ed organizzatore di eventi.

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