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Tenuta Comunali: un trampolino per la villeggiatura fra le vigne del Brunello

Azienda Bartoli Giusti a Montalcino

Come avevo già scritto a proposito del Brunello di Montalcino dei Salvioni alla Cerbaiola, i terreni che stanno a circa 4 km a sud-est dal centro di Montalcino, dopo l’Osservanza, a un tiro di schioppo dal Greppo Biondi Santi ma sulla sponda opposta del fosso Rigo, per suoli, altitudine, esposizione e microclima sono considerati “d’oro” da Ilio Raffaelli, che è stato il sindaco battagliero della fondazione del Consorzio e del riconoscimento delle DOC e della DOCG. Per non sapere né leggere né scrivere, ci vado ormai sempre più spesso, perché questa parte del bosco di Montalcino è una delle più antiche zone locali vocate alla viticoltura, eppure l’erta e tortuosa strada vicinale che l’attraversa è fuori dai percorsi enoturistici più reclamizzati e sponsorizzati, fa solo il giro di poche aziende e rientra poi sulla provinciale per Torrenieri. Chiamiamolo pure “il piacere della riscoperta”.

Anna Maria e Gino Antonio Focacci
Anna Maria e Gino Antonio Focacci

Il Catasto, promulgato nel 1765 nel Granducato di Toscana da Pietro Leopoldo, evidenzia il compatto vigneto dell’antica famiglia Bartoli Giusti sulla Strada del podere Comunale, ma durante la ristrutturazione delle antiche cantine aziendali davanti al convento dell’Osservanza, un paio di chilometri più su, sono state trovate mappe che ne testimoniano l’attività già nei primi anni del ‘700. Storia e tradizioni, dunque, che vivono e si sviluppano di pari passo con lo sviluppo sostenibile dell’ambiente, grazie agli eredi che ne sono gli attuali proprietari: i due fratelli Focacci, Gino Antonio e Anna Maria.

La mia non è soltanto una frase fatta né un modo di dire eclatante. L’ingegnere civile Gino (la quinta generazione d’ingegneri in famiglia) pratica fin da ragazzino il tiro con l’arco, uno sport che è nel sangue dei montalcinesi da tempi immemorabili e lo si vede alle manifestazioni storiche in costume della Sagra del Tordo e del Torneo di apertura delle Cacce; presidente della Compagnia Arcieri di Montalcino, per 15 anni ha rappresentato l’Italia nelle competizioni internazionali, ha conquistato ben cinque titoli italiani e un record del mondo, pur occupandosi già da ventenne della vitivinicoltura in azienda. Anna è dottoressa in scienze agrarie, specializzata in viticoltura ed enologia, è docente di “Fisiologia Vegetale” e di “Patologia delle colture agrarie” all’Università G. Marconi di Roma nonché dottore di ricerca in “Sviluppo rurale sostenibile, territorio e ambiente” e con il fratello dirige l’azienda nei settori vitivinicolo, olivicolo e cerealicolo.

azienda Bartoli GiustiDue persone di un’energia invidiabile che hanno continuato l’impegno della mamma Giovanna, del padre Edoardo e della zia Ernesta nel riportare il piccolo borgo e la tenuta Comunali all’antico splendore, nel rispetto della sua storia. Hanno ristrutturato in modo encomiabile la casa padronale, le case coloniche e le stalle per ricavarne appartamenti grandi e piccoli che conservano i tratti caratteristici della tipica architettura rurale toscana, con i muri interni ed esterni in pietra a vista, i pavimenti in terracotta e i soffitti con le travi in legno, intitolati alle persone che qui hanno abitato e lavorato e anche la bella chiesetta di San Francesco, costruendo pure una piscina per adulti e una per bambini. La tenuta è in una posizione panoramica dal paesaggio incantevole (coordinate GPS: lat. 43.044813 N, long. 11.523295 E), circondata dalle colline dell’alta Val d’Orcia con vigne, oliveti e campi di girasole, a due passi dalle crete senesi e dai calanchi.

Carissimi lettori, parliamoci chiaro. Quando mi trovo davanti a queste meraviglie, specie centellinando una buona bottiglia prodotta sul posto, il cuore si riempie di emozione, ma scoppia di sentimenti contrastanti. Da una parte non posso che ammirare questi pionieri di un agriturismo ben attrezzato, con tutte le comodità, di livello eccellente e sono fiero di applaudire i loro progetti e le loro realizzazioni. Dall’altra parte mi arrabbio perché in questo angolo incantevole della provincia di Siena non ci sono abbastanza sistemazioni di questo livello per tutti i turisti che vorrebbero poter usufruire delle bellezze dei luoghi, della tranquillità, della serenità e sono costretti ad andare altrove, nel caos delle località sul mare o delle città d’arte ormai prese d’assedio.

Sì, ci sono alcuni relais e resort esemplari, con piscine, maneggi, campi da golf, dove si notano anche molti vip, ma sono tante le piccole borgate coloniche abbandonate in toto o in parte e manca un piano turistico e ambientale che ne promuova il riassetto attraverso crediti agevolati, defiscalizzazione degli oneri, compartecipazione finanziaria con quei privati che intendono investire come si deve in strutture ricettive e che spesso si devono limitare a un piccolo bed & breakfast oppure fermare non appena sistemato il grezzo abitativo per carenza di fondi o per difficoltà burocratiche. Quelle poche strutture fin qui realizzate ce le invidiano in tutto il mondo, infatti sono talmente piene di stranieri che in certe occasioni e soprattutto d’estate si trova il posto soltanto prenotando mesi e mesi prima, come qui e in un paio almeno fra gli altri esempi in mezzo alle vigne: Castiglion del Bosco e Castello della Velona. Ma uno Stato, una Regione, un Ente pubblico può essere così cieco, così irragionevole da buttare al vento nuove occasioni di grande sviluppo economico nelle zone dal turismo del benessere come lo è questa?

vigneti azienda Bartoli GiustiIl colpevole menefreghismo delle istituzioni non è giustificato. L’esempio viene proprio dal recente passato. Negli anni 50 del secolo scorso, Montalcino aveva poco più di 10.000 abitanti, ma la proibizione per legge della mezzadria provocò l’abbandono delle campagne. In una quindicina di anni, 2.200 mezzadri abbandonarono le terre e la città si trovò di colpo in condizioni di rovina economica, dato che non si trovarono né capitali né credito per acquistare le macchine che avrebbero potuto sostituire il lavoro di uomini e animali, per cui la produzione di vino, olio, cereali e bestiame si ridusse a ben poco, a quasi nulla. La conversione a gasolio e a corrente elettrica dei riscaldamenti negli edifici azzerò il mercato dei prodotti del bosco (legno, carbone di legna, carbonella e scorza) e tolse il lavoro a 800 boscaioli e carbonai. All’inizio degli anni ’60 l’apertura della nuova autostrada del Sole A1 a 50 km di distanza assorbì subito i milioni di viaggiatori che prima passavano da Montalcino e così da un giorno all’altro le botteghe artigiane, gli alberghi, i ristoranti e le attività commerciali persero i loro clienti.

Il risultato fu una miseria che Montalcino non aveva mai conosciuto nella sua storia millenaria e in pochi anni quello che era stato uno dei Comuni più ricchi della Toscana diventò uno di quelli più poveri d’Italia, perdendo in emigrazione i due terzi dei suoi abitanti e iscrivendo purtroppo uno su cinque di quelli rimasti negli elenchi dei poveri del Comune, da assistere, sostentare, assicurarne le cure mediche, per di più senza disporre di risorse sufficienti dalle entrate comunali, ridotte all’osso.

Furono gli imprenditori grandi e piccoli del posto, spronati allora da Bruno Ciatti, capo dell’Ispettorato Agrario, e dal sindaco di Montalcino, Ilio Raffaelli, nonché sostenuti dal Consiglio Comunale, a intraprendere la strada dell’utilizzo delle risorse territoriali, puntando sul Brunello e sul Rosso, l’olivicoltura, il miele e il recupero dei beni culturali. Questa loro coraggiosa scelta di sviluppo sostenibile, invece che di svendita dei terreni a industrie e centri commerciali, fu perfino contrastata dagli amici, dalla gente con cui erano cresciuti, dal partito e, spesso, in famiglia, tanto che dovettero affrontare per anni delle autentiche battaglie contro tutto e contro tutti nelle sedi amministrative decisionali, che si dimostrarono oltremodo miopi e inerti (il sindaco sbatté perfino la porta senza salutare a un assessore provinciale che pure era del suo stesso partito…).

cantina Bartoli GiustiCon il coraggio dei leoni, questi giganti, sì, giganti, hanno scommesso sul Brunello e hanno vinto, ma se avessero continuato a fare quell’agricoltura che era sempre stata fatta da milioni di coltivatori, oggi a Montalcino ci sarebbe la miseria. Invece la loro agricoltura di eccellenza con i suoi vini ha saputo capovolgere le condizioni e costruirsi il futuro, assicurando il relativo benessere attuale di Montalcino. Anche oggi sarebbe stupido limitarsi a gestire il presente senza pensare al futuro e lasciare le ricchezze a marcire in cassaforte. Bisogna tenere conto che soltanto le vigne, gli oliveti e le arnie qui producono un reddito, ma gli altri ettari sui quali le aziende pagano le tasse sono in gran parte improduttivi e la legge impedisce di cambiarne la destinazione d’uso. Tanti poderi hanno più bosco che vigna, con un rapporto all’incirca di 4 a 1. Se non si potrà sfruttare l’ambiente naturale del bosco come si deve, con il turismo dei resort, dei relais di alto livello, con le strutture relative (piscine, maneggi, campi da golf, eccetera) e ci si limiterà al semplice agriturismo in case di campagna ripulite e riverniciate, si affaccerà presto un altro dramma economico. Pagare le tasse su terreni che non danno reddito obbliga le aziende ad accrescere in modo abnorme i prezzi di vendita dei prodotti ricavati dai pochi restanti terreni per poter anche soltanto sopravvivere. Come dimostra la realizzazione dei fratelli Focacci, per mantenere abbordabili i prezzi di vino e olio la campagna va integrata ad hoc da strutture ricettive modello e in particolare nelle grandi tenute dove si trovano le borgate un tempo abitate da molte famiglie impegnate nelle attività agricole. Gli imprenditori del territorio non possono essere lasciati soli in queste imprese che le possono rigenerare con lo stesso buon gusto messo a frutto dall’ingegner Gino. Il futuro di Montalcino non sarà soltanto nel buon vino, ma anche nel territorio di cui il Brunello è l’ambasciatore nel mondo. Ci siamo capiti, credo.

I 125 ettari di quest’azienda sono ripartiti in 12 ettari a vigna, 30 a oliveto, 60 a seminativi e la parte restante a bosco. Per quanto riguarda il vino, ogni anno vengono prodotte circa 50.000 bottiglie di Brunello e 20.000 di Rosso di Montalcino. La conduzione mira sempre a rese molto basse, concentrando le energie della pianta in pochi grappoli pregiati. Come da progetto. Le vigne infatti sono state ampliate e rinnovate abbinando le tecniche più avanzate alle migliori tradizioni per migliorare la qualità dei vini prodotti, partendo dalla potatura per arrivare alla selezione delle uve. La cantina si trova un paio di km più su, in località Osservanza (coordinate GPS: lat. 43.052309 N, long. 11.502063 E), negli antichi locali completamente interrati, dove sono stati progressivamente rinnovati gli ambienti e gli impianti di trasformazione, stoccaggio e maturazione in botti grandi.

I vini Bartoli Giusti della Tenuta Comunali non sono tra i più podiati, ma hanno un rapporto qualità/prezzo, davvero molto favorevole. Per fare un esempio, nel negozio aziendale in via Ricasoli 19 nel centro di Montalcino, aperto tutto l’anno con orario continuato dalle 10 alle 19, ho trovato il Brunello 2013 e il 2011 a 16 euro e il 2012 a 18, mentre la Riserva 2011 a 25, quella 2012 a 27 e quella 2010 a 30. Ma non è solo questione di prezzo. Di solito alcuni consumatori associano a prezzi convenienti una qualità non sempre all’altezza. Qui sta la sorpresa. Non è vero che il prezzo di una bottiglia corrisponda alla sua qualità. Spesso corrisponde soltanto alla fama, al marketing, al can can mediatico e a Montalcino questo si nota molto bene quando si confrontano certi prezzi di bottega gonfiati ad arte con quelli dei portali dell’e-commerce o dei punti aziendali di vendita diretta. Certo, a prezzi troppo bassi ho trovato poche volte delle qualità elevate, ma ho anche provato le peggiori delusioni con bottiglie che mi venivano osannate però non meritavano nemmeno la metà del prezzo che avevo pagato. Perciò suggerirei l’onesto Brunello e la sua Riserva della cantina Bartoli Giusti a chiunque voglia bere sano e bene senza far piangere il proprio portafoglio. Del resto, sostengo da sempre che l’enologia va democratizzata e che non si possono lasciare i vini eccellenti soltanto a una ristretta cerchia di vip. Bisogna anche dilettarsi nel bere e non soltanto assegnare punteggi e arrogarsi a giudici del vino. Non ho ancora conosciuto i due fratelli titolari dell’azienda Bartoli Giusti, ma sono già certo di poter stringere loro la mano, sia per il genio dimostrato nelle ristrutturazioni sia per questo sforzo che fanno verso i consumatori e che può costituire una motivazione ulteriore per il miglioramento della qualità dei loro vini.

Brunello di Montalcino Bartoli GiustiIl Brunello di Montalcino 2012 Bartoli Giusti proviene solo da uve sangiovese di proprietà coltivate a cordone speronato in circa 9 ettari della Tenuta Comunali a densità tra 4.000 e 4.500 ceppi per ettaro per una resa di circa 60 quintali per ettaro. Le uve sono state raccolte e selezionate a mano e vinificate con macerazioni tra i 14 e i 16 giorni. Il vino è maturato per 3 anni in botti di rovere di Slavonia della capacità di 80 ettolitri e affinato in bottiglia per almeno altri 6-8 mesi. Si è rivelato un vino fine e armonico dal sottile richiamo erotico, con un tocco di cipria (della migliore) all’attacco che ha aperto le danze e vellutato tutto il bouquet degli aromi. Di colore rosso rubino intenso dai riflessi granati, sviluppa profumi floreali intensi ma delicati, muschiati e di pelle, molto sensuali ma in veste elegante, con uno sfondo di prugna nera e sempre su toni leggeri e levigati. Tannini setosi, buona struttura, un finale pulito. Suggerirei di stapparlo qualche ora prima e servirlo con tortelli al tartufo, coniglio alla cacciatora, scottiglia di cinghiale, brasato di Chianina al Brunello con porcini.

Azienda Agraria Bartoli Giusti
53024 Montalcino (SI), tel. 0577-846171
sede in via Cialdini 107, tel. 0577.848129
cantina in località Osservanza, tel. 0577.849438
agriturismo Tenuta Comunali, tel. 0577.847045
sito www.bartoligiusti.it
e-mail comunali@bartoligiusti.it

Mario Crosta

Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del settore gomma-plastica in Italia e in alcuni cantieri di costruzione d’impianti nel settore energetico in Polonia, dove ha promosso la cultura del vino attraverso alcune riviste specialistiche polacche come Rynki Alkoholowe e alcuni portali specializzati come collegiumvini.pl, vinisfera.pl, winnica.golesz.pl, podkarpackiewinnice.pl e altri. Ha collaborato ad alcune riviste web enogastronomiche come enotime.it, winereport.com, acquabuona.it, nonché per alcuni blog. Un fico d'India dal caratteraccio spinoso e dal cuore dolce, ma enostrippato come pochi.

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