Terre di Vite, un viaggio a cuore aperto all’interno di vino, buon cibo, musica e artigianalità
Non me lo ha chiesto nessuno, per cui qualunque cosa vi racconterò, pensata di getto nel momento stesso in cui la scrivo, è frutto della mia personalissima visione. Dopo tredici edizioni di Terre di Vite, dodici delle quali hanno visto la mia collaborazione con Barbara Brandoli, orgogliosamente modenese, vigorosa e decisionale quando serve, ma capace di momenti di assoluta commozione, ideatrice di questa kermesse che ogni anno non smette di stupirmi, non potevo fare a meno di esternare le mie sensazioni, le mie esperienze vissute in questo meraviglioso viaggio.
Lo sento come il momento giusto, sicuramente il mio momento per raccontare, visto che questa è stata l’edizione che ci ha dato le maggiori soddisfazioni; non può che inorgoglirci avere visto arrivare nei giorni di sabato 26 e domenica 27 ottobre oltre 3.000 visitatori; non può non rinforzare le nostre convinzioni di essere nel giusto, il fatto che più di 130 vignaioli provenienti dalle tante regioni di quella che i Greci chiamavano Hesperia, abbiano scelto di offrire il frutto della loro terra proprio da noi, chi per la prima volta (almeno una trentina di nuove aziende), chi per una consolidata fiducia.
Non può che farci piacere di avere ormai da alcuni anni trovato Villa Cavazza come luogo d’elezione, proprietà della famiglia Aggazzotti-Zanasi che, grazie a un restauro accurato durato oltre dieci anni, ha ripristinato il magnifico complesso permettendoci di offrire ai visitatori un luogo che è pura poesia, un piccolo villaggio lontano dai rumori, dove puoi immergerti in un’atmosfera distesa ma stimolante… anche l’occhio vuole la sua parte!
Non possiamo che essere grati allo staff che sin dall’inizio ci accompagna in questa complessa avventura, rendendo tutto più fruibile e funzionale, offrendo agli espositori un servizio continuo e rassicurante.
Ci rende fieri avere con noi da ormai tante edizioni il “narratore” Sandro Sangiorgi (giornalista è riduttivo e non spiega nulla di lui, ma il fatto che abbia ideato la rivista Porthos aiuta…), teatrale affabulatore, uomo capace di farti scoprire ogni volta un angolo sconosciuto del mondo del vino, ma direi dell’umano rapporto con la terra e la natura, di accompagnarti in un contesto desueto e affascinante, trascinandotici dentro fino al midollo, di mostrare le contraddizioni di un mondo in continua trasformazione e capace a volte di derive preoccupanti.
Sandro questa volta si è superato, coinvolgendo un pubblico di soli vignaioli, si è aperto a loro, immergendoli in un toccante viaggio intimo, accompagnato al piano e voce dal bravo musicista Piergiorgio Ensoli.
Si passava da un’ala all’altra del complesso della villa e si respirava un’aria di allegria, cordialità, a tratti festosità, una serenità che si fa fatica a ritrovare nella vita caotica di tutti i giorni.
Era bello vedere tanti ragazzi fare domande, assaggiare i vini con interesse, desiderosi di capire cosa c’era dietro a quello che sorseggiavano dal calice. Era altrettanto bello uscire dalle sale e trovarsi di fronte rettangoli di prato, dove la gente potesse rifocillarsi su comode poltrone in vimini davanti a tortellini e tigelle proposti dai food track messi a disposizione dall’organizzazione, accompagnati dalla musica del sassofonista Enzo Balestrazzi.
E i Laboratori del Gusto, e tutti quegli artigiani che esponevano tagli di Parmigiano Reggiano, creme alla nocciola fondente, composte di moscato d’Amburgo, amarene fritte, bigiotteria artistica, aceto balsamico tradizionale di Modena, birra artigianale e tante altre meraviglie, pronte per essere apprezzate dalle migliaia di visitatori!
Il cuore, però, rimane sempre il vino, questo nettare che il clima sta rendendo sempre più difficile forgiare, come tutti i prodotti della natura è soggetto ai rischi di un ambiente sempre più complicato da prevedere e gestire. Proprio per questo chi lo produce puntando all’assoluto rispetto per la terra, cercando di lavorare nel modo più sano e incontaminato possibile, accettando il sacrificio di maggiori perdite, ma con la convinzione che questo sia il modo più giusto per valorizzare il proprio operato, merita il massimo rispetto.
Terre di Vite è tutto questo e io sono felice di esserne parte, ci tenevo a dirlo, per questo ringrazio Barbara per averlo voluto condividere con me in tutti questi anni.
Roberto Giuliani