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The World of Fine Wine: un discorso sul vino all’insegna della cultura e dell’eleganza


   
 

The World of Fine WineIl grande pubblico ancora non la conosce, ma in poco più di due anni di vita The World of Fine Wine, bimestrale pubblicato a Londra dalla Quarto Publishing, si è accreditata, tra gli appassionati di vino dei 40 Paesi dove è diffusa in abbonamento (dettagli sul sito Internet www.finewinemag.com), come una delle più raffinate e colte riviste sul vino pubblicate nel mondo. Merito della grafica raffinatissima, della cura estrema posta nella scelta delle immagini e nell’editing, ma soprattutto (e chi conosce l’inglese e può leggerla può facilmente rilevarlo), per la qualità degli articoli, e per un discorso sul vino che rifugge dalle banalità, e da quel senso di déja vu che si coglie sfogliando molte altre, anche autorevoli e curate, riviste internazionali dedicate al culto di Bacco. Merito della scelta, basilare, di essere una rivista che pubblica anche degustazioni, ma non si riduce ad editare sfilze di (noiosissime) tasting notes di centinaia di vini, del palmarès di grandi firme (non solo wine writers, ma saggisti, letterati, intellettuali che si occupano di vino dall’alto della loro cultura ed erudizione), e della scelta degli argomenti, all’insegna dell’originalità e del gusto. La riprova di questo stile si può avere sfogliando (e soprattutto divorandone le pagine, 145 ad ogni uscita) dell’ultimo numero pubblicato, il numero 10, che, come sempre raffinato, propone una serie di straordinari articoli.

Apre la rivista, dopo il consueto spazio dedicato alle aste internazionali e al collezionismo, la rubrica Vintage, che mette a confronto un grande vino espressione di una grande annata, in questo caso due bordolesi sommi, lo Château Cheval Blanc e lo Château Petrus, annata 1947, ed un grande evento culturale o del mondo dello spettacolo verificatosi in quell’anno, nella fattispecie la prima rappresentazione, a New York, di un Tram chiamato desiderio del commediografo Tennessee Williams, con un giovane Marlon Brando come protagonista.

Si prosegue quindi con un articolo, The new China, dedicato all’inedito interesse del mercato cinese per il vino, e ai relativi orientamenti del costume nei confronti di un prodotto tanto…occidentale, e si continua, dopo alcuni antichi poemi cinesi (ovviamente tradotti) dedicati al vino, con uno spazio dedicato al Sud Africa, con un profilo di un fotografo Tracey Derrick, che ha documentato lo sviluppo dell’industria vinicola sudafricana, e un saggio di Tim James che vede protagonista la produzione vinicola nell’area dello Swartland, nella zona del Capo.

A seguire una delle più acute penne del vino inglese, Andrew Jefford, contributing editor della rivista e columnist di Decanter, ci porta in Cile, per raccontarci, da esperto, la crescita qualitativa del vino in quel Paese, e poi si torna in Asia, a Hong Kong, con un itinerario nei migliori ristoranti, per la cucina ma soprattutto per la ricchezza delle cantine e delle carte dei vini. Questo prima di spostarci in Australia, nella Clare Valley, emergente zona vinicola oggetto di uno studio di Nigel Hopkins, e poi nella celeberrima cantina dei coniugi Henschke, che producono alcuni dei più titolati vini australiani, dall’Hill of Grace al Mount Edelstone. Il viaggio fa ancora ritorno quindi in Cile, con un wine tasting di vini cileni, seguito da una degustazione, altrettanto interessante, di Tokaji Aszù ungheresi.

Completano la rivista, come sempre, alcuni approfondimenti di grande spessore, un saggio sul fondamento della qualità, opera del filosofo Alex Hunt, un vivacissimo intervento di David Rosengarten, che propone di andare oltre allo stereotipato binomio pesce vino bianco e dimostra come molti vini rossi possano reggere altrettanto bene (o meglio) questo abbinamento, per concludere con un lungo ritratto di Denis Durantou, proprietario del celebre Château L’Eglise Clinet, nel Pomerol e con l’editoriale, posto sempre in chiusura della rivista, del celebre esperto francese Michel Bettane.
Nemmeno un articolo di argomento italiano, ed è la prima volta che accade, in questo numero, ma la prossima uscita, la 11ma, sarà in larga parte dedicata alla nostra produzione, con ampi articoli sul terroir del Barolo di Castiglione Falletto, un’intervista a Gualtiero Marchesi, che pone in discussione la teoria degli abbinamenti cibo vino e propone provocatoriamente di bere acqua sui suoi piatti, per capirli meglio, e un articolo su Montalcino ed il suo Brunello.

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