La verifica: Torgiano Rosso Rubesco Vigna Monticchio Riserva 1997 – Lungarotti
Ok la ’97 è stata megafonata alla grande, sicuramente in modo eccessivo, ma erano gli ultimi rantoli di un boom enoico che ben presto si sarebbe ridimensionato. Quello che conta, però, è ciò che resta nel bicchiere, pardon, nel calice, che testimonia più di ogni altra cosa se il vino è grande oppure no. E il Vigna Monticchio, orgoglio di antica tradizione in casa Lungarotti, lo è eccome! Vent’anni che avrebbe compiuto fra qualche mese, ma questa bottiglia arriva da un evento che si è svolto un mesetto fa presso il ristorante Sette Consoli ad Orvieto, quindi spiacente ma non ce l’ha fatta, non certo per colpa sua, perché sta in splendida forma accidenti, e i commensali devono aver goduto assai, tanto più abbinato agli splendidi piatti forgiati dalla mitica Anna Rita Simoncini…
Ma veniamo a questo 1997: ovviamente il colore è un granato con unghia tendente all’aranciato, ma ha profondità e “luce”; al naso colpisce subito per l’intensità, da un vino di circa vent’anni non ti aspetti tanta baldanza, certo il frutto è rappresentato da una composta di amarene e visciole, ma c’è quella giusta pungenza che ti lascia intuire un’acidità ancora viva, corroborante. Bellissima la nota di cioccolato fondente, poi il cuoio, i funghi sono solo accennati, segno che ancora c’è tempo. Note scure di liquirizia e catrame, carne sanguigna, riflessi mentolati. Non voglio tediarvi con gli altri numerosi sentori che si possono percepire, del resto è come una tavolozza multicolore in cui le tinte ancora umide tendono a fondersi generando nuove sfumature.
Lo assaggio ed ecco la conferma: l’acidità è ancora tutta lì, vivace, pronta a reggere l’impalcatura di un vino sontuoso ed emozionante, più fresco che potente, il suo incedere è progressivo, con un tannino ormai perfettamente inserito in contesto delizioso, affascinante. E qui mi fermo.
Roberto Giuliani