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Trebbiani che durano nel tempo: il Lugana

Sarà che il Trebbiano toscano la fa ancora da padrone, restando tra i vitigni più coltivati in Italia,¹ ma quando si pronuncia il nome “Trebbiano”, il pensiero di chi ascolta non si volge verso vini di alta qualità.
Eppure, da molto tempo si ottengono vini importanti con il Trebbiano abruzzese; più recentemente anche con il Trebbiano spoletino; risultati incoraggianti si stanno avendo con il Trebbiano giallo nella Tuscia viterbese, dove il vitigno prende anche il nome di Roscetto o Rossetto; e se a tutto ciò aggiungiamo che anche il Verdicchio è chiamato in alcuni luoghi del Lazio “Trebbiano verde”, possiamo concludere che la famiglia dei Trebbiani racchiude al suo interno vitigni dal potenziale, espresso o inespresso che sia, decisamente elevato.
Oggi parliamo di Lugana, e del vitigno che lo caratterizza: il Trebbiano di Soave, conosciuto anche come Trebbiano di Lugana, Turbiana, e altri nomi che non sto a elencare.
Ebbene, in una “doppia” degustazione comparata organizzata il 16 giugno scorso presso l’azienda agricola Le Morette, il Lugana è stato confrontato con ottimi vini di denominazioni quali Fiano di Avellino, Verdicchio Classico dei Castelli di Jesi, Alto Adige Pinot Bianco, Gruner Veltliner austriaco, e Chablis francese. “Doppia” degustazione, poiché tutti quanti i vini erano proposti nell’ultima annata disponibile sul mercato e in un’annata precedente, 2010 o vicina.

Lugana - Vini in degustazione

I vini proposti erano, nell’ordine:

– per la prima batteria (vini giovani)
Fiano di Avellino 2014 – Ciro Picariello;
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Villa Bianchi 2015 – Umani Ronchi;
Lugana Mandolara 2015 – Le Morette;
Alto Adige Pinot Bianco 2015 – Cantina Terlan;
Kremstal Grüner Veltliner Point 2015 – Mayr;
Chablis 2014 – Daniel Dampt & Fils;

– per la seconda batteria (vini più maturi)
Fiano di Avellino Ciro 906 2012 – Ciro Picariello;
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Casal di Serra Vecchie Vigne 2010 – Umani Ronchi;
Lugana Benedictus 2010 – Le Morette;
Alto Adige Terlano Pinot Bianco Vorberg Riserva 2010 – Cantina Terlan;
Kamptal Grüner Veltliner Lamm Reserve 2010 – Hirsh;
Chablis Premier Cru Fourchaume 2013 – Daniel Dampt & Fils;

Nei vini giovani le differenze erano poco marcate e dominava l’immediatezza dei fiori e del frutto. Il Lugana si uniformava agli altri per i profumi floreali, le note mandorlate, distinguendosi per qualche sentore di frutta esotica, con note di banana in evidenza.
Nei vini più maturi, invece, emergevano distintamente carattere e differenze tra le tipologie, lasciando apprezzare le peculiarità delle varietà ampelografiche e dei territori d’origine.
Il Fiano di Avellino Ciro 906 mostrava un bel frutto di drupa pieno, note agrumate e mentose, e una spiccata mineralità gessosa.
Il Verdicchio esordiva con fiori di camomilla, poi fruttato giallo/arancio di pesca e papaia, per chiudere con ottime sensazioni di mallo di noce.
Il Pinot Bianco si distingueva per consistenza, per profumi fruttati di mela essiccata e, soprattutto, note di cera d’api.
Eccellente, forse il migliore della batteria, il Gruner Veltliner, caratterizzato da profumi di drupe candite e note balsamiche.
Tondo, fin troppo, lo Chablis, dall’evidente profumo di miele, cera d’api e agrumi canditi.
In tutto questo il Lugana Benedictus non sfigurava affatto, con la sua freschezza, i suoi profumi di frutta esotica, accompagnati da note balsamiche di bacca di eucalipto, lieve idrocarburo, e sapidità in bella evidenza.

Lugana - Le Morette

“Il valore del Lugana – ha commentato Fabio Zenato, titolare con il fratello Paolo dell’Azienda Agricola Le Morette – sta proprio nella sua capacità di evoluzione: fragranza di profumi, floreali e fruttati, tanta freschezza e beva facile in gioventù; mentre dopo qualche anno rivela sentori evoluti di frutta candita, erbe aromatiche e balsamiche, per esprimere in bocca la sua decisa mineralità”.

 Fabio Zenato

Fabio Zenato

 

“A sostegno di questa attitudine alla longevità – ha aggiunto Carlo Veronese, direttore del Consorzio Lugana – la denominazione Lugana ha introdotto, a partire dalla vendemmia 2011, la tipologia Riserva, che è immessa sul mercato non prima di due anni dalla vendemmia. Siamo convinti si tratti di un ottimo prodotto: i toni cromatici sono accesi, i profumi evoluti e complessi, con note di pietra focaia e sentori balsamici, una mineralità calda al palato, avvolgente, sapida e persistente”.

Carlo Veronese
Carlo Veronese

 

“Il nostro Riserva, in particolare – ha concluso Fabio Zenato – deriva da scelte compiute in cantina in base al vero potenziale di evoluzione della vendemmia. Dopo una lunga sosta sui lieviti, che conferisce spessore e identità al vino, facciamo seguire la permanenza in bottiglia di almeno un anno. Oggi stiamo proponendo la vendemmia 2012, convinti che possa esprimere il massimo del proprio potenziale tra parecchi anni”.

 

 

1. Al settimo posto con oltre 21000 ettari coltivati (fonte: Corriere Vinicolo http://www.uiv.it/i-principali-vitigni-coltivati-in-italia-nel-2015/)

 

Maurizio Taglioni

Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate del settore. Ha curato la redazione dell’autobiografia Vitae di un vignarolo di Antonio Cugini (2007), ha scritto il saggio “Dall’uva al vino: la cultura enologica ai Castelli Romani” in Una borgata che è tutta un’osteria a cura di Simona Soprano (2012), e ha pubblicato la ricerca socio-economica «Portaci un altro litro» - Perché Roma non beve il vino dei Castelli (2013). Collaboratore scientifico del Museo diffuso del Vino di Monte Porzio Catone, porta avanti dal 2009 la ricerca qualitativa volta alla raccolta e documentazione delle storie di vita degli anziani vignaioli dei Castelli Romani, confluita nell’allestimento museale multimediale Travaso di cultura e nell’installazione artistica itinerante Vite a Rendere, per la riscoperta e il recupero delle tradizioni vitivinicole dei Castelli Romani.

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