Una storia lunga 30 anni, l’Azienda Luigi Boveri crea due etichette celebrative in edizione limitata
Il Derthona Timorasso è un vino nato per invecchiare, Il suo carattere vincente è la sua potenziale longevità, il che non ne esclude la sua piacevolezza se bevuto in giovane età.
Zona di confine sotto ogni punto di vista – siamo al crocevia di diverse civiltà – Tortona (Dertona) era una stazione di posta lungo la Via Postumia, importante arteria commerciale. Già oppidum dei Liguri Statielli tra VIII e il V secolo a.C. – nota appunto con il nome di Dertona – divenne colonia romana intorno al 120 a.C., trasformandosi in florido centro agricolo e commerciale, all’incrocio di importanti vie di comunicazione: la via Postumia (da Genova ad Aquileia), la via Fulvia (da Pollentia, oggi Pollenzo) e la via Aemilia Scauri (Vada Sabatia, odierna Vado Ligure, attraverso Aquae Statiellae, odierna Acqui Terme). Eretta una seconda volta in colonia da Augusto (tra il 40 e il 30 a.c.), venne ribattezzata come Julia Dertona e fece parte della Regio IX Liguria. Fiorì fino alla caduta dell’Impero romano come dimostrano i numerosi reperti.
Un percorso storico da cui si evidenziano le prime notizie legate al vitigno Timorasso, attraverso diverse tappe che ne identificano la presenza in questo territorio. Le prime testimonianze della sua coltivazione risalgono al 1305, grazie alla citazione di Pietro de’ Crescenzi nel suo “Trattato di agronomia”. Citato con il nome Gragnolato – anche se non c’è la certezza che il gragnolato sia effettivamente il Timorasso – viene descritto come:”un vitigno a bacca bianca che produce un vino limpido e potente, longevo, durabile, nobile al gusto e all’olfatto, che a Tortona è tenuto in massima considerazione.
Longevità che trova testimonianza concreta nell’etichetta numerata in Edizione Limitata il Colli Tortonesi Filari di Timorasso 2015 dell’Azienda Agricola Luigi Boveri di Costa Vescovato, a cui si unisce anche una seconda etichetta celebrativa, il Colli Tortonesi Barbera Vignalunga 2015.
Un anno significativo il 2022 per la famiglia Boveri, che ha anche visto l’inaugurazione della loro nuova sala di degustazione. Come ha sottolineato Luigi Boveri: “La nostra idea per questa sala degustazione è una sorta di “Boveri incontra”, perché vorremmo contaminare il nostro mondo con altre realtà. Ci sarà una cucina a vista per ospitare chef. Ci tengo a precisare che non sarà un ristorante, ma il focus resterà sempre il vino. Una prosecuzione naturale di quanto abbiamo fatto in tanti anni nella nostra cantina”.
Due etichette che sono il frutto di trent’anni d’esperienza, coraggio e fatica e che vogliono celebrare questo importante traguardo raggiunto. La scelta dell’annata non è stata casuale, infatti, la vendemmia 2015 assieme alla 2007, 2011 e 2017 si è rivelata una grande annata, probabilmente tra le annate migliori degli ultimi 25 anni. Un’idea che ha convinto Luigi Boveri a mettere da parte una quota della vinificazione dei due Cru, Filari di Timorasso e Vignalunga.
Come commenta Luigi Boveri: ”L’andamento climatico stagionale è stato caldo, ma non eccessivo, con scarse piogge estive. Questo ha inciso positivamente sulle uve portando a perfetto compimento la loro maturazione, che inciderà sui profumi, sui polifenoli e sulla longevità dei vini. Ci aspettiamo, quindi, che queste due etichette abbiano buona serbevolezza, ma anche eleganza al naso ed equilibrio in bocca”.
Le vigne dell’azienda Luigi Boveri godono di due macro-tipologie di terreni: in direzione sud sud-ovest, verso la Liguria, i terreni sono marnoso calcareo-tufacei, composti dalla cosiddetta terra bianca. Si tratta del 40% delle vigne coltivate in azienda, poste su terreni antichissimi, dove è possibile trovare reperti fossili (ad es. conchiglie) provenienti dal fondo marino risalente a millenni orsono. In direzione nord/nord-ovest e nord-est il terreno definito è calcareo-argilloso, la cosiddetta terra scura, che rappresenta il 60% delle vigne coltivate in azienda. Questo terreno è frutto di profondi e intensi rimescolamenti avvenuti nei millenni, formando così la tipica terra argillosa di collina molto diffusa nel tortonese e nell’alessandrino.
Come racconta Luigi: “In cantina usiamo il cemento per i rossi – eccetto che per quelli da evoluzione dove usiamo il legno – mentre per i bianchi usiamo l’acciaio, fatta eccezione per la nostra Edizione Limitata Filari di Timorasso 2015, che abbiamo lasciato in bottiglia per sette anni. Il tempo è un lusso. Il Timorasso è un vitigno difficile da coltivare, con una straordinaria potenzialità di evoluzione in bottiglia, e pensare che negli anni Novanta avevamo sei o sette filari di Timorasso, e oggi siamo arrivati a 6 ettari. Proprio da qui nasce il nome del Cru Filari di Timorasso, che ci ricorda da dove siamo partiti”.
Il loro Colli Tortonesi Filari di Timorasso 2015 è frutto di un affinamento del 50% della massa in barrique di primo passaggio e tonneaux per 12 mesi, un vino che riposa in bottiglia da settembre 2016. Un vino di grande energia ed eleganza che profuma di ginestra e agrumi, dal pomelo al kumquat; in sottofondo arrivano le note speziate di pepe bianco e anice a cui si uniscono in retrolfazione le note di erbe officinali dal timo alla maggiorana. Il sorso è ampio, di grande freschezza, lungo e di grande finezza. Riguardo il Colli Tortonesi Barbera Vignalunga 2015, viene prodotto da uve Barbera 100% e affina in barrique nuove per 24 mesi. In bottiglia dal 2017, ha un profilo olfattivo intenso e complesso, che gioca sulle note floreali e fruttate di amarena, gelso e cassis, a cui si uniscono le note di pepe nero e noce moscata. Il sorso è pieno, fresco, con un tannino irruento, ma di grande finezza.
Fosca Tortorelli