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Velenitaly: la vergognosa copertina de L’Espresso


Piramide DocC’è un limite che non si deve mai oltrepassare. Le inchieste giornalistiche sono un patrimonio straordinario, spesso riescono a fare luce su questioni difficili e nebulose, ma l’uso che se ne fa non deve mai avere un intento distruttivo. La copertina de L’espresso, giunto nelle edicole proprio a ridosso della più importante manifestazione fieristica dedicata al vino italiano, dal titolo accuratamente scelto per l’occasione, “Velenitaly“, è a dir poco vergognosa. L’inchiesta sparata a caratteri cubitali sui “70 milioni di litri di vino prodotto con sostanze tossiche”, accomunata al “pane della camorra”, a “l’olio finto italiano” e alle truffe su Brunello, Chianti e Passito, proprio in occasione del Vinitaly non è certamente casuale ma piuttosto una perfetta occasione di scoop economicamente vantaggioso ma irresponsabile.
Non è certo un demerito averla fatta, ci mancherebbe altro (anche se in parte si tratta di inchieste vecchie), ma l’enfatizzazione, la profondamente incosciente azione di creare scompiglio e paura in un momento in cui l’Italia fatica enormemente a rimettersi in piedi dagli altrettanto magistralmente pompati scandali sulle mozzarelle e sull’immondizia da stampa e televisione, e durante un evento vetrina fondamentale del made in Italy in campo vinicolo, è davvero inaccettabile e micidialmente dannosa.

Gli effetti di un simile annuncio bomba, che gioca con chiara evidenza sulle parole (non bastava la già assurda Brunellopoli), sono immediatamente riscontrabili, sia nei commenti di chi ha acquistato il settimanale (uno ascoltato proprio dal sottoscritto davanti ad un’edicola della mia città: “Hai visto lo scandalo di velenitaly?“, “che schifo, vatti a bere il vino!“), sia nell’immediato abbassamento delle richieste di vino (non solo Brunello e Chianti) da parte di buyers italiani e, soprattutto, esteri.

Come se non si sapesse che un annuncio così mirato e puntuale può provocare un grande scompiglio nel settore agroalimentare. C’è modo e modo di fare inchiesta, certamente questo ha fruttato un forte aumento delle vendite per la rivista, ma si tratta di un gesto irresponsabile e irriguardoso nei confronti di tutti quei produttori onesti (che sono sempre la maggioranza), che ogni anno spendono tutte le loro energie nel lavoro e devono fare già i conti con le annate difficili, con la concorrenza spietata dei nuovi paesi produttori, con il caro prezzi che incide anche nel loro settore, con la sempre maggiore difficoltà di trovare personale adeguato e volonteroso che operi con serietà e professionalità in vigna come in cantina. Queste migliaia di piccole e medie aziende oneste che devono lottare per farsi conoscere, che nei primi anni hanno solo spese, che si affacciano sul mercato con la necessità di far quadrare i conti, investendo denaro per le pubbliche relazioni, pagando fior di quattrini per essere presenti al Vinitaly, luogo fondamentale per i contatti commerciali, non meritano di dover pagare un così caro prezzo. E questo vale anche per i produttori di mozzarelle come per quelli di olio. Sappiamo benissimo come sia facile fare di tutta l’erba un fascio, sappiamo benissimo di come all’estero ci considerino ormai un Paese alla deriva e inaffidabile, qual è allora l’utilità, il valore aggiunto, di una simile inchiesta dall’evidente carattere terroristico? Chi si occuperà di salvaguardare e tutelare coloro che non meritano di finire nel fango?

Siamo ormai abituati a pensare a senso unico, nessuno si pone il problema se tutta quella gente che lavora onestamente e faticosamente, proponendo prodotti validissimi, meriti di vedere annientati tutti i loro sforzi. Parliamo di milardi di euro, tracollo delle vendite di mozzarelle prima, di vino ora. Mi torna in mente quella famose frase di Michele Apicella, alias Nanni Moretti nel suo film Bianca: “Continuiamo così, facciamoci del male“.

Fa piacere il coraggioso intervento di Enzo Vizzari, direttore delle guide de L’Espresso, che dichiara nella sua rubrica Fritto misto: “Non conta e non serve a nulla, ma tengo a far sapere a chi mi conosce che mi vergogno profondamente della copertina de L’espresso di questa settimana“. Anche Fabio Rizzari ed Ernesto Gentili, curatori della Guida ai vini de L’espresso, hanno preso con decisione le distanze e chiarito la loro posizione sul loro blog.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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