Il Barolo Riserva di Giacomo Borgogno & Figli è stato il protagonista etilico dell’ultimo Enolaboratorio organizzato da Ais Napoli. Io non ho potuto prendere parte alla serata in presa diretta ma ho degustato i vini all’indomani comodamente seduto alla scrivania del mio ufficio. Un breve ma significativo viaggio nel tempo attraverso uno degli interpreti storici (anno di fondazione 1761) della denominazione e tra i più apprezzati dagli appassionati di vino. Le uve provengono per l’80% da vigneti di proprietà, situati in alcune fra le migliori posizioni nel territorio del comune di Barolo (Cannubi, Liste, Rué, San Pietro) e per il restante 20% sono acquistate da viticoltori locali nel territorio dei comuni di Barolo e di La Morra. Come fanno altri produttori di impostazione dichiaratamente tradizionale Borgogno preferisce, per la sua Riserva, lavorare assemblando diversi cru piuttosto che procedere vinificando separatamente singoli vigneti. In questo modo è possibile, attraverso la giusta combinazione delle diverse caratteristiche di ciascuno, ottenere un risultato quanto più possibile equilibrato ed armonico.
Riserva 1961 Che vino ragazzi! Un quarantasettenne in forma smagliante. Nessun cenno di cedimento. Fin dal colore luminoso, compatto ed integro. Il profilo olfattivo è particolarmente fascinoso e ricco, ampio, variegato, cangiante. Si parte dal frutto, con piccole bacche rosse, anguria e melagrana, passando attraverso eleganti sfumature floreali, di rosa e di violetta, per poi aprirsi lentamente su note balsamiche e rimandi minerali, cenni terziari di cuoio e tabacco. Al palato si rivela in tutta la sua grandezza e bellezza: tannini rigorosi, polpa succosa, acidità rinfrescante completano una prestazione davvero impeccabile. Vino emozionante e che, alla luce della sua ormai veneranda età, definirei commovente. Standing ovation! @@@@@ (96/100)
Riserva 1967 Non è da meno. Non ha, forse, la multidimensionalità del precedente ma penso che sia sulla buona strada per emularne, prima o poi, le gesta e raggiungere la medesima apoteosi organolettica. I profumi sono, forse, in questo momento, un pochino meno intriganti e più generosi ed espansivi. La maggiore dolcezza fruttata ha ancora un ruolo dominante ma il carattere nobile e profondo del nebbiolo riscontrabile in questo bicchiere non ha nulla da invidiare al precedente. Al palato sia la trama tannica che l’attaco acido-sapido sono da manuale per una beva appagante e lunga. @@@@@ (92/100)
Riserva 1982 Colore più scuro e concentrato. Il naso è decisamente chiuso. C’è una nota di china che domina il quadro olfattivo lasciando minor spazio ad altre sensazioni. In realtà richiede solo un ascolto più attento e concentrato per coglierne fino in fondo tutte le sue sfumature. Le sensazioni prevaricanti sono quelle di spezie dolci orientali, di un frutto scuro e maturo, di una mineralità più cupa ed introversa. Non gli manca lo spirito nebbiolesco e lo slancio dei millesimi che l’hanno preceduto, ne soffre, però, la maggior caratura, lo stile più completo e complesso. @@@@ (88/100)
Riserva 1996 Mi ero , in passato, imbattuto in diverse note di quest’annata, coincidenti tra loro e più che affidabili alla luce della bravura dei degustatori-recensori. Mi ha meravigliato molto, pertanto, non ritrovare nel bicchiere quasi nulla di quanto avevo letto. Il vino sembrerebbe, nel giro di qualche anno, col trascorrere del tempo, essersi inaspettatamente ed improvvisamente aperto su un registro aromatico caldo ed intenso. Erbe officinali, piante mediterranee, verdeggiante florealità più che frutta. Meno impressioni minerali ed uno sviluppo, al palato, più orizzontale che verticale. Un ottimo vino meno austero dei precedenti. Un’espressività esuberante che ne fa un campione molto piacevole e già godibile nell’immediato. @@@@ (86/100)
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