Degustatore: Andrea Li Calzi Valutazione: @@@@@ Data degustazione: 06/2024
Tipologia: DOCG Spumante Vitigni: pinot nero Titolo alcolometrico: 12,5% Produttore: ENRICO SERAFINO Bottiglia: 750 ml Prezzo medio: da 58 a 64 euro
Il metodo classico in Italia è una tipologia di vino in costante evoluzione. Lo testimonia il fatto che incontra sempre più il gusto dei consumatori: appassionati, neofiti, curiosi e “semplici” amanti del buon bere. Non a caso durante gli eventi, ai banchi d’assaggio e in tante circostanze mondane, e non, la bollicina riempie sempre i calici e il cuore delle persone. Sarà l’effervescenza, la freschezza, la grande duttilità in termini di abbinamento gastronomico, fatto sta che il mercato richiede sempre più spumanti. Enrico Serafino, ne abbiamo parlato diverse volte, vanta una tradizione pioneristica riguardo la suddetta categoria di vini; l’azienda è datata 1878. La gestione, ormai da qualche anno, è passata nelle mani della famiglia Krause Gentile. Quest’ultima non ha fatto altro che innovare profondamente la gamma di vini offerta ai propri clienti, mantenendo la cosiddetta “attitudine piemontese”. Così amano definirla. Veniamo al tema principale di questo articolo, ovvero il lancio del nuovissimo Alta Langa M+M 18 Perpetuelle Sbagliato Blanc de Noirs. Una cuvée profondamente innovativa, la cui novità risiede nell’unire due metodi in un modo mai dichiarato prima nella denominazione: il prolungato affinamento di 30 mesi prima del tiraggio, che è l’operazione di imbottigliamento per la presa di spuma nel Metodo Classico del vino base 2018 (85%), e la frazione multi-millesimo – ispirata alla Réserve Perpetuelle – ottenuta con vini dal 2015 al 2020 (15%). Idealmente fedele ai crismi che hanno reso celebre il cosiddetto mondo delle “nobili bollicine”, l’idea nasce dal voler creare un giusto mix in grado di restituire al vino equilibrio, profondità e grande appartenenza territoriale. L’uva pinot nero in Alta Langa restituisce il meglio di sé, dunque la cantina di Canale (CN) ha deciso di impiegarla in purezza. Di fatto la permanenza sulle fecce fini (in acciaio) evidenzia i caratteri più nascosti del vino base, mentre l’utilizzo di più millesimi permette alle annate più datate di riequilibrare quelle più recenti. L’evoluzione dunque, unita alla sosta sui lieviti per 30 mesi, restituisce tutta la complessità della nota cultivar d’origine francese. Il nome “Perpetuelle”, inoltre, viene ironicamente abbinato all’aggettivo “Sbagliato” perché se è vero che è stato ispirato dal metodo “in perpetuo” è anche vero che è stato applicato in modo differente. L’asso nella manica dell’azienda Enrico Serafino è il patrimonio viticolo: alludo a ben 56 parcelle distribuite in 41 vigneti di 16 comuni differenti, con una distanza tra le parcelle di 58 km nella direttrice Est- Ovest e 28 km in quella Nord-Sud, e un differenziale altimetrico di oltre 400 metri. Il vino in questione è frutto di uve allevate all’interno di quattro comuni distinti: Mango, Trezzo Tinella, Loazzolo, Bubbio. Le viti hanno circa 20-25 anni. Il millesimo 2018 è protagonista e occupa l’85% della cuvée, a saldo ritroviamo più annate: dalla 2015 alla 2020. Il dosaggio è pari a 0,8 gr/L. Il tiraggio è avvenuto durante il mese di luglio del 2021, la sboccatura a gennaio del 2024. Ritrovo davanti ai miei occhi un calice luminoso, il perlage minuto e continuo amplifica questa sensazione. Veste paglierino intenso, tonalità che ammicca all’oro antico. Timbro olfattivo egregiamente commisurato alla complessità dei suoi profumi. Distinguo facilmente effluvi calcarei frammisti a ricordi di ribes bianco, piccoli fiori di malga, susina gialla e uva spina. Trascorsi 4-5 minuti dalla mescita il respiro diviene man mano più complesso, mediante note di nocciola tostata, pepe bianco e smalto; erbe aromatiche in chiusura. Grande evoluzione anche a 24 ore dalla mescita, poiché i toni si addolciscono a vantaggio di un profilo ancor più armonico. Ne assaggio un sorso e ritrovo più o meno le stesse sensazioni: il vino danza letteralmente in bocca rifiutando qualsivoglia scorciatoia. Risulta penetrante, sapido, il perlage stuzzica i recettori del gusto e la freschezza è sempre in primo piano. Cinque chiocciole strameritate. Perfetto in abbinamento ad un piatto di cannelloni ripieni di ricotta, gamberi e zafferano. Quanta strada ha fatto l’Alta Langa in questi ultimi 15 anni, da piemontese non può che farmi piacere. Ad oggi ritengo che l’areale in questione nulla abbia da invidiare ad altre blasonate zone vitivinicole a livello europeo.
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Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
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