Bolgheri Superiore Arnione 2015

Degustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@@
Data degustazione: 05/2021
Tipologia: DOC Rosso
Vitigni: petit verdot, cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc
Titolo alcolometrico: 14,5%
Produttore: CAMPO ALLA SUGHERA
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 25 a 50 euro
Arnione è il secondo vino presentato da Campo alla Sughera. Questa dinamica realtà di Castagneto Carducci (LI), dal 1998, produce vini che tengono alta la bandiera di Bolgheri in tutto il mondo. Gran parte del merito va attribuito a un territorio particolarmente vocato dove le classiche uve autoctone francesi, protagoniste indiscusse di Bordeaux, hanno trovato una felice connotazione; lodevole inoltre il costante impegno e la ricerca della famiglia Knauf, ne ho parlato qui.
Il nome in etichetta rappresenta l’ovulo di alabastro che i suoli della Costa Etrusca regalano in magnifici esemplari sotterranei. Il cerchio, inteso come perfezione anche di tipo geologico, è una vera e propria icona che ritorna in tutte le etichette della Cantina. Il vino è il risultato delle migliori parcelle di Campo alla Sughera, le stesse vengono vendemmiate e vinificate separatamente.
I terreni sono di natura alluvionale, ricchi di sabbie e argilla; tra questi rilievi, contornati da boschi che raggiungono anche i 400 metri d’altitudine, le uve petit verdot, cabernet sauvignon, merlot e cabernet franc vengono allevate con passione da un team di esperti capeggiato da Stéphane Derenoncourt, enologo di fama mondiale che dal 2017 collabora al progetto. L’Arnione è dunque un blend delle suddette uve bordolesi.
In vigna si predilige il cordone speronato quale sistema d’allevamento, densità d’impianto pari a 9500 ceppi/ha, la vendemmia è svolta manualmente. Riguardo la vinificazione, la stessa si compie in 20-25 giorni ed è svolta in acciaio a temperatura controllata di 28 – 30 °C; segue affinamento di 18 mesi in barriques e due anni di bottiglia. L’annata 2015 è stata indubbiamente generosa: uve sane, mature, cariche di aromi, fortunatamente i periodi di grande siccità non si sono protratti a lungo come nel 2017.
La veste rubino non passa certo inosservata, grande concentrazione di antociani e buona consistenza. Al naso un trionfo di aromi balsamici, contornati dall’immancabile macchia mediterranea, anticipa il frutto dolce, maturo, mai esausto, semmai godurioso e a tratti ipnotico. In ordine: eucalipto, mentolo, mirto e lentisco, arancia rossa sanguinella e amarena. Suggella l’insieme un vago ricordo di spezie orientali su sfondo salmastro che rimanda alla Costa Toscana, dalle vigne la stessa dista pochi km.
In bocca il vino risulta denso, rotondo e materico, ma con garbo, classe. I muscoli sono evidenti, tuttavia risultano inseriti in un contesto d’armonia gustativa caratterizzato da un asse fresco-sapido dove nessuna delle due componenti prevale. Tannino elegante, dolce, il finale rimanda al frutto opportunamente maturo e una chiusura ammandorlata vivacizza l’insieme e invoglia al secondo, terzo sorso.
In due a cena la bottiglia è volata, per fortuna non sul pavimento, ma su una costata di Chianina I.G.P. con contorno di fagioli all’olio; due must della cucina toscana. A un soffio dalla quinta chiocciola.