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Carema Masun 2017

Carema Masun 2017 Cella GrandeDegustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@@
Data degustazione: 02/2021


Tipologia: DOC Rosso
Vitigni: nebbiolo
Titolo alcolometrico: 13,5%
Produttore: CELLA GRANDE
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 25 a 50 euro


Il comprensorio vitivinicolo di Carema sta vivendo un periodo di vero e proprio “Risorgimento”; molti non lo sanno ma è stata una delle prime DOC italiane nata nel 1967. Purtroppo nel tempo la produzione è calata dai 40 ai 12 ettari vitati, tuttavia, dopo anni di penombra illuminata da due sole realtà storiche del comprensorio, oggigiorno sono molte le realtà che stanno investendo tempo e denaro da queste parti. Giovani viticultori di cui in parte ho già parlato, persone che da sempre hanno vissuto a Carema e hanno deciso di passare da una produzione artigianale ad una professionale, e da qualche anno anche un’importante e storica famiglia piemontese già nota nel territorio canavesano; è proprio quest’ultima categoria a essere protagonista del mio articolo.

Vigna di CellaGrande a Carema

La storia della famiglia Bagnod vede i natali nel 1946, quando i coniugi Gino e Clelia decidono di trasferirsi dalla Val d’Ayas, luogo incantato della Valle d’Aosta che ho avuto il piacere di visitare più volte, a Piverone, ridente località situata in Canavese sul lembo sud-orientale della collina morenica della Serra, affacciata sulle coste nord-occidentali del vicino Lago di Viverone; acquistano così la cascina “La Schiavenza”.
Tanta è la passione che impiegano nel loro lavoro principale, con una filosofia già moderna per quei tempi: sistemi d’allevamento all’avanguardia senza snaturarne la genuinità dei prodotti derivati, efficientamento della produzione alimentando gli animali a pascoli e fieno. A distanza di qualche anno, Roberto, il figlio dei coniugi Bagnod, decide di trasformare la materia prima ed aprire un piccolo punto vendita dedicato alla vendita di prodotti caseari e di carni proprie. Successivamente nasce CellaGrande, la sede è un ex convento benedettino del XII secolo, il cui nome deriva dalla parte più antica della struttura detta “Cella di San Michele”, una cappella votiva costruita in tra l’XI e XII secolo di cui si conserva parte della struttura romanica originale ed il campanile in pietra, un luogo molto suggestivo ubicato tra le colline canavesane caratterizzate da filari di vite affacciate sul Lago di Viverone. La Cantina ospita clienti che amano gustare i prodotti enogastronomici del territorio, ed oltre ai classici tour enogastronomici offre anche servizi aggiuntivi come ad esempio una BIO-SPA.

Vigna di CellaGrande a Carema

Protagonisti dell’azienda sono senza dubbio i classici vini del Canavese, su tutti l’Erbaluce, principe incontrastato del territorio. La vera sfida è stata produrre un Carema DOC, che ho avuto il piacere di assaggiare nell’annata 2017, la prima in commercio ormai da qualche tempo. Oggi la produzione della DOC Carema si attesta sui 17ha circa ed è caratterizzata dai classici terrazzamenti sorretti da muretti a secco, e dai “pilùn”, tutori in pietra tronco-conici vera icona del territorio, inoltre la cosa più importante di tutte, rara di questi tempi: un’instancabile e certosina manodopera artigiana che soprattutto da queste parti può definirsi a pieno titolo viticultura eroica.
Chi non è d’accordo con tale definizione è pregato di farsi una buona oretta e mezza di vero e proprio trekking, come più volte ha fatto il sottoscritto, tra i ripidi e scoscesi sentieri incastonati nella roccia del Monte Maletto che sovrasta i terrazzamenti. I vigneti della Famiglia Bagnod, dunque di CellaGrande, sono situati nella sottozona della “Bardeisa”, 2,5 ettari (1,5 in produzione) esposti a nordovest, attualmente in conversione al regime di agricoltura biologica.
L’uva picotendro, clone locale di nebbiolo, cresce su terreni di derivazione morenica ricchi di limo con un’altra percentuale di sedimenti rocciosi, elementi che marchiano in maniera significativa il vino. Resa per ettaro pari a 60 quintali, vendemmia manuale svolta nella seconda decade di ottobre, macerazione sulle bucce che va dai 15 ai 18 giorni, infine, 24 mesi d’affinamento di cui 18 in tonneaux.
Granato intenso e profondo, tonalità calda che legge bene l’annata e disegna archetti fitti a bordo bicchiere, notevole l’estratto secco. Il respiro è caratterizzato da un profluvio di accenti floreali di violetta e rosa intervallati qua e là da mirtillo e lampone maturi, arancia rossa sanguinella, timo, pepe nero e china, con lenta ossigenazione mostra ancor più austerità facendo emergere ricordi di incenso, grafite e una pregevole nota salmastra. In bocca tanto equilibrio nonostante la giovane età, un frutto che mostra tutta la croccantezza su linee morbide, sinuose, caratterizzate da un tannino misurato, dolce, notevole sapidità e una freschezza mai in secondo piano rispetto a quanto fino ad ora descritto. Lunghissimo, lascia un ricordo pulito, fresco e lievemente ammandorlato. Una gran bella prova per CellaGrande al suo esordio tra i muretti a secco di Carema, il vino è vicinissimo alla quinta chiocciola.

polenta fioretto inondata da abbondante sugo di coniglio

Abbinato a un piatto di polenta fioretto inondata da abbondante sugo di coniglio, credetemi la serata si è scaldata parecchio, in senso buono ovviamente.

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