Primitivo di Manduria Passo del Cardinale 2021

Degustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@@
Data degustazione: 01/2024
Tipologia: DOC Rosso
Vitigni: primitivo
Titolo alcolometrico: 12%
Produttore: PAOLOLEO
Bottiglia: 750 ml
Prezzo medio: da 11 a 14 euro
Non esiste Puglia senza primitivo, viceversa non esiste primitivo senza Puglia. In realtà la nota cultivar allevata principalmente nel cosiddetto tacco dello Stivale ha qualche parente sparso qua e là per il mondo: in Croazia viene chiamato plavac mali, con cui condivide il DNA, idem in California dove prende il nome di zinfandel.
Nella regione tanto amata da artisti del calibro di Domenico Modugno, tuttavia, assume toni particolari e difficilmente replicabili. Per questo e altri mille motivi il vitigno bandiera della viticoltura pugliese merita attenzione, curiosità, e rispetto a mio avviso. Paolo Leo, titolare della cantina omonima situata a San Donaci (BR), tutto ciò lo sa bene ed infatti riserva al Passo del Cardinale 2021 le migliori uve primitivo allevate nei pressi di Manduria, comune che dà il nome alla doc istituita nel 1974, e Sava in provincia di Taranto. Da queste parti i terreni sono particolarmente sabbiosi, il sistema di allevamento prescelto è il tradizionale alberello pugliese a potatura corta con speroni a due gemme. La resa si assesta attorno alle 4000-4500 piante per ettaro, la vendemmia viene effettuata durante le primissime ore del mattino allo scopo di preservare la tipicità del vitigno. L’uva viene diraspata ed il pigiato fermenta in acciaio a temperatura controllata di 25 °C per 8-10 giorni. La macerazione sulle bucce dura 15-18 giorni, il vino affina 3 mesi in barriques di rovere americano e 6 mesi in acciaio prima della messa in vendita.
Indubbiamente mi ritrovo al cospetto di un vino ricco di colore, più che muscoli ed estratto, e ciò non può che rallegrarmi. La trama è vivace, un bel rubino intenso con riflessi porpora. Il respiro è intenso e per nulla sfacciato. In sequenza: mirtillo nero, liquirizia, caffè, grafite e geranio selvatico. Con lenta ossigenazione affiorano ricordi salmastri e di terriccio umido, macchia mediterranea; un bel registro olfattivo in costante evoluzione.
In bocca la morbidezza del sorso è stuzzicata qua e là da lampi di acidità “rinfrescante” e da un tannino vellutato tuttavia percettibile, profondità ed allungo finale a riprova di un’ottima materia prima. Quattro chiocciole ad un passo dalla quinta. Ho optato per un agnello al forno con patate e peperoni, un buon connubio.