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RIZZI

logo cantina RizziIndirizzo: Località Rizzi, 15 – 12050 Treiso (CN)
Tel.: +39 0173 638161
Fax: +39 0173 638935
Sito: www.cantinarizzi.com
Email: cantinarizzi@cantinarizzi.it


laVINIum – 11/2008

Non è certo un’azienda sconosciuta ai nostri lettori, quella di Ernesto Dellapiana, viticoltore d’ingegno dalla verve inarrestabile, che da qualche anno a questa parte dedica una gran parte delle sue energie alle fonti alternative, tanto da aver installato un potente impianto fotovoltaico sui tetti della cascina e sul terrazzo sopra la cantina, mentre il figlio Enrico è ormai perfettamente inserito nell’attività vitivinicola e sua sorella Jole si occupa della gestione commerciale e contabile.
Più volte sono andato a trovare la famiglia, ho assaggiato i vini dalle botti, abbiamo pranzato insieme e degustato vecchie annate, insomma posso dire di conoscerli abbastanza bene da capire il loro modo di interpretare il territorio, un modo intelligente che nasce anche dalla profonda conoscenza che Ernesto ha dei vigneti che circondano i comuni vocati al Barbaresco. Ogni suo acquisto può sembrare impulsivo, ma è dettato invece da una forte consapevolezza delle potenzialità di ciascun appezzamento. Oggi dispone di circa 35 ettari vitati, una misura che pone la sua azienda fra le più grandi, soprattutto perché in Langa le proprietà dei terreni sono quasi sempre frammentate, la maggior parte delle aziende non arriva a 10 ettari di vigna, ma qui conta molto più la qualità che la quantità, i migliori cru sono costosi e fortemente desiderati, chi è riuscito ad accaparrarsene di più ha grandi margini per poter lavorare bene anche in annate difficili, contando sulle diverse posizioni, altitudini, esposizioni.
Ernesto, quindi, non fa nulla per caso, e il suo recente acquisto di una parte del cru Pajoré, oggi menzione geografica prevista dal disciplinare, ne è la prova. In casa Rizzi si producono i vini tipici di Langa: Dolcetto e Barbera d’Alba, Langhe Chardonnay, una vendemmia tardiva nata per gioco nel 2001, ottenuta da uve moscato, ma soprattutto il Barbaresco, in versione base e nei tre cru Rizzi (vigna Boito), Nervo (vigna Fondetta) e Pajoré (vigna Suran).
Tre grandi cru con caratteristiche diverse e perfettamente riconoscibili, le cui etichette hanno subito e subiranno ancora delle variazioni, proprio in virtù dell’ingresso delle “menzioni geografiche”. Infatti fino al cambio di disciplinare, avvenuto nel febbraio 2007, i due vini che erano in produzione si chiamavano semplicemente Barbaresco con il nome della vigna, cioè del singolo appezzamento all’interno di ciascun cru, in questo caso Fondetta e Boito. Ora in etichetta compare sia il cru che il vigneto, senza però il termine “vigna” che chiarirebbe il perché di due nomi per ciascun vino, cosa che può provocare qualche confusione. Già con la versione 2005 le etichette hanno subito un cambiamento, infatti la scritta del vigneto è passata sotto al cru migliorandone la leggibilità, anche se precederla con “vigna” risolverebbe qualsiasi dubbio; purtroppo inserire la menzione “vigna” ha un costo non indifferente, che andrebbe ad incidere inevitabilmente sul prezzo finale del vino, pertanto almeno per ora le etichette rimarranno in questa versione.

11/2006
È una questione di metodo. Quando si degustano dei vini appena imbottigliati, o addirittura prelevati dalla botte, la valutazione può essere fatta su due piani diversi: uno analizzando quello che il vino può offrire in quel momento, l’altro cercando di individuarne le potenzialità in prospettiva della sua evoluzione. Nel primo caso si può dare un giudizio più o meno impreciso tanto più è complesso e bisognoso di tempo per assestarsi il vino che si va ad analizzare; le impressioni possono essere molto positive se è stato colto in un momento di grazia (assai raro in tipologie come il Barolo e il Barbaresco), au contraire penalizzanti se il vino appare scomposto, chiuso, poco interpretabile.
Nel secondo caso, pur rendendosi conto di una situazione in definire, si può percepire con l’esperienza che quel vino, grazie ad una struttura salda, a tannini e acidità ben presenti, ad una pulizia esecutiva complessiva più che soddisfacente, ad un’annata sulla carta molto promettente, ha buone probabilità di migliorare sensibilmente negli anni. In tutti e due i casi il giudizio non può essere definitivo, pertanto, in quel momento io preferisco non esasperare la valutazione, consapevole del lavoro che il produttore ha impiegato anno dopo anno per ottenere quel risultato. A volte è meglio soprassedere e, con onestà, rimandare l’esame a future occasioni.
Tutto questo si potrebbe evitare se non ci fosse un mercato che impone dei ritmi ben precisi, pena l’estromissione da guide e giornali, e conseguente maggiore difficoltà nelle vendite del prodotto in periodo posticipato. D’altronde manifestazioni come le anteprime, nascono proprio con l’obiettivo di presentare con un certo anticipo alla stampa specializzata l’annata che andrà in commercio. Il problema sorge poiché non tutte le annate sono uguali e non tutti i vini sono pronti per quella data. Il produttore si trova quindi nella condizione che se presenta il proprio prodotto quando non ha completato il suo periodo di affinamento ha molte probabilità che venga sottovalutato, ma se non corre questo rischio, viene tagliato fuori dal giro.
È meglio che di quel vino si legga, bene o male, o che non appaia né in guida né sui giornali? La scelta è difficile, tanto più se quel vino rappresenta il top della produzione aziendale. Ecco perché per noi che scriviamo è importante, soprattutto laddove si hanno dubbi o si ritiene che quel prodotto meriti senz’altro ulteriori verifiche, avere occasione di riassaggiarlo per verificarne l’andamento. Cosa purtroppo non sempre possibile, e comunque non per tutti i vini.
Questa mia disquisizione ha un senso nel presentare la Cantina Rizzi (da “riss”, ovvero il nome piemontese del riccio, animale assai diffuso nella zona) di Ernesto Dellapiana (e ora a buon diritto anche dei due figli Enrico e Jole), sita nelle vicinanze di Treiso, in piena Docg Barbaresco. Si, perché i due cru Fondetta e Boito sono proprio fra quelli che difficilmente vengono presentati ad Alba Wines Exhibition, la famosa manifestazione che si svolge ogni anno e di cui vi riporto le impressioni, non perché Dellapiana non vorrebbe, ma perché non sono pronti ai primi di maggio, quando si svolge la rassegna dedicata alla stampa specializzata. Infatti nel 2004, anno in cui venivano presentati i Barbaresco 2001, era presente solo il Boito, mentre nel 2006 in cui veniva proposta l’annata 2003, nessuno dei due cru era in condizioni adatte ad una degustazione così importante.
Ecco perché ho ritenuto fondamentale visitare l’azienda (ai primi di settembre) per assaggiare tutto ciò che la produzione poteva offrire, anche le annate in divenire. E debbo dire che sono rimasto sensibilmente impressionato. Ho degustato, prelevati dalla botte, sia il Boito che il Fondetta 2005 e 2004 e confermano le già esaltanti impressioni che ho avuto con i 2001. Ma la batteria di vini aziendale comprende altri eccellenti prodotti, come il Dolcetto d’Alba, la Barbera d’Alba e il Langhe Chardonnay. Ci tengo a precisare che Ernesto usa per i suoi Barbaresco, solo botti di rovere da 25 a 50 ettolitri, mentre Dolcetto e Chardonnay affinano in acciaio. La Barbera d’Alba, invece, affina in acciaio e per un 25% in legno.
L’azienda dispone di oltre 35 ettari di vigna, collocandosi fra le più grandi realtà della zona. Oggi Ernesto può contare sul supporto dei figli Enrico, laureato in Viticoltura ed Enologia alla Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, che segue ormai tutte le problematiche del ciclo produttivo, e Jole che si occupa della parte commerciale.
Ma la “bottega” Rizzi non finisce qui le sue sorprese: con la vendemmia 2001 di uve passite è nato il Frimaio Vendemmia tardiva, un vino dolce ottenuto con le uve moscato e firmato nientemeno che da Enrico, con le sue etichette disegnate a mano (più di mille!), che fanno di ogni bottiglia un esemplare unico, non solo nel suo splendido contenuto. Se non è questa una buona ragione per fare una visita in azienda…

Vini degustatiAnnataPrezzoVoto
Stërbu Bianco2015da 7,50 a 10 euro@@@
Barbaresco2002da 15 a 25 euro@@@@
Barbaresco Boito2000da 25 a 50 euro@@@
Barbaresco Boito2001da 25 a 50 euro@@@@
Barbaresco Boito2007da 25 a 50 euro@@@@
Barbaresco Boito2008da 25 a 50 euro@@@@@
Barbaresco Boito Riserva2009da 25 a 50 euro@@@@@
Barbaresco Fondetta2000da 25 a 50 euro@@@
Barbaresco Fondetta2001da 25 a 50 euro@@@@
Barbaresco Nervo Fondetta2004da 25 a 50 euro@@@@
Barbaresco Nervo Fondetta2005da 25 a 50 euro@@@@
Barbaresco Pajoré Suran2006da 25 a 50 euro@@@@@
Barbaresco Pajoré Suran2007da 25 a 50 euro@@@@
Barbaresco Pajoré Suran2008da 25 a 50 euro@@@@@
Barbaresco Pajoré Suran2009da 25 a 50 euro@@@@@
Barbaresco Pajoré Suran2010da 25 a 50 euro@@@@@
Barbaresco Pajoré Suran2004da 25 a 50 euro@@@@@
Barbaresco Pajoré Suran2005da 25 a 50 euro@@@@
Barbaresco Rizzi2012da 25 a 50 euro@@@@
Barbaresco Rizzi Boito2004da 25 a 50 euro@@@@@
Barbaresco Rizzi Boito2005da 25 a 50 euro@@@@
Barbaresco Rizzi Boito2006da 25 a 50 euro@@@@@
Dolcetto d'Alba2004da 25 a 50 euro@@@@
Dolcetto d'Alba2005da 10 a 15 euro@@@
Dolcetto d'Alba2008da 7,50 a 10 euro@@@@
Frimaio Vendemmia Tardiva (2004)s.a.da 15 a 25 euro@@@
Langhe Chardonnay2005da 7,50 a 10 euro@@@
Stërbu Bianco2015da 7,50 a 10 euro@@@
Dolcetto d'Alba2015da 7,50 a 10 euro@@@@
Barbaresco Pajoré2016da 25 a 50 euro@@@@

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