Roero Arneis Coste Anforiano 2019

Degustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@@
Data degustazione: 04/2021
Tipologia: DOCG Bianco
Vitigni: arneis
Titolo alcolometrico: 14%
Produttore: FRATELLI RABINO
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 15 a 25 euro
L’Arneis presentato da Fratelli Rabino è un vino molto particolare: la menzione Coste Anforiano è dovuta al nome dei vigneti, gli stessi sono collocati sul dorsale di una collina rivolta verso le Langhe e il fiume Tanaro nel comune di S. Vittoria d’Alba, sul confine del Roero. Un lembo piemontese antichissimo e ricco di storia, basti pensare che in epoca romana questa terra veniva utilizzata nella produzione di anfore per la conservazione del vino prodotto, già a quei tempi riconosciuto per qualità e longevità.
Un suolo derivato da diverse epoche geologiche, lo testimonia il ritrovamento di fossili tipici del fondale marino, argilla, limo e calcare. Esposizione ottimali (pieno sud), età del vigneto (20-30 anni), e la particolarità del suolo contribuiscono a forgiare vini dall’impronta marcatamente sapida e un profilo minerale di tutto rispetto. 100 % arneis, resa per ettaro pari a 4800-5000 piante e 90 q., la vendemmia manuale avviene solitamente a metà settembre.
Riguardo vinificazione ed affinamento: l’uva è pressata sofficemente e il mosto fiore raffreddato e decantato in vasca d’acciaio. A fermentazione avviata, una parte del mosto viene separata e posta in tonneaux di rovere francese dove resterà fino a dopo l’affinamento con le fecce fini di fermentazione. La vinificazione termina con l’assemblaggio delle due parti e con una attesa di 6 mesi prima della messa in bottiglia a cui seguiranno altri 3 mesi di affinamento prima della vendita.
Nuances oro antico su tonalità paglierino vivace, luminoso, mostra consistenza ed estratto. Un naso importante, piuttosto spinto, squaderna sin dal suo esordio dolci note di biancospino, acacia e camomilla, ben presto toni fruttati maturi di albicocca, pera Williams matura e nespola. Un’impronta di calcare impreziosisce l’insieme, intervallata qua e là da una leggera tostatura che dovrà ancora ben assorbirsi alla materia, distinguo baccello di vaniglia, pepe bianco e smalto, chiude su percezione erbacee di timo limone e lavanda. Un naso davvero complesso e in divenire.
Il palato è più o meno sulla stessa lunghezza d’onda: sapidità notevole, freschezza che deterge il sorso e alleggerisce la struttura del vino, indubbiamente importante, vi è coerenza di toni fruttati maturi e una mineralità continua e incessante, elemento che assicura al vino una longevità pressoché sicura. Da riassaggiare minimo tra un paio d’anni, mi riprometto di scriverne nuovamente per carpirne l’evoluzione. Al momento son quattro chiocciole piene. Un vino che ha incontrato alla perfezione la grassezza di una bistecca di capocollo cotta ai ferri.