Teroldego 2021

Degustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@
Data degustazione: 06/2023
Tipologia: IGT Rosso
Vitigni: teroldego
Titolo alcolometrico: 13%
Produttore: LAVIS
Bottiglia: 750 ml
Prezzo medio: da 8 a 10 euro
Abbiamo raccontato più volte la storia del teroldego, a mio avviso il vitigno autoctono a bacca nera più importante del Trentino, le cui origini sono antiche e in parte confuse. Imparentato a livello genetico con il lagrein, il marzemino e il syrah, la prima tesi lo ricollega alla Valpolicella la cui popolazione conosceva l’uva con il nome di tirodola. La seconda rimanda al Tirolo per via dell’assonanza con “tiroler gold”. In ogni modo ciò che contraddistingue il teroldego è la carica polifenolica che trova perfetta dimora lungo i dolci declivi delle Colline Avisiane, dove ha sede la Cantina La-Vis.
I vigneti sono dislocato nel comune di Lavis, esposti ad ovest, sud-ovest a 370 m s.l.m. Le uve, allevate a guyot e pergola semplice trentina, crescono rigogliose su terreni profondi, strutturati di media fertilità e impasto; la densità di impianto è pari a 5.000 ceppi/ha. Come sempre si parte dalla vigna e attraverso una raccolta manuale eseguita attorno alla prima decade di ottobre. La fermentazione avviene a temperatura controllata in serbatoi d’acciaio inox, malolattica in cemento armato vetrificato e affinamento sulle lisi per 5/6 nello stesso contenitore, una quota a parte in legno di rovere francese di secondo passaggio.
Versato all’interno del calice mostra un bel colore vivo dai toni rubino e con riflessi porpora. Timbro olfattivo esuberante, caratterizzato da un frutto appena colto: amarena, mirtillo nero, more e un leggero accento di vaniglia e chiodo di garofano; con il passare dei minuti sprigiona effluvi balsamici e una trama a tratti boschiva che rimanda idealmente al territorio d’origine.
In bocca la consueta morbidezza data dal varietale è incalzante, soprattutto perché attraversata da lampi di acidità in richiamo al frutto e una sapidità discreta. La struttura non è eccessiva, il vino scivola con disinvoltura a vantaggio di una beva incalzante senza la benché minima esuberanza alcolica. Particolarmente indicato in abbinamento ad un piatto di lonza di maiale glassata al miele, contorno di scarola ripassata in padella con uva passa e pinoli. Tre chiocciole ad un soffio dalla quarta.