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Terre Alfieri Arneis Sanromè 2020

Terre Alfieri Arneis Sanromè 2020 Cascina VèngoreDegustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@@
Data degustazione: 05/2021


Tipologia: DOCG Bianco
Vitigni: arneis
Titolo alcolometrico: 13,5%
Produttore: CASCINA VÈNGORE
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 10 a 15 euro


Si inizia sempre son un buon Arneis a Cascina Vèngore e l’annata 2020, per quanto concerne gli assaggi fino ad ora effettuati, sta rivelando doti di grande aromaticità, struttura e buona progressione gustativa. Ovviamente dipende dalle zone, in questo caso Terre Alfieri è una denominazione da tenere sott’occhio, ne parlerò presto in maniera ancora più dettagliata. Non fa eccezione il Sanromè della famiglia Povero di Cisterna d’Asti (AT), frutto di un mix di sabbie calcaree e argille che costituiscono i suoli delle vigne di proprietà della Cantina. Da cosa deriva questo nome? È piuttosto semplice, me lo racconta Lucrezia Povero durante il nostro incontro virtuale: “Sanromè è il piemontese per San Remigio, il santo protettore dei vigneti. Il culto di Remigio è antichissimo (V-VI secolo) e sembra essere stato importato in Piemonte dalle invasioni dei Franchi avvenuti a danno dei Longobardi nel VIII secolo dopo cristo. Nei pressi di Cisterna, sulla direttiva per San Damiano d’Asti, la località San Remigio ricorda l’arcivescovo di Reims a cui fu dedicata una, purtroppo scomparsa, chiesa cimiteriale di fondazione altomedievale“.
4,87 ettari di vigne allevate a guyot in Cisterna d’Asti, densità d’impianto pari a 4.280 ceppi/ettaro; Cascina Vèngore opera in regime di agricoltura biologica certificata, utilizza letame e sovescio per la concimazione e solo rame e zolfo per i trattamenti. Pressatura soffice, segue macerazione a freddo 10-12°, fermentazione svolta per 12-15 giorni in vasche termo controllate a 15°C; l’affinamento è di 4 mesi in acciaio sur lie.
Irradia il calice grazie a una particolare luminosità derivata da tinte paglierino-oro antico, quest’ultimo diverrà protagonista con l’invecchiamento. Roteandolo, delinea archetti fitti e regolari. Il naso si offre generoso ma con garbo, stile, eleganza. Mai sfacciato, regala percezioni di mandorla tostata, mela Granny Smith, scorza di cedro, acacia che con lenta ossigenazione diverrà miele, fiori di sambuco e una traccia di calcare piuttosto nitida che aumenta d’intensità con il trascorrere delle ore; tiene benissimo l’ossigenazione.
Il frutto è croccante a 360°, anche in bocca, dove il vino danza letteralmente tra guizzi sapidi e lampi di freschezza su un corpo per nulla banale, elementi che sommati regalano svariate possibilità di abbinamento gastronomico. Personalmente ho optato per un carnaroli agli asparagi, mantecato all’onda con burro d’alpeggio e formaggio gouda di capra. Quattro chiocciole centrate a mo’ di cecchino, un gran bell’inizio non c’è che dire.

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