Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2018

Degustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@@
Data degustazione: 08/2021
Tipologia: DOC Bianco
Vitigni: verdicchio
Titolo alcolometrico: 13,5%
Produttore: SANTA BARBARA
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 15 a 25 euro
Stefano Antonucci, titolare della Cantina Santa Barbara, ha la capacità di coinvolgere il suo interlocutore, non importa se trattasi di giornalista, appassionato o neofita, il suo amore per il verdicchio e il montepulciano è travolgente e traspare tanto dagli aneddoti quanto dai vini che produce. Ha iniziato una quarantina d’anni fa dai pochi ettari del padre, non si è più fermato, la sua perseveranza e il suo rigore, tanto in vigna quanto in Cantina, l’hanno portato oggigiorno a possedere 25 ettari di vigneto più altri 15 gestiti.
Le sue viti hanno un’età variabile che va dai tre ai trent’anni e crescono rigogliose e baciate dal sole nei comuni di Montecarotto, Barbara, Arcevia e Serra de’ Conti in provincia di Ancona. Fin dal suo esordio la Cantina si è mossa in una sola direzione: fare chiarezza all’interno di un territorio vasto, spingendo al massimo le uve autoctone sopracitate. Territorio marchigiano e tradizioni vitivinicole devono trasparire all’interno del bicchiere, non roboanti tecniche di cantina atte a confondere ciò che madre natura è stata in grado di regalare. Come ogni grande Azienda che si rispetti un occhio particolare è dato anche ai mercati a cui bisogna offrire vini equilibrati, tecnicamente ineccepibili ma soprattutto rispettosi del varietale; sarà il tempo a forgiarne l’essenza e a conquistare l’interesse e la stima dei grandi appassionati che ricercano le sfumature. I terreni di queste colline sono caratterizzati da argilla, alcuni versanti posseggono calcare e ghiaia, tutto ciò contribuisce alla produzione di vini che posseggono freschezza, struttura e finezza aromatica.
Si predilige il lavoro manuale, diradamenti solo se strettamente necessari, così come gli interventi, potature corte, il fine è tutelare il sano sviluppo della pianta cercando di rispettare il più possibile l’ambiente circostante. L’annata 2018, lontana da stress idrici che hanno caratterizzato il millesimo precedente, è la protagonista dell’etichetta di Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore che mi appresto a degustare. Stefano ha da sempre creduto che il Verdicchio fosse tra i pochi vitigni autoctoni italiani a poter fermentare ed affinare in legno. La continua sperimentazione, l’utilizzo di legni diversi e di diverse dimensioni, l’esperienza e il confronto con altri personaggi chiave del territorio l’hanno portato a trovare una quadra, la stessa che da sempre contraddistingue la più classica delle sue etichette. La vinificazione dura quattro settimane e avviene in serbatoi d’acciaio con un controllo costante della temperatura, successivamente affina in barriques francesi.
Si presenta in veste paglierino vivo, acceso, con riflessi oro antico, archetti che faticano a precipitare all’interno del bicchiere, dunque consistenza ed estratto. Respiro caratterizzato da piacevoli e generosi sentori di frutta a polpa gialla, susina, ananas disidratato, melone gialletto, limone candito, inspessiti da refoli di calcare, suggestioni salmastre e tocchi speziati dolci, dunque cioccolato bianco, miele d’acacia e vaniglia bourbon, mai invadente. Finale caratterizzato da erbe aromatiche, timo limone e santoreggia; notevole evoluzione anche a 24 ore dalla mescita.
In bocca scivola con estrema disinvoltura mostrando classe, estratto, rotondità e doti di equilibrio già piuttosto accentuate, alcol ben fuso alla materia, freschezza che richiama la frutta croccante e una sapidità che conquista su tutta la linea.
A un nonnulla dalla quinta chiocciola. Da provare su un piatto di pollo al limone, semplicemente perfetto.