Statistiche web
Anteprime

Nebbiolo Prima 2014: parliamo del Barbaresco

Le bottiglie in degustazione esposte al Palazzo dei Congressi di Alba (CN)

L’annata 2011di Barbaresco in queste giornate di estate, in Piemonte alquanto avare di sole e di caldo, sta lentamente iniziando ad esprimere le sue ottime qualità e caratteristiche, confermando in primo luogo la costante crescita qualitativa dei vini prodotti nei tre comuni della Docg, vale a dire l’omonimo Barbaresco, Treiso, Neive e la frazione di Alba, San Rocco Seno d’Elvio.
I primi vagiti di questi vini li avevamo ascoltati, pardon, degustati, a maggio in occasione di Nebbiolo Prima, evento organizzato da Albeisa, associazione di promozione e valorizzazione dei vini del territorio attorno ad Alba, in collaborazione con la società di comunicazione trevigiana Gheusis e serviti con la consueta grande professionalità dal personale AIS della sezione di Cuneo.

Il centro storico di Alba (CN)

Un’annata che impegnò parecchio i viticoltori dal punto di vista agronomico nel tentativo di raggiungere l’equilibrio tra vite, suolo e clima, obbligandoli ad essere pronti a fronteggiare le bizze climatiche con attenti e certosini interventi in vigna.
In particolare l’inizio e la fine della stagione vitivinicola si rivelò alquanto anomala: precipitazioni intense a marzo, seguite da temperature elevate ad aprile che favorirono un netto anticipo dell’inizio del ciclo vegetativo, almeno di un paio di settimane. La prima parte della stagione estiva non registrò temperature elevate (media di 22°), situazione che, unita alla scarsità di piogge, rallentò l’andamento fisiologico della vite e limitò il numero di trattamenti nei vigneti (condizioni diametralmente opposti a questo problematico 2014…).
A partire dalla seconda decade di agosto però il caldo si fece sentire, con medie giornaliere sui 30°, causando un po’ di scompensi nei vigneti, in particolare una maturazione dell’uva disomogenea, alquanto differente da versante a versante, e un netto calo di resa, causa grappoli sanissimi ma vicini all’appassimento.

I colori del Barbaresco

Per le varietà a ciclo più lungo, come nel caso del Nebbiolo, fu provvidenziale la pioggia caduta nei primi giorni di settembre che, unita all’abbassamento delle temperature durante la notte, consentì di ristabilire un buon equilibrio tra le varie componenti, da quella zuccherina, rimasta sostanzialmente elevata, a quella acida, indispensabile per garantire una buona freschezza nella beva, fino a quella fenolica, essenziale per garantire una buona longevità.
Senza dubbio uno dei vitigni che meglio si adattò a quest’annata fu il Nebbiolo.
I Barbaresco di quest’annata si presentano pertanto ricchi di colore, tannino e calore, acidità moderata che potrebbe inficiarne un po’ la freschezza e l’equilibrio, caratteristiche che penso potranno migliorare grazie una giusta permanenza in bottiglia, ma nel complesso il quadro aromatico è senza dubbio intenso e persistente.

Uva nebbiolo destinata al Barbaresco

La degustazione
Barbaresco – Convincente interpretazione dell’annata riscontrata in gran parte dei 27 Barbaresco provenienti da vigneti siti nell’omonimo comune, con gradi di eccellenza nei suoi cru storici, a cominciare dalla sottozona Rabajà, dove spiccano per ricchezza di sentori fruttati, balsamicità croccante, eleganza e piacevolezza di beva nei i vini delle aziende Castello di Verduno, Cascina Luisin e Giuseppe Cortese. Altra sottozona origine di qualità e garanzia si è rivelata l’Asili, in particolare nei vini di Cà del Baio, Ceretto e Michele Chiarlo, così come la zona di Roncaglie, dove predomina la balsamicità nei Barbaresco di Poderi Colla e Socrè.
Un tannino avvolgente ma allo stesso tempo fresco e fruttato nel Rio Sordo di Cascina delle Rose freschezza e dolcezza che si ritrovano negli Ovello di Cascina Morassino e di Albino Rocca e nel Sorì Montaribaldi dell’omonima azienda Montaribaldì, uniti alla fragranza del Ronchi di Rattalino.
Eleganza austera inconfondibile per il “monopole” Martinenga delle Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy, noto per la sua invidiabile longevità, in particolare per le selezioni operate nello stesso vigneto Camp Gros (parte del vigneto verso Rabajà) e Gaiun (confinante con Asili).
Senza particolare menzione geografica ma assolutamente degni di nota per la piacevolezza e freschezza di beva i Barbaresco di Cascina Bruciata, della cantina sociale Produttori di Barbaresco, di Prunotto e il “Ad Altiora” di Michele Taliano.

Il comune di Barbaresco visto dall'elicottero

Treiso – Ristretta a una ventina di campioni provenienti da vigneti coltivati sulle colline di questo comune, che anno dopo anno, si conferma una garanzia di qualità in termini di eleganza e persistenza. Il millesimo 2011 conferma la mia considerazione, regalando nella maggioranza dei casi vini con intensi settori fruttati e floreali, un tannino che si avvia a diventare dolce, piacevole, suadente, dotati di una cospicua ricchezza e potenza ben supportata dalla freschezza e dalla fragranza.
Da segnalare il cru Bernadot di Ceretto e il Montersino dell’Azienda Agricola Vigin, giovane produttore che, insieme all’azienda La Ganghija di Enzo Rappalino, mostra un costante e crescente miglioramento.
Cà del Baio si conferma ai vertici sia con il cru Valgrande sia con il Marcarini, di cui ho apprezzato anche quello prodotto dalla cooperativa Cantina Pertinace, valida interprete anche dei cru Castellizzano e Nervo, quest’ultimo in una versione più semplice rispetto al complesso e strutturato Barbaresco prodotto dalla storica Azienda Vitivinicola Rizzi, il cui timone sta lentamente passando dal fondatore Ernesto Dellapiana ai figli Enrico e Jole.
Apprezzabili il “Cè Vanin” di Rivetto dal 1902 e “Il Bricco” di Azienda Agricola Il Bricco.

Vigneti a Treiso (Madonna di Como) di fronte all'azienda Rizzi

Neive – Il comune che ha presentato il maggior numero di vini ma anche le maggiori discrepanze interpretative e qualitative. Tra i 34 vini degustati il “cru” che mi ha colpito maggiormente è stato il Gallina, in particolare le interpretazioni di Prinsi, Giuseppe Negro e Ugo Lequio, che sprigionano fragranza e ricchezza senza perdere eleganza.
Un po’ disarmonico e bisognoso di maggior affinamento il cru Basarin prodotto da Moccagatta e Punset, meglio il Serraboella di Angelo Pastura e dei Fratelli Barale e il Canova dell’Azienda Agricola Ressia.
Le caratteristiche fruttate e dolci dell’annata emergono nei cru Albesani del Castello di Neive, nel Serragrilli di La Contea e dell’azienda agricola Bricco Gilli e nel San Cristoforo di Pietro Rinaldi.
La balsamicità contraddistingue il cru Bordini di Fontanabianca, il Cottà dell’azienda agricola Vigin e il “Cascinotta” di Angelo Negro e figli e il “Paolin” di Cascina Luisin.
La degustazione del “Sanadaive” di Marco e Vittorio Adriano e del “Duemilaundici” di Albino Rocca, entrambi provenienti da vigneti siti a San Rocco Seno d’Elvio, frazione di Alba, conferma infine la mia impressione di grande freschezza, vivacità, piacevolezza ed eleganza conferiti dalla ricchezza di profumi e aromi di frutta fresca e di spezie fini, grazie a un ragionato e moderato affinamento in legno, dei vini dell’annata 2011.

Il comune di Neive visto dall'elicottero

Luciano Pavesio

Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma agli inizi degli anni ’90 seguendo la filosofia e le attività di SlowFood. Ha frequentato corsi di degustazione e partecipa a numerosi eventi legati al mondo del vino. Le sue esperienze enoiche sono legate principalmente a Piemonte, Valle d'Aosta, Alto Adige e Friuli. Scrive e collabora a numerose riviste online del settore; è docente di corsi di degustazione vino ed organizzatore di eventi.

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio