Sara Vezza
Sono rimasto piacevolmente colpito dalla storia che mi ha raccontato Sara Vezza, nota produttrice monfortina, sulle ragioni per cui da quest’anno il Vermouth affianca il Barolo Ravera, il Nebbiolo d’Alba, la Barbera d’Alba Superiore Villar’o e i due spumanti metodo classico Alta Langa Brut e Nebbiolo d’Alba Brut Rosé. Intanto specifichiamo che si tratta di un Vermouth Rosso a base nebbiolo, ma entrerò nel dettaglio più avanti. Il racconto inizia quando Sara aveva 8 anni e come ogni estate trascorreva alcune settimane nella casa di campagna della nonna materna al Podio, una piccola frazione nella pianura tra Bene Vagienna e Monforte, dove nonna Maria era nata, figlia di fabbricanti di mattoni e maestra di professione. Fin qui nulla di strano, se non fosse che la cara nonnina, dalle regole ferree e poca pazienza, aveva l’abitudine dopo pranzo (che si faceva rigorosamente alle 12) di imporre a Sara il pisolino, la siesta, il riposo pomeridiano per almeno 2 ore. Per lei era una specie di punizione, ma contraddire Maria era impensabile, alla fine di questa tortura obbligata la nonna aveva un’altra ritualità: preparare la “Birra del Podio”, mandava Sara a prendere i bicchieri da Whisky nella credenza e si metteva a miscelare ghiaccio, soda e Vermouth. E Sara, nonostante avesse 8 anni, aveva il consenso di berlo! E quanto le piaceva… Come sempre accade le mode passano, così il Vermouth è stato un po’ dimenticato e Sara non lo ha più bevuto, fino a pochi anni fa, quando degli amici gliene hanno regalato una bottiglia. Successivamente, in occasione di una cena, Sara l’ha aperta per berla con loro e, in meno di un battito d’ali, si è sentita ritornare a quando era bambina, a quei profumi e sapori tanto particolari che l’avevano emozionata. È stata la molla che l’ha spinta a voler realizzare un proprio Vermouth, coinvolgendo tutto il gruppo di ragazzi che lavorano in Cantina. Due anni passati alla ricerca del partner giusto per produrre un Vermouth poco commerciale, non convenzionale e a base nebbiolo. La scelta è andata a The Spiritual Machine (distributore di beverage torinese) e Distilleria Magnoberta.
Svelato l’arcano entriamo nel merito del prodotto: si chiama Vermouth di Torino Rosso, la base è un rosato di Nebbiolo, si aggiunge alcol neutro, zucchero, aromi naturali e un infuso di erbe e spezie. Ovviamente non è dato conoscere la miscela di erbe e spezie, esattamente come avviene per il Barolo Chinato, ognuno ha la propria ricetta, che è l’elemento distintivo e unico di ogni azienda produttrice. Bene, eccolo finalmente nel calice, con un colore che mi ricorda tanto certi Barolo invecchiati, è una tonalità calda, tra granato e ambrato, accostato al naso è davvero invitante, la sensazione immediata è quella delle spezie officinali, come quelle che si trovano dai frati camaldolesi, ma a ben sentire sotto, scostando le note provenienti dall’infuso, c’è qualcosa che mi riporta al vino, al nebbiolo invecchiato, prugna sotto spirito, tabacco e cuoio, poi affiora l’arancia amara e candita, l’eucalipto essiccato, il mallo di noce, il cardamomo e molto altro. In bocca è avvolgente, senza eccessi alcolici (siamo attorno ai 16°), la parte speziata si fonde a richiami vanigliati e tostati, la sensazione è di rotondità e morbidezza, ma non manca quella base acida che vitalizza il sorso. Un bel prodotto davvero, che per la complessità e morbidezza che lo caratterizza può essere abbinato facilmente alle carni lungamente cotte in intingolo e speziate, si presta anche alle interiora, come animelle, coratella e fegatini, ma anche a formaggi stagionati piccanti e speziati, persino a dolci a base di cioccolato fondente e di creme al caffè e nocciola.
Roberto Giuliani
Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.
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Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
Nato nel 1974 a Roma in una annata che si ricorderà pessima per la produzione del vino mondiale. Sarà proprio per ribaltare questo infame inizio (...)
Bolognese dentro, grafico di giorno e rapito dal mondo enologico la sera. Per un periodo la sera l'ha condivisa con un'altra passione viscerale (...)
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