Le DOC dell’Emilia Romagna: Bosco Eliceo
❂ Bosco Eliceo D.O.C.
(D.P.R. 3/1/1989 – G.U. n.144 del 22/6/1989, ultima modifica D.M. 23/10/2018 – G.U. n.258 del 6/11/2018)
► zona di produzione
● in provincia di Ferrara: l’intero territorio comunale di Goro, Lagosanto, Mesola e parte dei comuni di Argenta, Codigoro e Comacchio;
● in provincia di Ravenna: parte dei comuni di Cervia e Ravenna;
► base ampelografica
● bianco, frizzante: min 70% trebbiano romagnolo, max. 30% sauvignon e/o malvasia bianca di Candia, possono concorrere altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella Regione Emilia-Romagna, presenti nei vigneti max. 5%;
● con menzione del vitigno bianchi: Sauvignon, min. 85%, eventualmente trebbiano romagnolo max. 15%;
● con menzione del vitigno rossi: Fortana (anche vivace e frizzante), Merlot (anche vivace), min. 85%, possono concorrere altri vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione nella Regione Emilia-Romagna, max. 15%;
► norme per la viticoltura
● la resa massima di uva in coltura specializzata e il titolo alcolometrico volumico naturale minimo devono essere di 15 t/Ha e 9,50% vol. per i vini “Fortana” e “Bianco” e di 10% vol. per “Merlot” e “Sauvignon”;
► norme per la vinificazione
● le operazioni di vinificazione, ivi comprese l’arricchimento del grado alcolico, la dolcificazione e la frizzantatura, devono essere effettuate all’interno della zona di produzione, tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali di produzione, è consentito che tali operazioni siano effettuate nell’ambito dell’intero territorio delle province di Ferrara e Ravenna;
● è consentito l’arricchimento delle uve e dei prodotti a monte del vino, nei limiti stabiliti dalle norme nazionali e comunitarie, con mosti concentrati ottenuti da uve dei vigneti iscritti allo schedario viticolo della stessa denominazione di origine controllata, oppure con mosto concentrato rettificato o a mezzo concentrazione a freddo o altre tecnologie consentite;
● i vini a denominazione di origine controllata «Bosco Eliceo» nella tipologia vivace e frizzante devono essere ottenuti unicamente per fermentazione naturale;
● per la presa di spuma della tipologia vivace e frizzante deve essere utilizzato mosto, mosto parzialmente fermentato o mosto concentrato di uve dei vigneti iscritti allo schedario viticolo della denominazione di origine, oppure mosto concentrato rettificato;
● nelle vinificazioni disgiunte, la vinificazione può essere effettuata singolarmente per le uve provenienti dai diversi vitigni e l’assemblaggio deve avvenire nella cantina del vinificatore entro il periodo del completo affinamento;
► norme per l’etichettatura e il confezionamento
● la menzione «vigna» seguita dal relativo toponimo è consentita, alle condizioni previste dalla normativa vigente;
● l’indicazione della menzione relativa al tenore zuccherino del prodotto è facoltativa per i tipi secchi o abboccati e obbligatoria per i tipi amabili o dolci;
● per la tipologia frizzante, qualora si utilizzi il tappo a fungo, è obbligatorio riportare in etichetta l’indicazione della categoria di prodotto conformemente alla vigente normativa nazionale;
● i vini possono essere immessi al consumo in tutti i recipienti di volume nominale autorizzati dalle normative vigenti, compresi i fusti in acciaio o altri materiali idonei per uso alimentare, di capacità da 6 a 60 litri, per la vendita del vino sfuso alla spina, e contenitori alternativi al vetro costituito da un otre in materiale plastico o altri materiali idonei per uso alimentare racchiuso in un involucro di cartone o altro materiale rigido con capacità non inferiore a 2 litri;
● per la chiusura dei vini frizzanti in bottiglie di vetro con volume nominale superiore a 0,2 litri è consentito l’utilizzo del tappo a fungo in sughero o di materiale sintetico similare, pieno tipo elastomero ammesso ad entrare in contatto con il vino trattenuto da un fermaglio, o gabbietta, o legatura idonea e coperti eventualmente da una lamina avente un’altezza non superiore a 7 centimetri come tradizionalmente utilizzato nella zona, oppure con chiusure tipo Stelvin, o tappo vite, o tappo corona eventualmente coperti da lamina.
Gli altri vini, allorquando siano confezionati in bottiglie di vetro, possono essere presentati con qualsiasi tipo di chiusura idonea;
► legame con l’ambiente
● A) Informazioni sulla zona geografica
♦ Fattori naturali rilevanti per il legame
Le condizioni ambientali che si riscontrano nell’area a DOC «Bosco Eliceo» sono veramente peculiari, visto che si tratta di suoli sostanzialmente sabbiosi (fino al 95-97% di sabbia) che si estendono lungo una fascia molto stretta a ridosso del litorale adriatico. Unica eccezione, l’areale intorno ad Argenta, che si spinge maggiormente verso l’entroterra e si caratterizza per suoli di bonifica recente con una maggiore presenza di limo e argilla in superficie (franco-sabbiosi) e sabbiosi oltre i 50 cm di profondità (ad esempio: suoli Garusola del catalogo dei suoli di pianura dell’Emilia-Romagna).
I terreni dell’areale della DOC «Bosco Eliceo» si sono originati in gran parte per bonifiche successive e/o sedimentazione delle alluvioni fluviali di Po e Reno. Elemento caratterizzante sono i «cordoni di dune marine» (in parte sommersi dai sedimenti) che si sono originati a seguito del modificarsi della linea di costa in epoche storiche successive. L’azione combinata di questi eventi geologici e pedogenetici ha portato alla definizione di un ambiente compreso tra le «Valli» e il mare in cui si è insediata dapprima una vegetazione «colonizzatrice» fino ad arrivare al bosco di leccio, all’interno del quale cresceva anche la Vitis vinifera subsp. sylvestris, di cui ancora oggi sono presenti rari esemplari dioici nelle pinete storiche di Ravenna.
Specifici lavori di zonazione hanno consentito di verificare come la maggior parte dei vigneti che danno vini a DOC «Bosco Eliceo» si collochino su suoli riconducibili all’unità tipologica di suolo «Cerba, sabbioso fine» [CER1, in riferimento al catalogo dei suoli di pianura dell’Emilia-Romagna. Classificazione Soil Taxonomy (Chiavi 2003): Aquic Ustipsamments, mixed, mesic. Classificazione WRB (1998): Calcaric Arenosols (Gleyic)], a esplicitare quanto sintetizzato all’art. 4 del presente disciplinare (Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini a DOC «Bosco Eliceo» devono essere quelle tradizionali della zona di produzione e, comunque atte a conferire alle uve e ai vini derivati le specifiche caratteristiche. Sono pertanto da considerarsi idonei unicamente i vigneti coltivati su terreni sabbiosi).
Per quanto riguarda il clima, l’area del «Bosco Eliceo» è una delle più calde della viticoltura dell’Emilia-Romagna, come attesta l’indice di Winkler che mediamente varia tra 1950 e 2250 gradi giorno. La vicinanza del mare consente, però, di avere una buona escursione termica tra il giorno e la notte, situazione positiva per la formazione e il mantenimento del quadro aromatico delle uve. La particolarità del clima spiega come una varietà a maturazione tardiva quale «Fortana» (detta anche «Uva d’oro») si sia connaturata a quest’ambiente sin da tempi remoti. Lo stesso si dica per Trebbiano romagnolo e Malvasia bianca di Candia, mentre per quanto riguarda l’introduzione più recente di varietà a maturazione media o precoce come Sauvignon e Merlot, si può mettere in relazione con la necessità di ampliare il calendario di raccolta sfruttando il carattere varietale dei vitigni in questione e la proprietà dei suoli sabbiosi di privilegiare la componente aromatica rispetto alla struttura dei vini (vini leggeri e floreali);
♦ Fattori umani rilevanti per il legame
Diversi documenti attestano la presenza della coltivazione della vite e il suo uso enologico sin dall’antichità, nel litorale adriatico dell’Emilia-Romagna. I Georgici latini parlano addirittura di una specifica varietà di vite che cresceva nelle aree paludose intorno all’emporio di Spina (uva Spionia o Spinea). Nel 1300 Pier de’ Crescenzi scrive di un’uva Duracla coltivata in queste aree, le cui caratteristiche non erano così distanti da quelle della Fortana con cui si produce il cosiddetto «Vino di bosco». La base ampelografica si è poi ampliata a Trebbiano romagnolo, Malvasia bianca di Candia, Merlot e Sauvignon, anche se Fortana rimane ancora oggi il vitigno più tipico e coltivato dell’areale.
Le viti, nonostante l’arrivo della fillossera, sono ancora oggi spesso franche di piede e il portinnesto viene impiegato più per problemi legati alla salinità che non al parassita. La forma di allevamento tradizionale è il Guyot, ma si possono trovare anche Cordone speronato e GDC. La maturazione tardiva del vitigno Fortana e la sua tolleranza ai marciumi, facevano sì che la vendemmia venisse procrastinata il più possibile verso il tardo autunno, con la conseguenza che le fermentazioni spesso si arrestavano a causa delle basse temperature dell’inverno incipiente. Questa situazione portava ad avere vini con un contenuto di zuccheri residui più o meno importante durante il periodo invernale e, se messi in bottiglia, davano origine a vini frizzanti per effetto della ripresa delle fermentazioni nella primavera-estate successiva alla vendemmia.
Le tecniche e tecnologie enologiche recenti hanno consentito di mettere a punto linee di vinificazione moderne e corrette, ma le tipologie della tradizione sono state mantenute; infatti i vini della DOC «Bosco Eliceo» si presentano fermi o frizzanti, con diversi livelli di zuccheri residui (secco, abboccato, amabile, dolce) e, talora, anche con un periodo di affinamento in legno.
B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
I vini della DOC «Bosco Eliceo», per le caratteristiche ambientali dell’area di coltivazione delle uve, tendono a non avere una struttura particolarmente importante e puntano soprattutto alla freschezza e alla fragranza degli aromi e del gusto, specie nelle versioni frizzanti. In genere si tratta di vini non particolarmente alcolici, ma piuttosto sapidi, grazie anche alla presenza di una falda superficiale spesso salmastra.
I vini «Bosco Eliceo» Fortana si presentano di un bel colore rosso rubino, più o meno intenso, con riflessi violacei. All’olfatto spicca una certa vinosità che si accompagna a note fiorali, ma soprattutto fruttate (bacche rosse, con particolare riferimento a ciliegie e more di rovo). Talora possono essere presenti anche note resinose e speziate. Al gusto si rileva una buona acidità e il giusto tannino, per l’abbinamento con i piatti grassi e succulenti della tradizione gastronomica ferrarese.
I «Merlot» della DOC «Bosco Eliceo» hanno una bella colorazione rosso rubino, abbastanza intensa e accompagnata da riflessi violacei.
All’olfatto, l’erbaceo tipico del vitigno non è invadente e si accompagna a un buon fruttato che richiama le more e le prugne o meglio i prugnoli selvatici.
Al gusto sono moderatamente acidi e poco tannici. Il vino «Bosco Eliceo» Sauvignon è di colore giallo paglierino. Il profumo è piuttosto delicato, quasi aromatico, con note fruttate prevalenti. In bocca risulta di giusta acidità e sapidità.
«Bosco Eliceo» Bianco è un vino di colore giallo paglierino chiaro, con profumo delicato, con note di fiori di acacia e un fruttato più o meno spiccato a seconda dei vitigni che accompagnano il Trebbiano romagnolo. Al gusto risulta di giusta acidità e sapidità.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B)
La DOC «Bosco Eliceo» è nata intorno al vitigno Fortana che è connaturato all’ambiente sabbioso e salmastro del litorale adriatico dell’Emilia-Romagna: si tratta infatti di un vitigno che è presente da così tanto tempo nella zona che è cresciuto e si è evoluto con le sue terre e la sua gente. Si tratta di un ambiente con suoli prevalentemente sabbiosi, che non consentono di ottenere strutture importanti, e un clima caratterizzato da sommatorie termiche elevate che meglio si addicono a vitigni tardivi, come Fortana e Trebbiano.
La vicinanza del mare, comunque, favorisce una certa escursione termica tra il giorno e la notte a favore dello sviluppo di aromi anche in vitigni più precoci, come Merlot, Sauvignon e Malvasia.
L’impossibilità di ottenere struttura nei vini derivati da suoli sabbiosi e la tradizione locale di vini frizzanti ha fatto sì che i vitivinicoltori locali si siano concentrati soprattutto su questa tipologia, migliorando la filiera con l’introduzione di nuove tecnologie in cantina e in particolare di strumenti per la fermentazione a temperatura controllata.
Non mancano anche esempi di elaborazione in legno di vini derivati da uve ottenute ricorrendo a tecniche agronomiche più spinte (diradamento, defogliazione, ecc.).