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Benvenuto Brunello 2022: riflessioni e proposte

Tramonto visto dall'Hotel Al Brunello di Montalcino
Tramonto visto dall’Hotel Al Brunello di Montalcino

Prima di entrare nel merito dei vini degustati a Benvenuto Brunello 2022, al quale dedicherò un articolo in seguito, desidero fare qualche osservazione sull’edizione 2022, ma anche sull’evento in generale, da prendere come suggerimento propositivo, non certo come critica o lamentela.

1) IL TEMPO- Avendo a disposizione un parterre di 194 Brunello di Montalcino 2018 (più un 2017), 34 Riserva 2017 (più un 2016 e un 2013), 43 Rosso di Montalcino 2021, 64 del 2020 (più un 2019 e un 2018), 8 Moscadello di Montalcino di diverse annate e 9 differenti Sant’Antimo, per un totale di 357 vini di 137 aziende, è evidente che degustarli tutti in due giorni è matematicamente impossibile. Tanto più perché rispetto alle edizioni precedenti (essendo mancato alle ultime due, mi riferisco dalla 2019 indietro) c’è stata anche una riduzione della fascia oraria giornaliera in cui si può degustare, infatti in passato si iniziava la degustazione alle 9 e si finiva alle 18, la pausa pranzo di un’ora era lasciata libera, mantenendo a disposizione un certo numero di sommelier per chi avesse voluto fare tutta una tirata (quindi, volendo, si avevano a disposizione fra venerdì e sabato 18 ore totali). In questa edizione, invece, siamo partiti alle 10, interruzione obbligata dalle 13 alle 14 e chiusura alle 17, per un totale di 12 ore in due giorni, ovvero 6 ore in meno. Non discuto le ragioni della scelta, ma penso che presentare così tanti vini in un tempo così ristretto significhi penalizzarne necessariamente una certa parte, anche se ci si limita a Brunello e Rosso è impresa davvero ardua assaggiarli tutti. La maggior parte dei presenti ha dovuto adottare una propria strategia, scegliere se accantonare i Rossi per dedicarsi esclusivamente ai Brunelli, oppure selezionare le aziende reputate più interessanti a scapito di quelle nuove o da tempo meno apprezzate. I Moscadelli e i Sant’Antimo? Pazienza. Con un giorno in più potremmo risolvere la questione senza penalizzare né vini né aziende.

Un punto di riferimento a Montalcino, la Fortezza (Cassero), costruita nel 1361
Un punto di riferimento a Montalcino, la Fortezza (Cassero), costruita nel 1361 da Mino Foresi e Domenico di Feo

2) LA TEMPERATURA – No, non parlo di quella all’interno del Chiostro del Museo di Sant’Agostino, non è il momento di consumare energia per riscaldare gli ambienti, ci si copre di più e pace, parlo della temperatura dei vini, troppo spesso sottovalutata, invece il vino cambia e di molto a seconda del calice dove viene versato e della sua temperatura. Sui calici nulla da dire, sono perfetti, ma se il primo giorno i vini erano leggermente caldi, soprattutto al mattino, dopo avere passato la nottata al Chiostro, sabato erano scesi di almeno 5-6 gradi, cosa che ha inevitabilmente influenzato la percezione in degustazione dei primi vini rispetto ai secondi.

Entrata Benvenuto Brunello 2022
Entrata a Benvenuto Brunello 2022

3) VISITARE LE AZIENDE – Pensare che il vino si possa scorporare dall’uomo che lo produce e dal territorio in cui la vite dimora è piuttosto insensato. La degustazione è fondamentale, ma non conoscere le aziende, la loro collocazione, la loro filosofia, è un limite alla comprensione di ciò che si assaggia; un’acidità più spiccata, un tannino più setoso, un frutto più intenso e maturo, una sapidità più marcata, sono aspetti che possono trovare una risposta nel microclima e nel lavoro in vigna e cantina di ogni produttore (per fare un esempio, un Barolo di Serralunga può essere penalizzato per il suo tannino esuberante se non si conoscono le caratteristiche del territorio da cui proviene). Non andare a visitare le aziende, non conoscere le diverse zone è davvero un’occasione persa. La proposta, quindi, è di lavorare affinché Benvenuto Brunello dia uno spazio anche alle visite, o se si ritiene troppo oneroso (visto che nei giorni successivi è aperto al pubblico), pensare a dei press tour durante l’anno dedicati a questo scopo, sono sempre più consorzi ad adottare questa scelta, funziona, credetemi.

Abbazia di Sant'Antimo
L’Abbazia di Sant’Antimo, vista dalla strada per Castelnuovo dell’Abate. Si narra che sia stato Carlo Magno a farla erigere nel 781

4) ZONAZIONE – Non può mancare a Montalcino un sano lavoro per fare una zonazione, assolutamente necessaria in un territorio così eterogeneo e importante a livello internazionale. Non c’è ragione di temerla, non si tratta di classificare qualitativamente ma di identificare le caratteristiche peculiari delle diverse aree vitate. Pensate alle MGA piemontesi, non hanno nulla a che vedere con la classificazione dei cru in Francia, non c’è una piramide qualitativa, ma un legame storico, una comunanza di microclimi, suoli, esposizioni, altitudini. Identificare i diversi caratteri territoriali permette solo di dare una più precisa e leggibile identità ai vini che si assaggiano, inoltre dà lustro alla denominazione, la caratterizza ulteriormente, un lavoro approfondito su questo aspetto non può che giovare anche all’immagine che si restituisce al mondo, di un territorio vivo, attivo, che punta a una qualità che va ben oltre la bottiglia. Scusate se è poco.

5) AZIENDE CHE VANNO AZIENDE CHE VENGONO – Logico, ognuno fa le proprie scelte, ma quando cominciano a mancare nomi come Le Ragnaie, Il Marroneto, Cupano, Le Potazzine, Podere Le Ripi ecc., sorge spontanea la domanda: che la data di novembre crei qualche problema? Prima Benvenuto Brunello si faceva a febbraio, anticiparlo di tre mesi, quando un certo numero di campioni non sono stati ancora imbottigliati o lo sono da pochi giorni, quale produttore sarebbe così incosciente da proporli alla stampa? Però aziende di questo livello, se mancano, l’effetto non è indolore, sono un importante testimonianza del livello di questo vino…

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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