Vini per la fine dell’anno e per un nuovo inizio ristoratore: duetto di Cerasuolo di Vittoria

Dal pinot nero altoatesino di Egna scendiamo di 1500 km. nella splendida Sicilia, in particolare nell’area ragusana dove si produce il Cerasuolo di Vittoria, unica Docg della regione. A onor del vero la zona di produzione di questo vino abbraccia anche parte di alcuni comuni in provincia di Caltanissetta e Catania, ma le due aziende di cui sto per scrivere si trovano proprio nei pressi di Vittoria (RG).
Ci troviamo nella Sicilia sud-orientale, dove la vitivinicoltura ha una storia antica legata alla colonizzazione greca avvenuta tra il VII e il VI secolo a.C.; in quel periodo fu fondata Siracusa (733-734 A.C.), la più importante città greca dell’isola e, successivamente, i siracusani costruirono la colonia di Kamarina (598 A.C.), alla foce del fiume Ippari, nell’attuale territorio della provincia di Ragusa, ovvero dove si produce il Cerasuolo di Vittoria. Già allora si commerciava e trasportava vino, testimoniato da alcune monete rinvenute nel territorio camarinese, che nell’esergo riportano la raffigurazione di anfore vinarie con la bocca stretta e la pancia allungata.

Ma c’è di più, nei fondali marini a ridosso di Kamarina, sono state recuperate numerose anfore, mentre dal punto di vista documentale è stato ritrovato un atto notarile su lamina di piombo arrotolata, di vendita di un terreno coltivato a vite, situato tra i fiumi Ippari e Irminio, destinato a una donna proprietaria di una rivendita di vini (III sec. A.C.), ulteriore testimonianza che già a quel tempo il vino veniva commercializzato.
Bisogna aspettare il 1606 per vedere nascere il comune di Vittoria, per volere della Contessa di Modica Vittoria Colonna Henriquez, la quale pose una condizione ai primi 75 coloni: avrebbe donato a ciascuno di loro un ettaro di terreno con l’impegno di usarlo per impiantare la vite.

Veniamo ai giorni nostri, poco tempo fa vi ho raccontato di due fratelli, Marina e Stefano Girelli, vignaioli trentini innamorati della Sicilia, oggi seguono due loro aziende, Santa Tresa e Cortese, ambedue situate in comune di Vittoria. Di Santa Tresa vi ho già detto tutto qui, per quanto riguarda l’altra azienda, per anni è stata condotta con caparbietà dall’ex proprietaria Giovanna Cortese. Quando i fratelli Girelli l’hanno rilevata, i vigneti e la cantina necessitavano di un forte lavoro di recupero, un impegno che si sono presi senza esitazione, del resto erano 10 anni che la vigna era abbandonata, inizialmente sembrava ci fosse poco da salvare e che fosse necessario un reimpianto totale, la vendemmia però era vicina e sarebbe stato un peccato non vinificare l’uva per vedere cosa era in grado di offrire.

Durante la vendemmia si accorsero che tra i filari erano presenti dei cloni unici e che, a dispetto di qualsiasi previsione, le uve mature offrivano una qualità insperata. La prima annata prodotta è del 2017. Tutte e due le aziende sono a conduzione biologica, i vini sono certificati anche Vegan Friendly.
Cerasuolo di Vittoria 2018 – Santa Tresa (14% vol.)
Prodotto con il 60% di nero d’Avola (di cui circa il 15% leggermente appassito in pianta) e il 40% di frappato, raccolte a mano in cassette da 15 Kg in due periodi diversi, il primo verso metà settembre, l’altro verso la fine dello stesso mese. Le uve subiscono una delicata diraspa-pigiatura, il nero d’Avola fermenta in botti di rovere di Slavonia da 30 Hl a temperatura fra 18 e 24 °C. Successivamente il vino fiore sosta sulle bucce per circa 15 giorni seguito dalla fermentazione malolattica. Il Frappato fermenta in tini di acciaio inox a una temperatura di circa 18-20 °C, dove rimane a contatto con le bucce per 8-10 giorni, segue la fermentazione malolattica. A fine fermentazione i due vini vengono assemblati e posti a maturare per un anno in botti di rovere da 30 e 60 Hl, circa il 15% della massa viene trasferito in barrique di rovere francese.
Nel calice ha un bel colore rubino caldo di buona profondità, i profumi sono suadenti e ampiamente fruttati, emerge subito la susina rossa, poi la ciliegia macerata, la marasca, il tutto ammantato da una piacevole sfumatura mentolata e da un tocco speziato dolce.
Al palato mostra una piacevole vena acida e un tannino appena rigido, semplicemente giovane ma di grana fine, il frutto torna generoso lasciando in bocca una sensazione fresca e appena ammandorlata.
Cerasuolo di Vittoria Classico Sabuci 2017 – Cortese (13,5% vol.)
Il Cerasuolo di Vittoria Classico Sabuci prende il nome dall’omonima contrada su cui è situata la cantina, è ottenuto dalla selezione delle migliori uve di Nero d’Avola (circa il 70%) e di Frappato (circa il 30%). Le uve vengono raccolte a mano tra la fine di settembre e i primi di ottobre, ancora intatte vengono portate a una temperatura di circa 10 °C. La fermentazione avviene separatamente: il Nero d’Avola in singole barrique aperte con frequenti follature, il Frappato in anfore di terracotta da 7 Hl (i fratelli Girelli hanno voluto fortemente tornare alle origini, ovvero alla vinificazione tradizionale portata dai Greci in questa parte dell’isola). Non è una scelta dettata dalla moda, ma legata alle proprietà della terracotta: la sua naturale porosità favorisce lo scambio di ossigeno durante la fermentazione. Per questo il vino viene mantenuto a contatto con le bucce per circa 12 mesi. Le due varietà vengono quindi assemblate e affinate per sei mesi in barrique e botti di varie misure, al termine dei quali riposano in bottiglia almeno altri tre mesi.
Si offre di colore rubino intenso, bouquet dai toni morbidi e avvolgenti di cioccolato alla ciliegia, melagrana, fico rosso, mirto, caramello e un soffio di pelle conciata, nella fase finale il cioccolato farcito vira verso il cacao.
L’assaggio rivela una trama di una certa fittezza e intensità, anche qui la freschezza non manca, l’annata calda sembra non avere lasciato traccia se non nella “consistenza” del frutto appena maturo, tannino aitante ma dall’incedere misurato, si distende velocemente.

Ambedue i vini dimostrano una qualità indiscutibile e una sicura dote per evolvere a lungo; al momento il Sabuci appare più pronto ma tutti e due hanno le carte per essere apprezzati già ora, in questo periodo di feste natalizie, magari con una saporita pasta ‘nciasciata…
Buon Natale!
Roberto Giuliani