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Rosso Brumâl 2017

Rosso Brumâl 2017 PitarsDegustatore: Andrea Li Calzi
Valutazione: @@@@
Data degustazione: 03/2022


Tipologia: IGT Rosso
Vitigni: merlot, refosco dal peduncolo rosso
Titolo alcolometrico: 13%
Produttore: PITARS
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 15 a 20 euro


Nel precedente articolo dedicato al Refosco dal Peduncolo Rosso 2018 di Pitars, Cantina friulana di San Martino al Tagliamento (PN), ho scritto di quant’è importante per il nostro Bel paese la promozione dei vitigni autoctoni e di quanto gli stessi rimangano più di ogni altra cosa nei cuori dei veri appassionati di vino. Ho rimarcato, inoltre, che anche le varietà internazionali nel corso del tempo, grazie allo studio di enologi e viticoltori appassionati, siano riuscite a raggiungere livelli di qualità ragguardevoli.
Questa volta vedremo il terzo caso, ovvero quanto autoctoni e internazionali s’incontrano. Non c’è trucco, non c’è inganno, tutto sta a trovare la Cantina e l’enologo giusto – sempre che le due cose non coincidano – che, forti di un’esperienza pluridecennale, uniscano i rispettivi intenti allo scopo di creare un vino equilibrato, un prodotto in grado di sfruttare la giusta sinergia dove ad esempio il merlot possa completare il refosco e viceversa.
È il caso del Venezia Giulia Rosso Brumâl 2017, dove la percentuale delle uve sopracitate è perfettamente equa, le stesse, allevate con sistema a guyot, vengono vendemmiate durante la prima quindicina di ottobre; i terreni da questa parti son caratterizzati dalla classica componente sassosa della Grave del Friuli, ci troviamo esattamente a Passariano in provincia di Udine. Si parte da una classica vinificazione in rosso con fermentazione su bucce con metodo “Ganimede” a temperatura controllata, tecnica utilizzata sovente per favorire l’estrazione del colore, lo sviluppo e la conservazione dei profumi originari; scelta che condivido perché così facendo è possibile riscontrare la giusta aderenza nei confronti del territorio. Trovo affascinante carpire le differenze tra un terroir e l’altro, sfumature che variano di regione in regione, soprattutto analizzando le varietà internazionali. L’affinamento del 25% del totale della massa avviene in barrique di rovere per 10 mesi.
Il vino mostra consistenza e una tonalità cromatica calda, profonda, il classico rubino con unghia violacea che cattura l’attenzione sin dalla mescita. Il naso è un concentrato di spezie, derivate più dal varietale che dal legno, frammiste a frutti neri lievemente maturi, ben lontani da toni esausti, in sequenza: mirtillo nero, cannella, mora, pepe verde e un accento di grafite che anticipa la liquirizia e un tono salmastro finale cui fa eco un ricordo boschivo di eucalipto; gran bella evoluzione a distanza di ore.
In bocca la morbidezza è protagonista tuttavia supportata da tanto sale e una spalla acida in grado di vivacizzare l’insieme; la trama tannica è viva e per nulla in levare. Alcol perfettamente bilanciato alla materia, è da sottolineare il fatto che anche in un’annata torrida come la 2017 Pitars sia riuscita a non superare i 13% Vol., traguardo possibile solo attraverso un lavoro certosino svolto in vigna.
Ho scelto un abbinamento territoriale, la cosiddetta calandraca, uno spezzatino di vitello alla friulana con verdure stufate. Quattro chiocciole conquistate con disinvoltura.

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